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Governo. Giuseppe Conte si dimette e manda a casa Matteo Salvini. L’Italia volta pagina…

Governo. Giuseppe Conte si dimette e manda a casa Matteo Salvini. L’Italia volta pagina…

20 Agosto 2019 0 Di Marino Marquardt

Il Professore e il Pirlacchione. Non c’è partita tra i Due nell’Aula del Senato. Un Gigante il Premier, un Puffo il Ministro dell’Interno il quale – di fronte alle dure contestazioni del Capo del Governo – si lascia andare in un comizio da provincia terra-terra, come terra terra sono i suoi clienti. Parole prive di contenuto!

Nulla di nuovo, è un disco rotto, Matteo Salvini. Un Disco rotto che in chiusura del suo intervento gioca la carta della disperazione. Offre agli ex Soci di prostituirsi in cambio di Riforme che potrebbero prolungare la sua permanenza al Viminale. Spetttacolo pietoso!

L’Italia volta pagina, dunque. Con eleganza Conte comunica all’Aula la propria scelta corretta. Si recherà al Quirinale per presentare le proprie dimissioni. Cade il Governo, il Barbaro Pirlacchione (definizione di Vittorio Feltri ndr) torna a casa. L’Italia respira!

Si va verso Esecutivo M5s-Pd

Detto ciò, una analisi serena del momento politico spinge ad osservare che sarà innanzitutto la forza della disperazione di Cinquestelle, Renziani e Berlusconiani – tuttti a rischio estinzione o di forte ridimensionamento in caso di voto anticipato – a favorire la nascita di un nuovo Governo.

Per la Politica Italiana si profilano i giorni della serietà (ammesso e non concesso che sia in grado di esprimerla). Tanto per cominciare basta col chiacchiericcio, con l’uso di parole inadeguate (es. “Ribaltone”, “Inciucio”, Accordicchio”) e col mostrarsi schifiltosi verso Quanti – Cinquestelle e Dem – hanno tanto da farsi perdonare dai rispettivi elettori.

Dallo zerbinaggio Cinquestelle nei confronti di Matteo Salvini alle rimpinzate di pop corn dei renziani,

Nell’ultimo anno M5s e Pd hanno gareggiato a sbagliare.

Una nota canzone napoletana dell’immediato Secondo Dopoguerra dice “Scurdammoce ‘o passato”. Esortazione post-bellica da raccogliere da parte delle Due Forze Politiche. Per andare avanti…

Stop dunque a rancori e a rinfacci. Si cominci a lavorare alla scrittura di un contratto serio dalla forte impronta ambientalista e sociale.

Non sarà un “ribaltone”

Non sarà figlio di un ribaltone il prossimo Governo M5s-Pd. E’ una interpretazione – questa – diffusa dai Salviniani; è un teorema che possono bersi soltanto gli Ignorantoni che – all’oscuro del Galateo Parlamentare – ragionano con la pancia; è un teorema che che possono cavalcare soltanto quei mass media oscurantisti e retrivi vicini all’ammaccato Leader della Lega. Ribaltone significa – infatti – usare i voti di una parte e portarli dall’altra. Qui i voti restano dove gli elettori li avevano collocati nel marzo 2018.

Detto ciò Pd, M5s, Leu e Quanti altri ci stanno a formare il Nuovo Esecutivo lavorino alla Pars Costruens. Per quanto riguarda Quella Destruens ciascuno riconosca e rifletta sui propri errori. E ne faccia tesoro.

Ed ecco i consigli ai Naviganti: Nel M5s Luigi Di Maio parli poco e si faccia vedere in giro il meno possibile, la sua manifesta Debolezza ha fatto da passepartout a tutte le nefandezze salviniane. Faccia altrettanto Alessandro Di Battista, un po’ Disertore e un po’ inutile Grillo Parlante. Si dia spazio a Roberto Fico e a Nicola Morra, si cerchi di recuperare il Comandante Gregorio De Falco… E non si trasformi in questione di vita o di morte il taglio del numero dei Parlamentari. E’ una misura-bandiera che piace alla maggioranza degli italiani ma che certamente non ne cambia la vita. Oscurata nell’occasione la Piattaforma Rousseau (la nuova linea è stata decisa tra gli Intimi di Casa Grillo), la si ridimensioni nel ruolo, sia soltanto un misuratore del sentiment degli iscritti e nulla più. E si pensi a costruire il Partito;

nel Pd ci si affidi a Nicola Zingaretti, a Dario Franceschini a Goffredo Bettini e a Graziano Delrio; si recuperi Pier Luigi Bersani e Matteo Renzi – già appagato per aver fatto superare senza danni la bufera alle sue Legioni senatoriali – si tenga in disparte. E si lasci perdere il Pariolino in cerca d’Autore Carlo Calenda, Uno che si crede Chissàcchì.

Tra Cinquestelle e Dem – per concludere – basta chiacchiericcio, parole in libertà e si evitino inutili e dannose polemiche rivolte al passato. Abbiano la capacità di proiettarsi verso il futuro! Sempre che Costoro ne abbiano la capacità e che vogliano fare sul serio…

Ps. Nota per gli Ortodossi della Lingua Italiana. Nella stagione in cui si tende ad inibire e a limitare l’uso delle Maiuscole, vado controcorrente. E chiarisco: le Maiuscole presenti nel testo non contemplate dal corrente galateo linguistico sono volute, esse rappresentano una licenza grafica dell’Autore e intendono conferire la giusta importanza al ruolo della parola attenzionata dalla maiuscola.

20/08/2019 h.17.20

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