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Da Halloween alla festa dei Morti, così il mondo unisce la vita e la morte

Da Halloween alla festa dei Morti, così il mondo unisce la vita e la morte

01 Novembre 2018 0 Di Pietro Nigro

Halloween e la Festa dei morti, pur molto diverse, sono alcune delle celebrazioni che in tutto il mondo e in tutte le epoche hanno messo in contatto la vita e la morte.

Halloween e la Festa dei morti, due modi per celebrare la vita e la morte

Halloween, che nel mondo di cultura anglosassone si celebra il 31 ottobre, e la Festa dei morti, che nel mondo cristiano cattolico si celebra il 2 novembre, presentano molte differenze. Ma un elemento accomuna entrambe: il rapporto tra i vivi e i morti, che in tutte le culture bene o male si colloca intorno all’equinozio di autunno e in tutte le epoche si è caratterizzato per la prevalenza di aspetti allegri o tristi.

La comemorazione dei defunti, una festa dalle origini antichissime

La celebrazione dei defunti, che nel mondo cristiano si celebra più o meno da un migliaio di anni, ha in realtà origini antichissime.

Così come la conosciamo noi, infatti, la commemorazione dei fedeli defunti è una solennità religiosa prevista dalla riforma dei monaci cluniacensi del 998, e poi codificata dall’Ordo romanus del XIV secolo.

In realtà, nella mitologia di tantissime antiche civiltà, anche lontanissime tra di loro, il culto dei morti è stato spesso associato al ricordo del Diluvio universale, presente appunto in tutte le culture antiche.

La cattolica solennità dei morti, dunque, cade il 2 novembre, anche se in origine iniziava al vespro del 1 novembre, ed è preceduta dalla novena dei morti, cioé dai nove giorni di preparazione e preghiera.

Essa, tuttavia, riprende un precedente ed antichissimo rito bizantino, che cadeva tra gennaio e febbraio, tanto che ancora oggi le comunità albanesi della Calabria e della Sicilia la celebrano, secondo il rito greco albanese, nelle settimane precedenti la Quaresima.

Nella festività, poi, sono presenti anche moltissimi elementi precristiani, romani e pagani, che spesso e in varie località sono stati ricoperti da una caratterizzazione cattolica.

In ogni caso, il presupposto “filosofico”, tipico della filosofia occidentale, è che esiste un aldilà, che i defunti non sono solo materia morta, ma anche un’anima che ad essa sopravvive. Nella visione cristiana, quest’anima non può accedere al Paradiso se non si è purificata dai peccati commessi in vita da defunto. Questa purificazione può essere aiutata e sostenuta dalle preghiere dei vivi.

Nei secoli, la festa dei morti si è estesa ovunque in tutto il mondo cattolico, dall’Italia alla Spagna e al Portogallo, e di qui in Messico, dove è molto sentita, in tutto il Sudamerica e nelle Filippine, ma presenta vistose differenze perfino nello spirito con cui viene vissuta, più “triste” e sofferta in alcuni casi, molto più festosa ed allegra in altri.

L’elemento comune è la commemorazione dei morti, che può avvenire con celebrazioni domestiche o con la visita alle tombe e ai cimiteri, o anche allestendo monumenti funebri casalinghi.

Spesso la festa viene associata al cibo, che viene utilizzato e preparato in varianti speciali solo per questa festa, come avviene con il torrone dei morti a Napoli, i dolci detti “ossa dei morti” e la frutta Martorana che i defunti portano ai bambini buoni in Sicilia, la sfilza di mele e castagne lessate nei dintorni di Massa Carrara e le focacce “morti vivi” di Treviso.

Un po’ ovunque, si usa lasciare candele accese, fuori o dentro casa, in Abruzzo addirittura dentro zucche secche scavate esattamente come per Halloween. E spesso, insieme alle candele si preparano pentole d’acqua e cibi destinati proprio ai morti.

Fuori dall’Italia, la festività più celebre è sicuramente la Dia de los muertos, diffusa in America Latina e in Messico dove è stata riconosciuta perfino come Patrimonio dell’umanità.

In questa celebrazione, che ha un carattere particolarmente allegro e festoso e dura dal 31 ottobre al 2 novembre, sono stati accolti molti elementi precolombiani, soprattutto Aztechi, che risalgono perfino a tremila anni fa.

Le famiglie usano recarsi ai cimiteri, dove le tombe vengono allestite con addobbi particolarmente allegri, per consegnare giocattoli ai bambini morti e tequila agli adulti. Altri festeggiamenti hanno luogo in casa, attorno ad altari appositamente allestiti, e soprattutto nelle strade dove avvengono anche rappresentazioni in costume, di solito satiriche ed irridenti per la figura della Morte.

 

Il mondo anglo-sassone è legato alla festa di Halloween

morti halloweenTutto il mondo anglosassone, quindi soprattutto l’Irlanda, la Gran Bretagna e gli Stati Uniti, festeggiano la ormai famosissima Halloween, che si è di recente diffusa in tutto il mondo.

Halloween, o meglio All Hallows’ Eve, cade sempre intorno all’Equinozio di autunno, ma viene collocata tradizionalmente al 31 ottobre, cioé il giorno o meglio la notte prima di Ognissanti (All Saints DayAll Hallows’ Day), la festa istituita nell’Ottavo secolo da Papa Gregorio III.

Anche per Halloween le origini della festa sono pagane, per lo più celtiche, con elementi romani, ma è stata poi assorbita e caratterizzata dal Cristianesimo.

La festa del dolcetto o scherzetto, infatti, riprende l’antica festa celtica di Samhain, che cadeva l’ultimo giorno dell’anno celtico: quel giorno si apriva la porta dell’Oltretomba e gli spiriti dei morti potevano tornare nel nostro mondo, magari a danneggiare i raccolti, mentre solo i sacerdoti druidi avevano la possibilità di mettersi in contatto con loro e ricavarne presagi sul futuro.

A questa credenza, che è antichissima e diffusa in molte civiltà, dagli Egizi ai popoli precolombiani, si sono poi sovrapposte durante la dominazione romana del nord Europa anche le feste di Feralia, dedicata al culto dei morti, e Pomona, la festa dei frutti e degli alberi.

Ma al fondo, anche della festa attuale, ci sono i morti che ritornano in questo mondo. Per questo, ad esempio, i bambini si vestono con costumi fantastici e “lugubri”, e vanno di casa in casa a “minacciare” con la famosa frase “dolcetto o scherzetto”. In pratica, a minacciare danni se non otterranno dai vivi caramelle dolciumi ed altre leccornie.

 

Ogni cultura ha la sua festa dei morti

In ogni parte del mondo, si può dire che pressoché ogni popolo e ogni civiltà ha il suo culto dei morti e la sua celebrazione della festa, più o meno antica.

La più famosa è forse la “Dia de los Muertos“, Il giorno dei morti, che il Messico e l’America Latina hanno ereditato dalla civiltà azteca e il cui simbolo è, ovviamente, il teschio.

Anche la festa di Ari Muyang, dei Mah Meri, piccola tribù della Malesia, celebra i morti con una giornata di ballo intrisa di tradizione, mentre gli sciamani offrono la propria benedizione ai membri della comunità.

In Corea, Chuseok è allo stesso tempo un festival di tre giorni in cui si festeggia il raccolto, ma è anche la festa in cui trenta milioni di coreani tornano nei luoghi di origine della propria famiglia per rendere omaggio ai propri antenati defunti, a cui offrono cibo e bevande.

Nel mondo Hindu, Pitru Paksha è il giorno in cui gli indù onorano i loro antenati fino alla settima generazione precedente, con un cerimoniale che prevede il bagno nei fiumi sacri, preghiere, e offerte di cibo ai defunti.

In Giappone, da oltre 500 anni i buddhisti celebrano Obon, la festa in cui le famiglie si riuniscono per pulire e decorare le tombe dei loro defunti e per liberare le lanterne che guideranno il loro spirito.

In Cina, il Festival del fantasma affamato, è una celebrazione che dura un intero mese, il settimo del calendario lunare, in cui gli spiriti vagano per la Terra: per placarli, si bruciano offerte e si lascia del cibo per sfamarli all’esterno delle abitazioni.

A sua volta, il Pchum Ben è la celebrazione più importante del calendario Khmer, la civiltà che si è sviluppata in Cambogia: anche in questo caso, le famiglie fanno visita ai templi per pregare e fare offerte ai defunti, mentre altri momenti come gare ed eventi sportivi, occupano la parte più allegra e festosa della ricorrenza.

A Bali, invece, la tradizione Galungan è il nome della notte in cui gli spiriti degli antenati ritornano alle loro case, dove restano ad infestare ambienti e locali se non vengono accolti e intrattenuti con feste e celebrazioni in loro onore.

Anche in Nepal la festa delle mucche, Gai Jatra, è al contempo l’occasione in cui si onorano i defunti, e la sfilata delle mucche condotte attraverso le vie della città serve proprio per indicare agli spiriti la strada per l’aldilà.

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