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Clima, è l’anno dei green bond: emissione record per la transizione energetica

19 Agosto 2021 0 Di Nunzio Ingiusto

Sfidare i cambiamenti climatici a suon di green bond: l’ultima analisi di Bloomberg si ferma a oltre 300 miliardi di dollari in poco più di sei mesi.

Emissione record nei primi sei mesi dell’anno dei Green bond per la transizione energetica

Sfidare i cambiamenti climatici a suon di green bond.

Non c’è emergenza che tenga al di là e al di qua dell’Atlantico. I soldi per fermare i mali del pianeta girano.

L’ultima analisi di Bloomberg si ferma ad un vortice finanziario di oltre 300 miliardi di dollari, in poco più di sei mesi.

Gli interessi politico-finanziari sulla massa monetaria circolante hanno toccato 49 Paesi e ben 29 valute.

Cosa vuol dire? Due cose. La prima, che la finanza scommette sulle fonti rinnovabili a medio termine. La seconda, che il numero dei Paesi catturati dalla transizione energetica è ancora basso.

Non bastano 50 governi o le loro élite finanziarie a determinare in pochi anni la svolta epocale per salvare il pianeta. Ci vogliono più Paesi protagonisti a cominciare da quelli con economie più forti.

Nella prima metà di quest’anno sono stati emessi bond raddoppiati rispetto a cinque anni fa, è vero.

Ma le tensioni internazionali restano sullo sfondo e di bolle finanziarie non se ne sa mai abbastanza.

In ogni caso le elezioni americane con il riavvicinamento di Biden agli obiettivi climatici della conferenza di Parigi del 2015 hanno assunto un valore.

Al di qua dell’Atlantico brilla l’Europa. Più della metà dei titoli venduti (53%) sono stati emessi in Paesi europei seguiti da Africa e Medio Oriente. L’emissione complessiva – spiegano gli analisti – si sta avvicinando al massimo storico, con poco meno del record di 309 miliardi di titoli venduti nel 2020. In un contesto cosi dinamico svetta l’italiana Intesa San Paolo con emissione di 1,49 miliardi di euro, poco al di sotto di banche francesi ed americane.

Meteorologia e clima nella preistoria, nuovo studio sulla pioggia in Europa (ph. Pete Linforth /Pixabay).

L’Europa ha intrapreso certamente meglio di altri la lotta ai cambiamenti climatici. Il fabbisogno di denaro per investimenti grava ancora sulle casse pubbliche. Il rischio che il Next Generation Eu, apprezzato da gran parte dei 27, entro qualche anno possa tramutarsi in aumento della pressione fiscale nei singoli Paesi per sostenere fotovoltaico, eolico, new nucleare, non è del tutto scongiurato.

Le politiche di transizione sono state delineate ed organizzate nei Piani di ripresa nazionali, ma la grande industria aspetta sempre che i governi sostengano i loro piani.

Nel frattempo il campo mondiale (sempre più minacciato da eventi estremi) viene occupato dai bond. Poi si vedrà.

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