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Elezioni, primi exit poll: crolla il Pd, valanga 5stelle

Elezioni, primi exit poll: crolla il Pd, valanga 5stelle

04 Marzo 2018 0 Di Marino Marquardt

I primissimi exit poll sembrano confermare i pronostici: è una catastrofe per il Pd, valanga per i 5 stelle e duello tra Fi e Lega per la guida del Centrodestra.

Primi exit poll catastrofici per il Pd, valanga per i 5 stelle

M5s stimato tra il 32 e 34 per cento; Pd tra il 21 e 23 per cento, Forza Italia 17 e 15 per cento, Lega tra 13 e 17, Leu tra 6 e 8, Fratelli d’Italia tra 4 e 6 per cento. E’ il mix degli exit poll commissionati dalle forze politiche e usciti a urne appena chiuse.

Tanto tuonò che piovve, dunque. A leggere i primi exit poll un dato verrebbe confermato, quello che indicherebbe il 4 come numero non favorevole all’ex Capo Scout. Il 4 continuerebbe a non arridere al Segretario del Pd, il 4 per Lui è numero-killer, è numero fatale.

Sarà per la forza della cabala, sarà per la drastica determinazione delle influenze esoteriche, sarà per la collera degli astri, sarà per la cocciutaggine della indimostrabile legge del Caso…

Mettetela come volete ma le cose stanno così.

Anche se bisogna essere prudenti considerando la fallibilità degli exit poll. Non a caso in merito i sondaggi fanno registrare un primo flop, quello relativo all’affluenza. Si era paventata una forte diserzione dal voto, non è stato così.

Il trend riferito alle forze politiche indicato dagli exit poll sembra tuttavia piuttosto consolidato. Potrebbe variare soltanto qualche indice percentuale.

Pd in picchiata, dunque. Il Capo del Pd aveva più volte minacciato di usare il lanciafiamme contro gli avversari interni, questa volta gli elettori lo avrebbero usato sul serio contro di Lui.

E’ quanto emerge – ripeto – dai sondaggi riservati in attesa delle prime più concrete proiezioni.

4 dicembre 2016 la legnata del referendum costituzionale, 4 marzo 2018 la nuova mazzata elettorale annunciata a urne chiuse dai primi rilevamenti demoscopici.

Numero avverso, dunque, il 4 per il Capo del Nazareno il quale, di fronte ai ripetuti annunci di burrasca, nei giorni scorsi aveva sfrontatamente manifestato l’intenzione di restare segretario del Pd fino al 2021.

E ciò pur nel caso di una rovinosa sconfitta.

Esibizione di arrogante sicumera – questa del Giovanotto – che tra l’altro non teneva in debito conto gli umori degli Osti del Nazareno già pronti a cucinarselo a fuoco non troppo lento se i numeri degli exit poll troveranno riscontro in quelli ufficiali delle sezioni elettorali..

4 numero avverso, dunque, per Matteo Renzi. Una nuova bocciatura senza appello questa che si profila..

Senza poi dire che incombe il 4 maggio, una volta giorno di sfratti a Napoli. Che diventi – scherzano improvvisati numerologi – anche il giorno del suo sfratto dal Nazareno? Mah! Con la Cabala non si scherza .

Inutile dire che alla luce di questi sondaggi post voto – se non avesse prenotato la poltrona a Palazzo Madama – il Giovanotto sarebbe potuto tornare a giocare spensieratamente a flipper nel bar di Rignano o a gingillarsi con la playstation nella casa di Pontassieve…

In questo scenario abbozzato dagli exit poll, si fa invece sempre più concreta l’ipotesi secondo la quale Matteo Renzi possa ridursi a fare soltanto il senatore semplice, senza galloni. Un senatore senza importanza al quale il supporto della pattuglietta di scudieri dell’ormai appassito Giglio Magico non potrà essere di gran conforto. Il Ragazzo, infatti, non avendo più i numeri, non potrà tornare utile né alla causa del Pd e dei Nanetti alleati che fanno ad esso da cornice, né potrà risultare utile al Frodatore di Arcore.

Finirà con l’essere, insomma, un superfluo orpello di Palazzo Madama, ruolo buono soprattutto per consentirgli sbarcare agevolmente il lunario familiare.

Detto ciò, da oggi si aprono molteplici scenari di fronte alla irrompente valanga pentastellata, di fronte al risultato non soddisfacente del centrodestra allenato da un Silvio Berlusconi oggi disorientato dalle tette messe in mostra da una Femen nel momento in cui gli consegnavano le schede, di fronte alla ininfluente percentuale di Leu e di fronte al crollo del Pd,

Scenari che vanno dal governissimo alle larghe intese, dall’esecutivo di minoranza M5s a quello Pentastellato-Lega, all’impasse che tiene Gentiloni a Palazzo Chigi.

Chi vivrà vedrà, da oggi ciascuno penserà soltanto al proprio orto o orticello. Altro che coalizioni!

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