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Contro-terrorismo e anti-terrorismo, le condanne del Bataclan non sono adeguate

Contro-terrorismo e anti-terrorismo, le condanne del Bataclan non sono adeguate

13 Luglio 2022 0 Di Corrado Corradi

La Francia esulta per le condanne del Bataclan, ma per contro-terrorismo e anti-terrorismo le condanne non bastano.

 

Le condanne del Bataclan producono martiri ed eroi del Jihad, la Francia esulta invano

Con «Le armi della democrazia e dello stato di diritto» dopo 7 anni la Francia ha finalmente condannato 20 jihadisti responsabili di un’azione efferata passata sotto il nome del «massacro del Bataclan». Ma siamo sicuri che la partita sia chiusa?

Guardiamo a una delle minacce che fino a poco tempo fa ci preoccupava non poco, il jihad, ma che é stata sommersa da altre preoccupazioni: il covid 19 prima e la guerra russo-ucraina poi, e cerchiamo di fare un punto di situazione.

In Francia é stata pronunciata la sentenza di condanna dei jihadisti che sette anni fa colpirono il Bataclan sparacchiando a casaccio anche su una serie di bar/caffé dei dintorini e uccidendo svariate decine di persone (mi sembra che il bilancio finale fosse di un centinaio).

I jihadisti condannati sono Salah Abdesslam, il soppravvissuto tra i leader del commando terrorista, condannato all’ergastolo «stretto» (pena detentiva definita «rarissima» dalla Presidente dell’Assemblea Nazionale Francese), e 19 gregari condannati a pene che vanno dai 7 ai 30 anni di carcere.

Il Presidente dell’Assemblea Nazionale francese, la Signora Yaël Braun-Pivet, con fare trionfalistico condito di parole vuote, ha affermato che «Giustizia è stata fatta, di fronte al terrore del 13 novembre abbiamo opposto le armi della democrazia e dello stato di diritto».

Il Principe De Curtis, in arte Totò, le direbbe: «Ma mi faccia il piacere!».

Io che principe non sono, alla romana maniera mi vien da dire «Ao’, me stai a gabbà!?».

Cara Signora, c’é ben poco da esultare, perchè non so se ne abbia contezza ma quelle che lei definisce armi (del diritto e della democrazia), ossia la giurisprudenza e le sentenze che ne derivano, hanno appena creato una ventina di eroi eponimi che vanno ad arricchire l’Olimpo delle numerose comunità islamiche fondamentaliste incistate in Europa.

Ha chiaro questo concetto? Perché se lei non ce l’ha chiaro in mente, è bene che se lo faccia spiegare dagli uomini della sua intelligence i quali hanno sicuramente orecchie in ascolto in seno a quelle comunità ove si pratica un islam fondamentalista e tetragono.

E non possono non averne contezza anche perché quell’auditum é percepibilissimo in quanto quelle comunità non si peritano di nasconderlo tanto se ne fregano delle «armi della democrazia e dello stato di diritto»: i terroristi morti ammazzati dalle Forze dell’Ordine francesi sono martiri, quello all’ergastolo un eroe e gli altri 19 sono dei prodi.

Per parafrasare un vecchio slogan di Lotta Continua:

«il jihadista é vivo e lotta assieme a noi»

D’altronde, basta fare un veloce bilancio di quell’azione per capire che quelle armi lì, quelle «della democrazia e dello stato di diritto» sono spuntate e che a quei criminali non fanno un baffo checché voglia dar da intendere la Signora Presidente dell’Assemblea Nazionale.

Se ben ricordo, l’azione contro il Bataclan (avvenuta sette anni fa) è stata un attacco a fuoco coordinato contro obiettivi multipli (lo Stade de France e le vie dei caffè e dei ristoranti di Saint-Denis) dove sono stati ammazzati un centinaio di «infedeli», ossia noi, e sono caduti 7 shahid (martiri) ossia loro.

Per l’Islam fondamentalista non ci sono dubbi: una chiara vittoria  dell’eroismo jihadista.

Questa, a conti fatti, è la realtà che smorza ogni afflato trionfalista e che la politica francese probabilmente non ha colto.

Senza contare che quando quei 19 «picciotti» usciranno di galera oltre che ad essere accolti come eroi dalle loro rispettive comunità, avranno di che raccontare le loro gesta andando ad infervorare i giovani cresciuti a pane e interpretazione tetragona del Corano.

Che fare? Chiederebbe Lenin?  Booh! rispondo io.

Di sicuro, checché ne dica la Presidente dell’Assemblea Nazionale francese le armi della democrazia e dello stato di diritto non sono adeguate a fronteggiare una simile minaccia per cui, la prima cosa da fare é non auto-raccontarci frottole che illudono e basta.

La forza di quei criminali sta nella complicità occulta ma attiva di quelle comunità islamiche fodamentaliste incistate in Europa che perseguono (e hanno già realizzato) una totale autonomia dalle nostre norme e che costituiscono le retrovie dei jihadisti…

Contro-terrorismo e anti-terrorismo, dialoghiamo con l’Islam moderato

Quel che bisogna fare è la terra bruciata intorno a queste realtà che sono pericolose non solo per noi ma anche per quei paesi musulmani che praticano un Islam tollerante i quali, come noi, sono le vittime predestinate della pazzia jihadista però ne hanno maggior contezza e quindi detengono il know-how adeguato per contrastarla.

Si impone pertanto la realizzazione di un’alleanza strategica con quei paesi mirata sia al controterrorismo che all’antiterrorismo.

Per antiterrorismo s’intende tutte le misure difensive tese a mitigare la vulnerabilità e a contrastare il terrorismo con azioni SWAT.
Per controterrorismo s’intende l’uso di misure offensive, incluse azioni COMBAT condotte dalla Forza Armata.

Guardo ad esempio al Regno del Marocco il cui efficiente apparato di sicurezza orientato alla lotta al jihadismo costituisce una garanzia per il quadrante sud-ovest del Mediterraneo e protegge le chiappe (mi si passi la licenza gergale soldatesca) ad alcuni Paesi europei fra i quali l’Italia, impedendo al jihad incistato nel Sahel-Sahara di risalire verso il Maghreb e passare in Europa per infiltrarsi in quelle comunità ivi incistate che strizzano l’occhio al jihad.

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