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Celebrazione del Trattato di Roma, i leader europei rinnovano l’impegno per l’Unione

Celebrazione del Trattato di Roma, i leader europei rinnovano l’impegno per l’Unione

25 Marzo 2017 0 Di Pietro Nigro

Una dichiarazione formale di unione è stata firmata oggi durante la celebrazione del Trattato di Roma. E i leader europei confermano la collaborazione tra gli Stati.

Trattato di Roma, una firma per rinnovare l’Unione europea

Una firma per rinnovare l’impegno e l’accordo a portare avanti l’Europa unita nata 60 anni fa con la firma del Trattato di Roma. E’ questo il senso del documento firmato oggi in Campidoglio dai leader delle istituzioni europee e dei 27 Paesi dell’Unione europea.

Alla celebrazione del Trattato di Roma del 25 marzo 1957, firmato proprio in Campidoglio dai rappresentanti dei sei Paesi fondatori, Italia, Francia, Germania, Olanda, Belgio e Lussemburgo, hanno partecipato oggi tutti i leader europei. Accolti dalla sindaca di Roma Virginia Raggi, sono arrivati ilpresidente dell’Europarlamento Antonio Tajani, quello del Consiglio Donald Tusk, e quello della Commissione Jean Claude Juncker, e insieme a loro oltre al padron di casa Paolo Gentiloni, i vari Francois Holland, Angela Merkel, Mariano Rajoy, Alexis Tsipras, e tutti gli altri capi di governo dell’Unione.

Trattato di Roma foto ricordo dei leader Eu

Celebrazione del Trattato di Roma in Campidoglio, foto ricordo dei leader Eu: da sinistra, il presidente francese Francois Hollande, della Romania Klaus Iohannis, la cancelliera tedesca Angela Merkel, i primi ministri olandese Mark Rutte e spagnolo Mariano Rajoy insieme alla sindaca di Roma Virginia Raggi (ph. Reuters/Tony Gentile).

Ma dietro la firma, e soprattutto dietro le foto ricordo della celebrazione, un intenso lavorio diplomatico per concordare come portare concretamente avanti l’Unione, come affermare il principio che non si può andare avanti alla velocità del più lento, che un’Europa a due velocità si può fare e che in vari campi e settori si possono ipotizzare forme di collaborazione senza tutti i Paesi membri. Insomma, verrebbe da dire, un’Europa a “geometria variabile”.

Una celebrazione apparentemente fastosa, ma neanche tanto, e molto più formale di quanto si immagina. Anche perché, di qui a quattro giorni, il premier britannico Theresa May avvierà le pratiche per la Brexit, che porterà la Gran Bretagna definitivamente fuori dall’Ue.

Insomma, quelli che restano, gli altri 27 Paesi, che pure sono tanti, e che pure sono tanto divisi tra loro, cercano di mantenere in piedi l’Unione e se possibile cautamente rafforzarla.

Sessant’anni fa il Trattato di Roma

Anche perché l’Unione europea nata 60 anni fa proprio in Campidoglio, ha garantito ai Paesi che ne fanno parte e all’intera Europa uno dei più lunghi periodi di pace e sviluppo economico che la storia del continente ricordi.

Trattato Roma Gentiloni e altri

Da sinistra: il primo ministro di Malta Joseph Muscat, il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, il primo ministro della Grecia Alexis Tsipras e il primo ministro italiano Paolo Gentiloni all’esterno del Campidoglio alla celebrazione dei 60 anni del Trattato di Roma del 25 marzo 2017 (ph. Reuters/Tony Gentile).

La stessa Unione europea è cresciuta negli anni, per numero di Paesi partecipanti, passati da 6 a 28 (compresa la Gran Bretagna che ora chiede di uscire).

Ed è cresciuta per significato e contenuti una collaborazione che pur tra tante contraddizioni ha comunque favorito movimenti di cittadini ed imprese, produzioni culturali e scambi economici.

E per tenere unita l’Unione, alla fine, si è concordato un testo di appena mille parole, quanto basta per ribadire i principi e per definire un quadro che tenga insieme tutti.

A cominciare dalla Polonia, il Paese abitato dal maggior numero di europeisti ma anche governato dall’Esecutivo più isolato in questo momento.

Alla cui premier, Beata Maria SzydłoPaolo Gentiloni in primis ha cercato di far digerire un quadro generale “a due velocità” ma che non lascia indietro nessuno, che non condanna qualcuno ad un’Europa di “seconda classe” e consentirà – di volta in volta e settore per settore – le possibili collaborazioni con chi può e con chi vuole.

Mentre fuori, in città, sotto l’occhio vigile di 5 mila poliziotti, sei manifestazioni e cortei si dipanano nelle strade e convergono verso la zona verde che circonda il blindatissimo ed inaccessibile Campidoglio. Lo scopo, rilanciare tutte le parole d’ordine possibili, da quelle che contestano l’Unione tout court a quelle che la esaltano e che magari ne chiedono pure un più profondo rafforzamento.

Perché quella che richiede di essere rafforzata, come ha detto Gentiloni è un’Europa che per dieci anni si è fatta schiacciare dalla crisi economica, ha fermato le sue spinte propulsive ed è stata a guardare, mentre esplodeva nell’opinione pubblica una crisi di rigetto che è sfociata nel nazionalismo.

Firmato l’impegno comune a costruire l’Unione europea

Di qui la firma di un documento (qui il pdf dell’originale), una dichiarazione di intenti, o di impegni, che permetta di rimettere in moto il processo di unificazione europea con un programma di crescita, o meglio una “visione”, per lo meno per il prossimo decennio.

Trattato di Roma Tajani documento leader eu

Il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani mostra il documento congiunto firmato dai leader europei alla celebrazione del Trattato di Roma del 25 marzo 2017 (ph. Reuters/Remo Casilli).

Una visione che comprende soprattutto uno sviluppo, una crescita dell’economia e della sicurezza che deve riprendere, che deve essere stimolato e che non può essere rallentato o paralizzato da meccanismi decisionali e da accordi che coinvolgano necessariamente tutti.

Insomma, “Oggi rinnoviamo i nostri voti e riaffermiamo il nostro impegno per un’Unione indivisa e indivisibile”, come ha detto Jean Claude Juncker, che non sia solo una burocrazia ma che sia una entità politica unita da valori comuni, e che si faccia tutto il possibile per non impantanare l’intero continente nella crisi economica e nel ritorno dei nazionalismi e degli egoismi.

Perché, come recita la conclusione del documento firmato oggi, “Ci siamo uniti per il meglio, e l’Europa è il nostro futuro comune”.

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