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Gli invisibili, affresco urbano di Moverman

Gli invisibili, affresco urbano di Moverman

17 Giugno 2016 0 Di Emilia Parisi

Gli invisibili: il dramma degli homeless nel nuovo film del regista israeliano Oren Moverman ambientato nella Grande Mela e interpretato da Richard Gere. Dal 15 giugno al cinema.

Gli invisibili, atmosfera urbana e rumori di New York

Richard Gere, in versione clochard, è protagonista impalpabile e toccante di Time Out of mind (Gli invisibili nell’edizione italiana), nuovo film del regista e produttore cinematografico israeliano Oren Moverman, qui alla sua terza prova dietro la macchina da presa. Con Gli invisibili (qui la scheda completa), Moverman conclude la trilogia dedicata alla critica sociale dell’America post 11 settembre, cominciata con Oltre le regole – The Messangers (2009) e proseguita con Rampart (2011).

La pellicola, presentata in anteprima al Toronto International Film Festival (nell’ambito del quale è stata insignita dell’International Critics’ Prize), al New York Film Festival, al San Francisco International Film Festival e al Festival del Film di Roma nel 2014, è stata prodotta da piccole case cinematografiche come Blackbird, Cold Iron Pictures, Gere Productions, Qed International e River Road Entertainment. Tra gli interpreti Richard Gere, Ben Vereen, Jena Malone, Kyra Sedgwick, Steve Buscemi, Danielle Brooks, Jeremy Strong, Yul Vazquez, Brian D’Arcy James, Geraldine Hughes, Lisa Datz, Tonye Patano e Colman Domingo.

Moverman, autore anche della sceneggiatura, si sofferma con la sua cinepresa sui vicoli bui e maleodoranti di New York, sulle insegne luminose delle rivendite di alcolici, sui centri di accoglienza o ricoveri per barboni, offrendoci un affresco contemporaneo e struggente della Grande Mela e della vita di strada. Gere, nei panni del barbone George, senza meta e senza identità, si sposta da un luogo all’altro, si sfoga trangugiando birra e dormendo sulle panchine all’addiaccio. L’assenza della musica è fondamentale: i rumori d’ambiente della città, il fischio dei treni, il vociare della folla, i clacson delle automobili fanno da contrappunto al silenzio di George tramutando la sua storia in un travolgente documentario sociologico.

Gli invisibili, il plot

New YorkGeorge (Richard Gere) è un senzatetto che vaga per le strade della città in pieno inverno. Prima di finire in miseria e diventare “invisibile”, George era una persona normale con un lavoro, una casa, una moglie e una figlia, Maggie (Jena Malone). Con quest’ultima, che ha abbandonato all’età di dodici anni, lasciandola alle cure della nonna materna, non ha più contatti da molto tempo. George si sposta da un quartiere all’altro, chiedendo l’elemosina, qualcosa da mangiare e un letto in cui dormire.

Non ha denaro, né documenti, i pochi dollari che riesce a racimolare li sperpera nei drink stores e non ha nessuno con cui parlare. Dopo alcune nottate trascorse all’addiaccio si dirige presso un centro di accoglienza di Manhattan, il quartiere principale della Grande Mela. Al Bellevue Hospital stringe amicizia con il barbone Dixon (Ben Vereen) ed entra in contatto con la triste e misera realtà degli emarginati. Comincia a nutrire la speranza di riallacciare il difficile legame con la figlia, che segue da lontano osservandola quotidianamente attraverso la vetrata del bar in cui lavora.

Tematica e personaggi

Il fenomeno degli “invisibili”, ovvero tutti coloro che sono alienati dal mondo dei “normali”, in Italia tocca vette di 50 mila persone, mentre negli Stati Uniti riguarda quasi un milione di persone. Il film è stato girato con l’ausilio di cineprese nascoste posizionate a distanza, in modo tale da catturare la reazione spontanea dei passanti che s’imbattevano nel barbone George/Richard Gere: secondo quest’ultimo, l’atteggiamento delle persone lasciava esterrefatti poiché non prestavano attenzione, facevano la scelta di rifiutare quel che vedevano.

Protagonista della pellicola il divo di Hollywood Richard Gere: oltre a svariate nomination, nel corso della sua lunga carriera ha conquistato un Golden Globe come miglior attore in un film commedia o musicale per Chicago (di Rob Marshall, 2002), uno Screen Actors Guild Awards (miglior cast per Chicago), un David di Donatello come miglior attore straniero per I giorni del cielo (di Terrence Malick, 1978) e un Emmy Awards come miglior attore non protagonista in una miniserie o film TV per Guerra al virus (di Roger Spottiswoode, 1993).

Da menzionare le sue indimenticabili interpretazioni in titoli come American Gigolò, Ufficiale e gentiluomo, Pretty Woman, Il primo cavaliere, The Jackal, Autumn in New York, Shall We Dance?, Hachiko – Il tuo migliore amico e Comic Movie. Accanto a lui Jena Malone, nota per le sue performances in Nemiche amiche, Donnie Darko, Ritorno a Could Mountain, Orgoglio e pregiudizio, Into the Wilde – Nelle terre selvagge e i film della saga Hunger Games.

 

 

 

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