Contenuto Pubblicitario
Garanzie costituzionali, una morte annunciata

Garanzie costituzionali, una morte annunciata

02 Giugno 2019 0 Di Davida Camorani

Nell’Assemblea i timori dei Padri costituenti per l’indipendenza della Magistratura, custode delle Garanzie Costituzionali.

Garanzie costituzionali, una morte annunciata

E’ di questi giorni lo scontro tra magistrati nella corsa al vertice dell’ufficio inquirente di Roma, una corsa che ha diviso le correnti di Palazzo dei Marescialli: soffiate, esposti, accuse e indagini, ecco ciò che il comune cittadino ha il “piacere” di leggere da più autorevoli fonti (qui per esempio Il Fatto quotidiano, e qui Repubblica).

La tematica “giustizia” o, meglio, come definita dai cittadini italiani, “ingiustizia”, è particolarmente sentita dall’Associazione che presiedo, Italian Excellence in The World, il cui Statuto le ha dedicato uno dei nove Scopi, lo Scopo “G”, all’interno del quale troviamo la promozione dell’organo “Osservatorio dei Cittadini sulla giustizia” che ha trovato il suo riscontro anche nei verbali delle sedute per la stesura della Costituzione.

Ciò a cui assistono i cittadini italiani negli “oscuri labirinti” delle aule di giustizia, le “professionalità” che in ogni campo offrono il “meglio di sè”, gli usi e costumi che hanno legalizzato un “modus operandi” che a volte arriva ad annientare la dignità umana, hanno ribaltato il concetto di Male e Bene e riipropongono quel che avvenne nel periodo storico che portò al crollo l’Impero Romano d’Occidente.

Tutti conosciamo il periodo storico di splendore che visse l’Impero ma forse non tutti conosciamo il perchè di questo splendore: l’amore per la Patria, l’incorruttibilità dei magistrati, la probità dei comandanti, l’influenza dello stoicismo, la severa disciplina militare, l’equilibrio tra le istituzioni che a vicenda si controllavano e la capacità di impadronirsi delle tattiche altrui furono le motivazioni che resero grande l’Impero Romano.

Il filosofo Montesquieu, giurista e politico francese, nella sua opera “Considerazioni sulle cause della grandezza e decadenza dei Romani” ci descrive la sua nascita e le motivazioni della sua caduta.

Poi L’Impero vide il suo declino quando iniziarono a perdersi quei valori che l’avevano resa grande.

Questi furono sostituiti da sistemi di costumi corrotti che investirono tutta la società romana.

Altro fattore determinante fu l’estensione dell’Impero che rese ingovernabile il centro, portandolo pertanto alla sua divisione (Occidente ed Oriente) che non fece altro che accellerarne la rovina, favorendo l’invasione dei barbari.

Riflettiamo su questo ultimo passaggio.

 Thomas Couture caduta impero romano

Thomas Couture, I romani durante la decadenza dell’impero, 1847, Museo d’Orsay, Parigi.

E così la storia sembra ripetersi, o meglio, le cause che portarono alla caduta dell’Impero Romano d’Occidente ci stanno offrendo lo stesso scenario corruttivo di una medesima società che, dalla perdita di quegli stessi valori, ha ammalato la sua odierna società, la nostra, una Repubblica che basava le sue fondamenta sulla Carta Madre e sulle garanzie costituzionali che avrebbe dovuto portare.

L’attuale scenario ci mostra pertanto ciò che i nostri Costituenti nel redigere la Carta temevano, anticipando con lungimirante visione, lasciandocene prova scritta nero su bianco, della morte annunciata delle garanzie costituzionali.

Addentrandoci nel Lavori preparatori, e azzardando i pensieri dei Costituenti, siamo certi che così oggi esclamerebbero: siamo arrivati al capolinea!!

Oggi, pertanto, più che mai, è necessario riportare alla luce i loro interventi, quali uniche prove scientifiche giuridiche che ci indicano la via, ricordando che sia i Verbali che la “Carta Madre” sono stati affidati al Popolo Italiano dagli stessi Costituenti affinchè ne fosse severo custode e disciplinato realizzatore.

Nello specifico, sono due le sedute verbalizzate in cui possiamo documentare come affrontare il cambiamento di cui necessita la Nazione, attraverso ciò che gli stessi Costituenti ci lasciano in eredità.

Stiamo parlando delle sedute dell’Assemblea Costituente del 13 gennaio e del 6 novembre 1947 dove le Garanzie Costituzionali furono messe al centro delle discussioni e, strettamente collegate all’indipendenza che la Magistratura reclamava per sé, una indipendenza che i nostri Costituenti fortemente temevano.

Perché i Padri Costituenti temevano l’indipendenza della Magistratura?

Allora la domanda da porsi è la seguente: perchè i nostri Padri Costituenti temevano l’indipendenza della Magistratura?

Semplice, perchè nessun potere, in una Repubblica Democratica, poteva permettersi il “lusso” di non essere votato dal Popolo, e nessun Organo che si andava formando poteva non avere una componente popolare.

Il Padre costituente Renzo Iaconi.

Il concetto appena espresso lo leggiamo nella seduta del 13 gennaio del 1947, quando il Costituente Renzo Laconi descrive come avrebbe dovuto essere composto quell’Organo che doveva avere il gravoso compito di tutelare le Garanzie Costituzionali, ritenute vitali per la sopravvivenza della Repubblica (a questo link la sua promozione nella piattaforma professionale Linkedin).

A rafforzo del perchè in una Repubblica Democratica nessun potere può permettersi il lusso di non essere votato dal popolo ci viene documentato nel Verbale del 6 novembre del 1947 dai Costituenti Aldo Bozzi e Alessandro Turco.

Siamo pertanto addentrati in quella giornata mentre si discutevano il Titolo IV, La Magistratura, e il Titolo VI, Garanzie Costituzionali.

Il tema trattava l’indipendenza che la Magistratura reclamava per sé, una indipendenza non proprio così gradita dai Costituenti.

Ecco l’internvento di Aldo Bozzi.

Il Costituente Aldo Bozzi.

“Io vorrei, come dicevo, occuparmi del problema centrale, della indipendenza della Magistratura: tema di somma rilevanza, anche se la desolazione di questi banchi possa far pensare che non tutti la sentono. Tema che non interessa una particolare categoria di pubblici funzionari.

Qui noi non stiamo ad esaminare lo stato giuridico ed economico dei magistrati, quasi essi reclamassero per se stessi speciali provvidenze, come un settore, il più qualificato, il più nobilmente qualificato, della vasta famiglia dei pubblici funzionari.

Noi affrontiamo oggi uno dei problemi fondamentali in uno Stato democratico: il problema della giustizia, il problema della attuazione della legge; cosa che interessa tutti i cittadini, nei loro beni, nel loro onore.

Perché, amici e colleghi, sarebbe enunciazione puramente accademica l’affermazione dei diritti di libertà, che noi abbiamo sancito nella prima parte di questa Carta costituzionale.

Sarebbe enunciazione accademica l’allargamento della sfera dei diritti civili e politici del cittadino verso lo Stato, se nella Costituzione non forgiassimo in pari tempo uno strumento valido, che sapesse dare garanzia di questi beni a tutti i cittadini ed a ciascuno di essi, se occorre, anche contro lo Stato, quando lo Stato dei diritti e delle libertà dei singoli si facesse violatore.

Io devo dire che vi è oggi un diffuso stato d’animo contro la Magistratura.

Vorrei ricordare, quasi come attestazione autentica, le parole pronunziate in questa Assemblea da uno dei più illustri giuristi viventi e membro autorevole dell’Assemblea medesima, l’onorevole Calamandrei, il quale, in sede di discussione generale sul progetto di Costituzione, ebbe a dire:

«Il Consiglio Superiore della Magistratura che, secondo il progetto proposto da me, avrebbe dovuto essere composto unicamente di magistrati eletti dalla stessa Magistratura, sarà invece composto per metà di elementi politici, eletti dagli organi legislativi. In realtà, chi ha impedito all’auto-governo della Magistratura di affermarsi in pieno non sono stati tanto gli argomenti dei colleghi sostenitori dell’opinione contraria, quanto è stato Sua Eccellenza il procuratore generale Pilotti; la Magistratura deve ringraziare proprio lui dell’ostilità con cui è stata accolta, ecc., ecc.».

A questo link l’articolo già trattato da Italia Notizie 24 sul caso procuratore Pilotti.

Una dovuta riflessione pertanto diviene d’obbligo: chissà quale sarebbe l’animo dei nostri Costituenti ai giorni d’oggi verso la Magistratura?

Nella stessa giornata possiamo leggere l’intervento del Costituente Alessandro Turco.

Il Costituente Alessandro Turco.

“L’onorevole Romano abbia la bontà di ascoltare, perché io non sono affatto nemico della necessaria indipendenza della Magistratura, ma affermo che, se sovrano è il popolo, nessun ordine può sottrarsi al suo volere, al suo controllo.

Ma poiché la espressione più diretta ed immediata e periodicamente rinnovantesi della volontà popolare è il Parlamento, una assoluta indipendenza (e quindi disgiunzione) della Magistratura dal Parlamento e dal Governo, sua emanazione, significherebbe rendere indipendente l’ordine giudiziario dalla stessa volontà del popolo.

D’altra parte, mentre la Magistratura si irrigidisce su questa posizione di punta (reclamando a corrispettivo del suo superdovere di garante delle elementari libertà di tutti, il superdiritto ad una splendida isolazione nel campo della sovranità, refrattaria ad ogni collegamento, ed aspirando perfino ad arbitrare la concorrente funzione degli altri poteri sovrani, col sostituire alla Corte Costituzionale il diktat del suo Consiglio Superiore), per converso, la Magistratura non esita ad adeguarsi, nei mezzi di reclamo e di rivendicazione, a tutte le varie categorie di prestatori di opere, rivendicando per sé perfino il diritto di sciopero.

E il Padre Costituente così continua.

“Ma noi non possiamo condividere la sua solidarietà di casta, ed abbiamo il dovere, non solo della consapevolezza, ma anche della coraggiosa sincerità.

Ma, insomma, non sente la Magistratura che la indipendenza reclamata è un duro privilegio, che impone il coraggio di restare sola con se stessa, e che il superdiritto alla sovranità rende incompatibile la sua carenza in qualsiasi momento — come è inconcepibile lo sciopero dello Stato.

No: i poteri dello Stato non possono in nessun momento scioperare, senza stroncare l’esistenza giuridica dell’organizzazione statale!

Questa aspra posizione di antitesi è stata felicemente superata dal compromesso fra l’autonomia ed il controllo, adottato dal progetto, che implica: a) indipendenza del giudice sì, ed indipendenza integrale; b) ma indipendenza assoluta del potere giudiziario, no: nel senso che non si vuol creare un corpo chiuso ad ogni influenza della volontà popolare esplicantesi attraverso l’intervento dei rappresentanti diretti del popolo.

Di seguito alcune estrapolazioni che denotano quanto fosse sentita la loro preoccupazione per questa indipendenza.

“La funzione giurisdizionale come quella amministrativa non è funzione originaria, ma derivata ed è esercitata in nome del popolo che esercita democraticamente la sua sovranità”.

“Niente può mettere al sicuro il più giusto, il più puro, il più forte degli uomini dal trovarsi impigliato, attore o vittima, in una macchinosa vicenda giudiziaria.

Quale giudice voi preferireste per la tutela della vostra libertà, del vostro onore e dell’avvenire dei vostri figli?”

“In altre Costituzioni il principio di elettività dei giudici è ammessa e riconosciuta come uno dei fondamenti del regime democratico”.

“io non sono affatto nemico della necessaria indipendenza della Magistratura, ma affermo che, se sovrano è il popolo, nessun ordine può sottrarsi al suo volere, al suo controllo”.

“Il Magistrato è soggetto alla legge che lo difende quando la legge difende, lo colpisce quando la legge colpisce. La sua sorte di fronte alla legge è quella del comune cittadino”.

“in questo clima democratico nel quale il potere è soltanto emanazione della sovranità popolare non si può parlare di potere giudiziario, se la Magistratura pretende nominarsi, promuoversi, auto-governarsi.

Si definisca come si vuole, non si potrà sganciare dal “Unico Sovrano” che è il Popolo. Onde non può appellarsi potere un ordinamento che ha origine e natura diverse dai poteri fondamentali della Repubblica.

Se invece tale potere giudiziario si nomina da sé e diventa autonomo in qual modo si lega agli organi che sono emanazione popolare?

Il potere legislativo e quello esecutivo sono in continua evoluzione e non nello stato di perenne fissità, oserei dire dogmatica e confessionale come il potere giudiziario.

E continuando la lettura tocchiamo davvero la paura della mancanza di quella garanzia costituzionale che sentivano per il loro Popolo, avvertendolo con parole forti e inquietanti.

Badate onorevoli colleghi, che la dittatura non è rappresentata soltanto dagli uomini e dai partiti, la dittatura potrebbe essere rappresentata specialmente dal potere giudiziario.

Ne abbiamo fatto ingrata e dolorosa esperienza quando il popolo affermava attraverso le urne il mutamento istituzionale dello Stato Italiano che passava dal monarcato alla repubblica, la repubblica si spegneva nella magra requisitoria di un procuratore generale e nella negazione di alcuni magistrati di Cassazione, ostili all’esempio di libertà e dei tempi nuovi”

(Caso Massimo Pilotti, Procuratore Capo della Repubblica nel giorno dell’inaugurazione dell’anno giudiziario 1947).

Del “caso Massimo Pilotti” è presente un articolo già trattato da Italia Notizie 24 a questo link, mentre a questo link possiamo leggere l’intera discussione.

Nei Verbali abbiamo pertanto le prove scientifiche giuridiche del Titolo dato a questo articolo ed il suo perchè: Garanzia costituzionale, una morte annunciata.

Sono necessari l’elezione popolare dei giudici e l’Osservatorio del Cittadino

Da tutto ciò si rende necessario inserire nella Costituzione esattamente come si sta procedendo per l’avvocatura, l’elezione dei giudici da parte del popolo, tema peraltro già discusso in Assemblea Costituente come elemento fondante di una democrazia e come documentato, ben vista dai Costituenti.

A ciò va aggiunto l’istituzione di quell’Organo descritto dal Laconi, l’Organo – Osservatorio dei Cittadini sulla giustizia che non necessita di alcun intervento costituzionale ma di una semplice approvazione dalle Camere.

Un Organismo di cui è già pronta la struttura, una struttura che prevede anche le aperture di sportelli per i Cittadini presso ogni Tribunale e Procura, sportelli che fungano da interfaccia per ogni Presidente di Tribunale e Procuratore Capo della Procura.

Il loro compito sarà quello di raccogliere segnalazioni di violazioni ed illeciti di cui sono vittime i Cittadini Italiani e che trovano un vuoto non più accettabile, laddove si sentenzia e si adottano provvedimenti, “In nome del Popolo Italiano” grazie a un mandato conferito dai Costituenti alla magistratura il 13 dicembre del 1946.

Il tempo delle “grazie” concesse a chi viola sistematicamente lo stato di diritto del Popolo Italiano deve cessare.

L’ingente danno erariale commesso da illecite attività grazie a danaro pubblico speso “In nome del Popolo Italiano”, procura gravissime ricadute nello stato sociale della Nazione che vede distrutte famiglie ed imprese.

Risulta pertanto urgente dare avvio a profondi cambiamenti in direzione di una sana fiducia nella giustizia dalla quale l’intera società trarrà benefici.

Passiamo pertanto alla concreta proposta di eleggere i giudici, una metodologia che si concretizza nella massima garanzia costituzionale di rappresentanza della Sovranità del Popolo di cui abbiamo ampie tracce nei verbali e all’Istituzione dell’Organo-Osservatorio dei Cittadini con le aperture degli sportelli presso ogni Tribunale e Procura del territorio nazionale.

Tutto il resto sono chiacchiere inutili e dannose sia per la stessa Magistratura che ne esce profondamente sconfitta, sia per le professionalità ancora piu sconfitte.

Ma soprattutto per i cittadini che con i loro danari versati in forma pubblica e privata mantengono tutto l’apparato.

Big Ben ha detto Stop.

Contenuto Pubblicitario
Banner Istituzionale Italpress 666x82