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Frida Kahlo protagonista da Sotheby’s: 35 milioni di dollari per ‘Diego y yo’

Frida Kahlo protagonista da Sotheby’s: 35 milioni di dollari per ‘Diego y yo’

22 Novembre 2021 0 Di Katia F. Mazza

Nella sede newyorkese della casa d’aste, vendita da record per l’autoritratto della pittrice messicana Frida Kahlo.

Trentacinque milioni. Dollaro più, dollaro meno. Questa la cifra pagata per Diego y yo, celebre autoritratto della pittrice messicana Magdalena Carmen Freida Kalho y Calderon, per tutti Frida Kahlo.

Si tratta di un olio su masonite, della misura di 30 x 22,4 centimetri, realizzato nel 1949. Il dipinto, che riporta una dedica ai primi acquirenti Sam Williams e Florens Arquin, ha fatto parte negli ultimi decenni di una collezione privata di New York.

E proprio qui è avvenuta la vendita, presso la sede cittadina di Sotheby’s, durante la Modern Evening Auctions del 16 novembre scorso. Un’occasione del tutto inedita che ha visto riuniti in un solo catalogo autori americani ed europei.

Dell’asta facevano parte nomi quali Enrico Donati, Pablo Picasso e Claude Monet. A quest’ultimo si deve il risultato più alto della vendita, circa cinquanta milioni di dollari, per l’opera Coin du bassin aux nimphéas.

Una colomba accanto a un elefante

Ma gli onori della cronaca sono per Frida Kahlo che, grazie alla cifra ottenuta da Diego y yo, diventa l’artista di provenienza latinoamericana con maggiore valutazione economica. Distaccando tutti gli altri di gran lunga. Si può però dire, e senza ombra di retorica, che non è solo questo a fare di lei la vera étoile dell’evento.

Una colomba accanto a un elefante. Così sua madre descrive Frida guardandola ai fianco del marito, il muralista messicano Diego Rivera.

Una donna e un’artista che sfugge a ogni tentativo di misura — diremmo noi — una colomba che ad ogni sua apparizione sembra avere il potere di mettere in ombra un intero branco di elefanti. E anche di più.

La chiamata all’arte

Ma chi è Frida Kahlo? Quale percorso l’ha condotta a diventare uno dei pittori più rappresentativi del ‘900? Sono diverse le narrazioni sulla sua vocazione artistica. Molte raccontano di una chiamata all’arte avvenuta nei mesi di convalescenza conseguenti al rovinoso incidente dei suoi diciotto anni.

Frida Kahlo in una fotografia del padre Carl Wilhelm ‘Guillermo’ Caro.

È innegabile che i danni riportati e i lunghi periodi di forzata immobilità abbiano rilevanza cardinale nella sua vita e nei contenuti delle sue opere. Si deve però ricordare che Frida, nata nel 1907, viene educata all’arte fin da bambina.

Suo padre, il tedesco Carl Wilhelm Kahlo, oltre che pittore per diletto è infatti un rinomato fotografo. E si deve anche ricordare che l’esperienza della malattia, il dolore e la costrizione al riposo appartengono a Frida fin dall’infanzia.

Vocazione, catarsi, sopravvivenza? La pittura è una necessità. Lei stessa lo dice a più riprese. Sappiamo che nei primi lavori viene riproposta la scena dell’incidente.

Ma, soprattutto, Frida assume sé stessa come soggetto della propria arte. Il primo autoritratto è del 1926. Ne seguiranno diverse decine, alcuni dei quali ormai parte dell’immaginario collettivo come il celebre Columna Rota del 1944.

Qui l’artista si mette a nudo con raggelante brutalità: il corpo squarciato a mostrare la colonna vertebrale martoriata, il busto in cui sarà costretta per lunghissimi anni, il ventre cinto da un drappo orpellato di chiodi.

Ricordiamo poi Autorretrato come Tehuna dove, proprio come nel dipinto battuto da Sotheby’s, Frida si raffigura con il volto di Diego impresso sulla fronte.

Rappresentazione, questa, quantomeno emblematica di un legame che forse le parole non saprebbero descrivere con eguale forza espressiva. Rivera le è costantemente infedele. La loro unione non regge e i due divorziano, nel 1939, dopo ben dieci anni di nozze.

Ancor meno però regge la loro separazione. Nel 1940, a San Francisco, Diego e Frida diventano per la seconda volta marito e moglie. Un legame burrascoso e indissolubile considerato il secondo tema portante dell’opera di Frida insieme a quello dell’infermità fisica.

Frida Kahlo oltre ogni definizione

Ma la biografia e l’arte di Frida Kahlo sono cosa ben più complessa. Non a caso è tanto difficile classificare la sua pittura.

Definita realista da Diego Rivera e surrealista da André Breton, l’artista sembra sfuggire a ogni tentativo di incasellamento. Numerose sono le suggestioni contenute nelle sue opere. Evidente, ad esempio, il richiamo alle culture precolombiane.

Il riferimento va ad elementi come il colibrì: animale con molteplici valenze simboliche e legato, fra le altre cose, al culto di Huitzilopchtli: dio azteco della guerra e del sole e protettore dell’antica città di Tenochtitlán, capitale dell’impero azteco sul cui sito sorge Città del Messico.

Frida si rappresenterà inoltre abbigliata alla maniera zapoteca proprio come le donne di Tehuanpatec ritratte anche dalla sua amica, e famosa fotografa, Tina Modotti.

La pittrice, inoltre, dedica parte della sua vita all’impegno politico. A lungo militante del Partito comunista messicano, come il marito Diego, entrerà in contatto con figure del calibro di Leon Trotsky. Il rivoluzionario russo, condannato a morte in contumacia nel 1936 e assassinato proprio in Messico nel 1940, fu per diverso tempo ospite di Casa Azul: dimora dei coniugi Rivera e prima ancora della famiglia Kahlo.

Nel 1953 si spende a favore di Julius ed Ethel Rosenberg, due civili statunitensi giudicati colpevoli di spionaggio a favore dell’Unione Sovietica.

E ancora, il 2 luglio del 1954, pochi giorni prima della sua morte e ormai costretta sulla sedia a rotelle, partecipa a una manifestazione di protesta contro l’intervento statunitense in Guatemala.

Diverse le opere a lei dedicate, non ultimo ‘Frida Kahlo’ — da qualcuno pomposamente descritto come il film definitivo sull’artista — in sala a partire da oggi fino al giorno 24 novembre (qui il video promo). Chissà se la brava regista Ali Ray riuscirà a stupirci.

Frida lascia di sé il racconto di una esistenza fuori dall’ordinario rielaborata in immagini avide di vita e insieme cariche di dolore, specchio di una sensibilità che lascia attoniti, quasi senza fiato. E non ci si può accostare a lei se non accompagnati da un momento di timidezza, ben consci di trattare una materia sfuggente e preziosa.

Trema quasi la penna, infatti, a scrivere della donna che dipingeva i fiori per non farli morire.

Aggiornato il 23/11/2021

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