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Che succede in Libano, una riedizione della guerra civile del 75?

Che succede in Libano, una riedizione della guerra civile del 75?

17 Ottobre 2021 0 Di Corrado Corradi

Sette morti, una trentina di feriti e la tensione tra le comunità che riporta un clima da guerra civile in Libano, un paese pieno di milizie armate.

Che succede in Libano, una riedizione della guerra civile del 75?

Cosa succede in Libano? Siamo forse a una riedizione della guerra civile iniziata nel 1975?
Beh, a spanne, potrebbe sembrare di si, Infatti gli attori sembrano essere gli stessi: cristiani contro musulmani (sci’iti); e anche i luoghi sembrano combaciare: i quartieri cristiani e musulmani al di là e al di qua di quella che era la “linea verde”.

Per ora nessuna delle parti in causa ha provveduto a ufficializzare il proprio desiderio di eliminare l’altro qualificandosi per Cristiano, musulmano (sci’ita o sunnita), druso, palestinese, etc, in fondo siamo solo agli inizi, tuttavia il bilancio è pesante: 7 morti, una trentina di feriti e una situazione di tensione come non si respirava appunto dagli anni della guerra civile.

Chi ha iniziato a sparare dando forse la stura al “Dabke de la mort”, com’era chiamata la guerra civile del 1975 (il Dabke è una danza Libano-palestinese)? Boh!!

E cos’è che dopo 46 anni ha di nuovo creato le condizioni per l’innesco di quel Dabke? Boh!!

Cerchiamo qualche indizio ben sapendo che in una terra come quella mediorientale dove si intersecano molteplici interessi e dove le sfumature hanno un peso specifico più elevato che da noi, sarà difficile trovarne di inequivocabili e definitivi.

Intanto identifichiamo coloro i quali stanno al balcone a guardare e che potrebbero aver visto qualcosa:

  • la Siria e il suo referente, l’Iran;
  • Israele e i suoi più stretti alleati, gli USA e adesso anche l’Arabia Saudita;
  • la Turchia.

Poi cerchiamo il movente o “casus belli”: probabilmente identificabile in quella esplosione simil-atomica occorsa il 4 agosto 2020 nei magazzini del porto di Beirut che sembrerebbe chiamare in causa l’arsenale di Hezbollah-Allah particolarmente nutrito di materiali necessari a realizzare miscele esplosive ad alto potenziale.

Ebbene, appena il giudice, Tarek Bitar, incaricato di indagare sull’episodio e scoprire perché l’esplosione è avvenuta, ma soprattutto perché è stata così devastante, Hizb-Allah lo ha ricusato e ha organizzato una sfilata, armi in pugno, proprio davanti al palazzo di giustizia, dando via a quella che in gergo militare viene definita “display détermination”.

Perché un tale irrigidimento? Semplice, perché è il mondo sci’ita libanese nel suo complesso che viene tirato in ballo da quel giudice:

  • Hizb-Allah come destinatario del materiale esplosivo e responsabile della realizzazione di un arsenale clandestino;
  • Amal (il partito politico shi’ita) il cui ministro delle Finanze è stato destinatario di un mandato di arresto per aver favorito l’importazione di tale materiale.

E contestualmente alla “display détermination” di Hizb-Allah, i parlamentari sci’iti hanno operato ogni possibile pressione sulla magistratura affinché il giudice Bitar venga rimosso, riuscendo almeno nell’intento di rallentare di molto le indagini.

Analizziamo ora la dinamica dei fatti che hanno portato alla sparatoria.

Dopo aver sfilato davanti al palazzo di giustizia, il corteo, in armi, di Hizb-Allah, ha pensato bene di sfilare, sempre in armi, sul confine dei quartieri cristiani la cui popolazione ha reagito sparando con fucili di precisione dai tetti delle case.

Ne è seguita una battaglia con ampio uso anche di fucili mitragliatori e lanciarazzi Rpg.

L’intervento dell’esercito libanese ha riportato la calma, ma si tratta di una tregua armata perché se è vero che Hizb-Allah è sostanzialmente un esercito armato ed equipaggiato di tutto punto tanto che negli anni scorsi le ha suonate anche a “Tzaal” (l’esercito israeliano) è altrettanto vero che anche i cristiani delle Forze Libanesi (il loro partito), sono ben armati e quanto a combattività nulla hanno da invidiare ai loro avversari.

Allo stato attuale Hizb-Allah e Amal accusano le milizie cristiane del partito delle Forze Libanesi le quali negano ogni addebito attribuendo la responsabilità dei primi spari ad alcuni vigilanti dei loro quartieri e accusano Hizb-Allah di aver scatenato una battaglia sia per l’atteggiamento provocatorio, sia per un eccessivo uso della forza.

Il timore di una riedizione della guerra civile ha indotto a interrompere il Dabke de la mort sui primi passi, tuttavia ci sono tutte le condizioni affinché la danza possa ripartire al minimo starnuto:

  • Il paese è in default;
  • l’inflazione galoppa;
  • le banche sono a secco e non erogano denaro ai clienti;
  • mezza popolazione è sotto la soglia della povertà;
  • manca il carburante (una centrale elettrica è stata chiusa per questo);
  • le fazioni e le rispettive milizie (armate) fremono.

Ma soprattutto c’è un esercito parallelo, Hizb-Allah, armato di tutto punto e sperimentato, il quale gode di troppa autonomia rispetto alla Patria libanese ed è ideologicamente e religiosamente condizionato da una potenza regionale: l’Iran.

E per di più quei testimoni che stanno al balcone a guardare potrebbero anche essere interessati ad intervenire.

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