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Caso Pegasus: 50mila numeri presi di mira dagli hacker governativi

Caso Pegasus: 50mila numeri presi di mira dagli hacker governativi

24 Luglio 2021 0 Di Tommaso Corno

La sconcertante verità emerge attraverso un’inchiesta di Forbidden Stories: il software Pegasus è stato usato per monitorare migliaia di cittadini

Caso Pegasus: 50mila numeri di telefono sorvegliati fra politici, giornalisti ed attivisti

Si parte da una lista, una serie di numeri di telefono rinvenuta dal consorzio giornalistico Forbidden Stories (nell’ambito del progetto “Pegasus” al quale hanno aderito testate internazionali del calibro di The Guardian e Washington Post) ed Amnesty International, per arrivare ad uno scandalo internazionale che coinvolge una serie di governi da una parte, e primi ministri, giornalisti, attivisti per i diritti umani e via dicendo dell’altra, questi ultimi nei panni delle vittime.

È da questa lista che nasce il “caso Pegasus” del quale si è parlato tanto negli ultimi giorni, emerso proprio attraverso le indagini condotte dalle testate partecipanti all’omonimo progetto. I numeri di telefono sulla lista, che sono oltre 50mila, sarebbero stati compromessi da diversi attacchi informatici condotti attraverso l’uso del software Pegasus, sviluppato dall’azienda israeliana NSO Group e messo in commercio ai governi per fini di antiterrorismo ed intelligence.

L’uso del software, chiaramente, si è esteso ben oltre ciò per il quale è stato progettato. A finire nel mirino di alcuni governi in possesso di una copia di Pegasus, infatti, sono stati svariati personaggi pubblici, arrivando fino al Presidente francese Emmanuel Macron.

 

Snowden: “fermare la compravendita di queste tecnologie”. E i creatori di Pegasus negano il coinvolgimento

Il programma, innestato sui dispositivi delle vittime attraverso link inviati via messaggio o sfruttando vulnerabilità sconosciute dei sistemi operativi, permette agli hacker di leggere SMS ed email, accedere alla galleria fotografica dei dispositivi ed addirittura attivare il microfono e la videocamera del telefono senza lasciare traccia.

Si tratta chiaramente di un’arma potente in mano ai clienti di NSO che se utilizzata in maniera scorretta, come nella fattispecie, rappresenta una minaccia non solo per la privacy dei cittadini, ma anche per lo stato di diritto e la democrazia liberale.

Il rischio posto dalla commercializzazione di programmi come Pegasus, secondo il famoso whistleblower della NSA, Edward Snowden, è troppo elevato.

Se non si fa nulla per fermare la compravendita di queste tecnologie”, ha spiegato al Guardian, “non saranno più solamente 50mila bersagli. Saranno 50 milioni, e tutto questo accadrà ben prima di quanto ci si possa aspettare”.

Non sono mancate le accuse nei confronti dell’azienda responsabile per lo sviluppo e la vendita del software, criticata per aver permesso a paesi che spesso agiscono in violazione dei diritti umani (quali Ungheria, Algeria ed Arabia Saudita) di accedere al software ed utilizzarlo per fini illeciti.

Non è mancata la risposta immediata di NSO, che ha dichiarato di eseguire regolarmente uno scrutinio accurato dei propri clienti prima di vendere il programma, aggiungendo che il software viene venduto solamente ai militari, alle forze dell’ordine ed alle agenzie di intelligence di Paesi che rispettano i diritti umani.

 

Anche Macron e Prodi colpiti da Pegasus

Ma i controlli dell’azienda israeliana, chiaramente, non sono bastati a prevenire lo scandalo. Sono molti i nomi di rilievo ad essere finiti sulla lista di Forbidden Stories, alcuni dei quali hanno destato particolare scalpore.

Ad essere attaccati dagli hacker governativi, infatti, sono stati svariati personaggi noti del panorama internazionale, dal presidente del Consiglio Europeo (al tempo ancora primo ministro belga), Charles Michel, a Romano Prodi.

Fra i bersagli è finito anche Emmanuel Macron, probabilmente sorvegliato dall’intelligence marocchina insieme a Prodi, Michel ed altri, in contrasto ai nemici algerini. Il Presidente francese, che ha dovuto cambiare telefono e chiedere una rivalutazione dei protocolli di sicurezza dell’Eliseo, ha immediatamente sottolineato la gravità dei fatti.

“Se i fatti emersi dovessero essere confermati, sarebbe ovviamente gravissimo,” questo il commento della presidenza francese. Nel frattempo, le istituzioni europee si sono messe all’opera per trovare ulteriori risposte ed individuare sia vittime che responsabili dei vari attacchi.

 

Le domande aperte sono ancora molte, e resta da valutare la responsabilità dei governi presunti rei di atti illeciti ai danni di cittadini innocenti, insieme a quella degli sviluppatori del software. Ma l’interrogativo più importante resta quello di capire come muoversi dopo questo scandalo, valutando le restrizioni necessarie per proteggere gli interessi e la privacy dei miliardi di utenti che ogni giorno si collegano ad internet.

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