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Della guerra (moderna) e degli uomini di guerra (moderna)

Della guerra (moderna) e degli uomini di guerra (moderna)

22 Febbraio 2019 0 Di Corrado Corradi

Sta prendendo piede un nuovo concetto di guerra, fatta sempre più da reparti speciali e incursori e sempre meno da schieramenti di truppe “convenzionali”. Ma è meglio non illudersi: la guerra moderna non costa meno di quella “vecchia”.

Della guerra (moderna) e degli uomini di guerra (moderna)

Non ci vuol molto a capire che dal 1945 nessuno ha più intenzione di intraprendere uno sforzo bellico analogo a quello profuso nella Seconda Guerra Mondiale… La Guerra di Corea, la Crisi di Suez, l’Indocina per i francesi, il Viet Nam per gli americani, la Guerra dei Sei Giorni… sono stati il modello di quella guerra che andava sfilacciandosi per cambiare completamente trama.

E ci vuol poco, stando a come si combatte nei teatri in cui attualmente si spara, ad immaginare che d’ora in avanti la guerra non sarà più combattuta da schieramenti su fronti contrapposti.

L’obiettivo degli eserciti moderni non é travolgere schiere di carri e fanti ma colpire puntualmente un obiettivo di valenza strategica che puo’ essere:

  • l’eliminazione di un capo o il suo rapimento,
  • la distruzione di un campo terrosristico,
  • la liberazione di ostaggi,
  • la presa di contatto con una insorgenza per addestrarla e condurla contro un nemico,
  • la colletta di informazioni tattiche (già definita sorveglianza del campo di battaglia).

Robe da incursori, insomma, ovvero, per essere più precisi: robe da Forze Speciali, intendendo con ciò quello che sta avvenendo ormai nei vari teatri operativi nei quali si distinguono per efficacia e valore i soldati italiani sia delle Forze Speciali che di quelle convenzionali.

Cosa sta avvenendo in quei teatri operativi in cui le moderne procedure si sono affermate prima ancora che venissero recepite dagli stati maggiori?

Beh, é sotto gli occhi di tutti: nessuno schieramento di truppe, ma basi avanzate in pieno territorio nemico, quasi niente carri armati, dispositivi snelli di protezione, sorveglianza, controllo e pattugliamento, coordinamento con la componente aerea da trasporto e da attacco ad ala fissa e rotante.

E le operazioni militari che vi vengono svolte?

Anch’esse sono sotto gli occhi di tutti; si tratta di «strykes», che avvengono più o meno con questo copione: un reparto di Forze Speciali occupa in maniera occulta una zona ove si ritiene vi sia l’obiettivo dello stryke; quando ne ha assicurato la cinturazione, dà l’ok all’azione; a quel punto gli incursori partono e investono l’obiettivo; nel frattempo le forze speciali assicurano la tenuta della cinturazione fino ad esfiltrazione completa degli incursori, dopodiché esse stesse esfiltrano verso la base da dove é stato studiato e coordinato lo stryke.

Ma é bene tenere presente che quanto sopra descritto presuppone la disponibilità e il dispiegamento in loco di adeguati Asset, sia “operativi” (reparti Incursori per la condotta di Strykes strategici, reparti di Forze Speciali a supporto tattico degli Incursori, componenti aeree ad ala fissa e rotante per operazioni speciali, reparti di linea con una componente trasporto tattico terrestre ed aereo per il controllo del territorio) che “logistici” (ospedali da campo, officine, casermaggio operativo, automezzi come scavatrici, camion, pullman, etc.

Il tutto viene dislocato in una “base principale” posta in territorio sotto controllo amico, una o più “basi operative avanzate” poste in territorio controllato dal nemico, nelle quali troveranno collocazione il reparto incursori, il reparto preposto al supporto tattico degli incursori, la componente aerea per le operazioni speciali e un reparto convenzionale per il presidio e la sorveglianza ravvicinata.

E’ ora che gli stati maggiori assumano una nuova dottrina operativa

Questa descrizione dal valore paradigmatico sta a significare che d’ora in avanti gli STA.MAG., cioé gli stati maggiori, dovranno elaborare una nuova dottrina operativa, di fatto già operativa (mi si passi il bisticcio) ma non ancora consolidata nelle menti rimaste ai tempi degli schieramenti contrapposti …

E non è detto che la nuova dottrina operativa permetta di risparmiare né che sia più economica della precedente.

Per un Paese come l’Italia si tratta di determinare “che cosa vogliamo fare da grandi”, tenendo presenti due fattori determinanti.

Da una parte il nuovo modo di guerreggiare potrebbe anche far ipotizzare un po’ di risparmio perché lo scenario appare destinato a concentrare ogni necessità tattica ed operativa sull’impiego delle sole Forze Speciali.

Dall’altra, tuttavia, si deve tener presente che le UMO (Uncoventional Military Operations) necessitano di armi, vettori e materiali costosi, e che anche se la guerra è diventata sempre più “non convenzionale”, la presenza di “reparti convenzionali” é la sola che assicura il controllo del territorio.

E i reparti convenzionali sono fatti di fanti, carri (più o meno armati), veicoli da ricognizione blindati, etc.

E’ bene ribadire questo concetto a chi ritiene che é ora di rivedere al ribasso il budget delle Forze armate perché “tanto adesso la guerra é tecnologica e non c’é più spazio per lo scarpone del fante“…

Ho sempre in mente una frase illuminante che mi è stata detta da un “SAS” (le squadre speciali del Regno unito, ndr.) che nel lontano 1983, alla «Long Range Patrol School» in quel di Weingarten (Germania): «Alle Falkland l’unica tecnologia che ha funzionato é stato lo scarpone insieme al vecchio FAL/FN»…

Anche se é vero che da allora di tempo ne é passato, tuttavia conviene tenere a mente certe frasi che sanno tanto di realismo contadino.

Pertanto, agli ingegneri amministrativi incaricati di progettare il «Piano di guerra» finanziario, suscettibile di permettere al nostro strumento militare di continuare a far bella figura in giro per i teatri operativi di tutto il mondo, suggerisco di non lasciarsi troppo illudere dalle possibilità di risparmio offerte dal fatto che la guerra moderna é prevalentemente combattuta con le UMO.

 

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