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L’ammiraglio e l’avvocato, errori di distrazione dei Cinquestelle

L’ammiraglio e l’avvocato, errori di distrazione dei Cinquestelle

30 Gennaio 2018 0 Di Marino Marquardt

Due clamorosi errori: le candidature di un avvocato e di un ammiraglio in passato in combutta con il Pd. Ma i Cinquestelle restano i migliiori.

L’ammiraglio e l’avvocato, errori di distrazione dei Cinquestelle

Arruffoni e organizzativamente impreparati per la Grande Sfida del 4 marzo. I Cinquestelle avevano tutto il tempo per esaminare nomi e curricula individuali ma – alle prese con la telluricità interna – hanno preferito ridursi all’ultimo momento. Un ritardo che ha prodotto due clamorosi lapsus; un ritardo che ha prestato il fianco alle critiche massmediatiche di quanti non aspettavano altro, di quanti usano tastiere e microfoni per soddisfare le brame dei rispettivi padroni, irriducibili palafrenieri renzusconiani culo e camicia con gli Establishment ormai senza più confini.

Nei giorni scorsi fui duramente attaccato dagli invasati del web per aver sottolineato la necessità per il M5s di cercare intese programmatiche dopo il voto. Intese post elezioni allo scopo di utilizzare al meglio i milioni di voti che gli elettori consegneranno ai Cinquestelle.

Oggi costoro – gli invasati – da soldatini allineati e coperti tacciono di fronte alle ipotesi di accordi avanzate da Luigi Di Maio e tacciono di fronte alla “purezza” perduta attraverso le candidature di due incandidabili secondo la Bibbia pentastellata: quelle di un Ammiraglio (nella foto insieme a Di Maio) e di un Avvocato, in passato entrambi in combutta col Pd. Il Secondo addirittura convinto sostenitore del Sì al Referendum.

Due errori di distrazione che in passato tra i pentastellati avrebbero scatenato l’Iradiddio, scomuniche e forse espulsioni. Ma il tempo fa maturare talvolta anche le teste più dure. Meglio così.

Il M5s – ha affermato più volte il desaparecido Beppe Grillo – sta crescendo. Bene, col Movimento ora devono crescere anche gli attivisti e sviluppare senso critico.

E l’appello agli attivisti di Di Maio durante l’ospitata dalla Gruber a cancellare gli insulti in Rete va in questa direzione.

E devono anche imparare – gli attivisti – che il Capo non ha sempre ragione. Lo insegnano le regole e lo spirito della democrazia…

Detto ciò, i Ciquestelle restano i migliori. Restano con mani e facce pulite nonostante i lapsus sulle candidature (qui la presentazione delle liste).

E restano i migliori soprattutto se vengono confrontati con gli esponenti e i candidati delle altre forze politiche, una miscellanea di poltronisti, trasformisti, voltagabbana, bancarottieri, frodatori dello Stato, amici di incappucciati, personaggi in odor di malavita.

Restano i migliori i Cinquestelle, sotto il profilo etico, politico e del casellario giudiziale.

E restano i migliori pur con tutti i limiti figli soprattutto di una assente cabina di regia, di una non pervenuta visione politica ad ampio respiro, di una non nota ben definita idea-Paese e di una organizzazione approssimativa.

Per queste carenze non più giustificabili in una grande forza politica il M5s deve strutturarsi al più presto come partito, con persone impegnate sul territorio a fare politica e con parlamentari impegnati a fare leggi possibilmente buone. Il non seguire questo percorso ormai obbligato significherebbe bloccare la crescita del Movimento e relegarlo nel recinto degli “utili abbaianti”. E sarebbe fare un enorme regalo all’Establishment senza ormai più confini. Meditate, meditate gente…

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