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Affaire Consip, tante pedine da risistemare sulla scacchiera dell’inchiesta

Affaire Consip, tante pedine da risistemare sulla scacchiera dell’inchiesta

11 Aprile 2017 0 Di Pietro Nigro

Affaire Consip, montano i dubbi e i sospetti dopo la scoperta dei falsi contenuti nel rapporto del Noe firmato dal capitano Gianpaolo Scarfato.

Affaire Consip, c’era il falso nel rapporto Noe

Affaire Consip, montano i dubbi e i sospetti dopo la scoperta del Procuratore di Roma, Giuseppe Pignatone, delle falsità contenute nel rapporto del Noe dei carabinieri firmato dal capitano Gianpaolo Scarfato, l’ufficiale oggi indagato per falso aggravato.

Non sarebbe stato dunque Alfredo Romeo ad aver affermato di avere incontrato Tiziano Renzi bensì il suo pubblic relations man Italo Bocchino il quale – nella intercettazione attraverso microspie – aveva riferito al suo datore di lavoro di aver parlato con un non precisato “Renzi”. Tiziano o Matteo? Bocchino ieri ha chiarito che intendeva riferirsi a Matteo. Vedremo.

Fatti inquietanti – il falso e il successivo comportamento del capitano Scarfato – che vanno ad aggiungersi alle abbondanti fughe di notizie registrate nei mesi appena trascorsi, alla sottrazione delle indagini al Noe da parte di Pignatone, alle contrapposte verità dell’Ad di Consip Luigi Marroni e del ministro dello Sport Luca Lotti, al ruolo di Bocchino nelle vesti di presunto faccendiere a 15mila euro al mese di Romeo (il Re Mida degli appalti attualmente a Regina Coeli). alla parte in commedia attribuita a Tiziano Renzi, babbo dell’ex premier e nonno pasticcione con la vocazione del manager sebbene con pessimo senso degli affari.

Un imbrogliaccio nel quale ora potrebbero essere rivoluzionati i ruoli. E ciò alla luce del falso contenuto nel rapporto del capitano Scarfato e della decisione dello stesso di avvalersi della facoltà di non rispondere nel corso dell’interrogatorio di ieri.

Risistemare le pedine sulla scacchiera dell’indagine

Bisogna, insomma, risistemare le pedine sulla scacchiera dell’inchiesta. Compito che ovviamente toccherà agli inquirenti e non ai politici o ai giornalisti.

Tuttavia cinque interrogativi restano in piedi nonostante il tentativo di inquinamento dell’indagine da parte del capitano Scarfato. Eccoli:

  1. Per conto di chi avrebbe agito l’ufficiale dell’Arma oggi indagato?
  2. Per quale motivo Bocchino ha riferito a Romeo di una conversazione con Matteo Renzi?
  3. Per quale ragione – nonostante le contrapposte “verità” – l’Ad di Consip Marroni e il ministro dello Sport Lotti sono ritenuti intoccabili da chissà chi?
  4. Per quale arcano Lotti caldeggiò attraverso sms un incontro tra il governatore della Puglia Michele Emiliano e l’imprenditore Carlo Russo, amico di Tiziano Renzi?
  5. Qual è la ragione dei pizzini scritti da Romeo in cui lo stesso aveva indicato “30mila per mese a T” (Tiziano Renzi per gli inquirenti) e “5mila ogni due mesi a RC” (Russo)?

Dalle relative risposte dipenderà l’esito dell’inchiesta. Una storiaccia in cui si intrecciano interessi economici, di potere e politici apparentemente senza soluzione di continuità.

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