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Il giornalismo Usa scade nella partigianeria e su Fox News va in onda la censura

Il giornalismo Usa scade nella partigianeria e su Fox News va in onda la censura

10 Novembre 2020 0 Di Pietro Nigro

Così i media mainstream Usa hanno abbandonato l’imparzialità del giornalismo per schierarsi con Biden. E ieri Fox News “censura” la conferenza stampa di Trump.

Lo scontro Biden-Trump fa scadere il giornalismo Usa nella partigianeria

Lo scontro aperto tra Joe Biden, apparentemente vincitore delle ultime elezioni presidenziali Usa, e il presidente uscente Donald Trump, sta mostrando il lato peggiore del giornalismo americano, che ormai ha perso i suoi tradizionali connotati di qualità ed obiettività ed è diventato “partigiano”.

Già, il giornalismo americano ha fatto esattamente ciò che fa il sempre bistrattato giornalismo italiano: si è sganciato dal servizio dell’informazione, ha rinunciato al suo ruolo di “cane da guardia del potere”, si è spogliato dalle sue vesti di potere autonomo, e si è schierato nel campo di una parte politica.

E come se non bastasse, ha fatto quel che ha sempre contestato al “potere”: ha fatto cadere la mannaia della censura su una notizia, comportandosi come un qualsiasi governo autoritario e dittatoriale.

La stampa mainstream a stelle e strisce, infatti, quasi al completo si è schierata, e non da ora, “contro” il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e si è apertamente messa a parteggiare per lo sfidante, Joe Biden, fino al punto di decretarne la vittoria alle ultime elezioni presidenziali perfino prima e in mancanza di dati ufficiali definitivi.

Su Fox News la cronaca delle elezioni presidenziali Usa in Pennsylvania.

Su Fox News la cronaca delle elezioni presidenziali Usa in Pennsylvania.

Come è noto, infatti, il procedimento elettorale non è concluso, ed anzi richiede ancora alcune settimane prima di poter produrre risultati ufficiali e definitivi. E in molti stati si sono evidenziati distacchi di strettissima misura a vantaggio dell’uno o dell’altro candidato, mentre è tuttora in corso lo spoglio del voto, soprattutto di quello che viene inviato per posta.

Dopodiché ci vorrano ancora altri giorni per esaminare eventuali ricorsi e contestazioni.

Inoltre, il meccanismo elettorale americano è indiretto, perché i cittadini votano per dei “rappresentanti” che si impegnano a votare per l’uno o per l’altro candidato nel collegio elettorale vero e proprio. Ed è sempre possibile, è già successo, che poi qualcuno possano cambiare voto.

Ma solo alla fine, probabilmente a dicembre, il Senato, presieduto tra l’altro dal vice presidente in carica, potrà procedere allo spoglio definitivo e alla proclamazione del vincitore

Eppure, già dalla mattina del 7 novembre, il cartello dei media anti trumpiani, contravvenendo ad una regola basilare del giornalismo, cioé di attenersi ai fatti, di accertarli prima di pubblicarli e di tenerli separati dalle opinioni, non ha atteso alcun dato ufficiale, e si è arrogato il diritto di “valutare” e calcolare i voti e di proclamare vincitore il gradito Biden e finalmente sconfitto l’antipatico Trump.

Fox News, va in onda la censura di Trump

L’ultimo episodio che dimostra questo appiattimento dei media Usa su Biden e contro Trump è accaduto ieri sera e rappresenta un ulteriore scivolone dei media Usa.

L’anchorman di Fox News Neil Cavuto, infatti, ha “tagliato” la conferenza stampa di Kayleigh McEnany, press secretary della Casa Bianca e portavoce della campagna di Trump, ed ha giudicato “non provate” le sue accuse di brogli elettorali.

Nel corso del programma, Cavuto ha interrotto le immagini della conferenza stampa in cui la McEnany stava rilanciando le dichiarazioni di Trump sui risultati delle presidenziali, i brogli che si sarebbero verificati in alcuni Stati soprattutto nel voto per posta.

La speaker, in particolare, stava affermando che “Tutti i voti devono essere controllati”.

“Non posso continuare a mostrarvi tutto ciò – ha detto invece il conduttore di Fox NewsSta accusando l’altra parte di voler accettare le frodi e il voto illegale. A meno che lei non abbia maggiori dettagli per sostenerlo, io non posso continuare a mostrarvi queste immagini“.

 

 

La Fox, del resto, già durante la campagna elettorale si è schierata insieme agli altri media importanti – noi li chiameremmo i “giornaloni” – contro l’attuale inquilino della Casa Bianca. E nei giorni scorsi altri suoi commentatori, come Sean Hannity e Tucker Carlson, hanno etichettato come “infondata” l’accusa di Trump che le elezioni gli “sono state rubate”. Ma siamo nel campo delle legittime opinioni, appunto espresse dai commentatori.

Ieri sera, invece, uno scivolone di tutt’altro tenore.

Ad andare in onda erano le immagini di una conferenza stampa. Certo, si tratta delle opinioni espresse dalla portavoce di una delle due parti in causa. E che parte in causa!

Il presidente degli Stati Uniti in carica, e soprattutto uno dei due contendenti di una elezione che mai come in questo caso si conclude sul filo di lana, con pochissime migliaia di voti a fare la differenza.

E che sostiene di essere stato sconfitto per i brogli elettorali.

Insomma, certamente una “notizia”. E che come tale dovrebbe essere trattata dai giornalisti e dai professionisti dell’informazione: riportate insieme, magari dopo le dichiarazioni di Biden, che alle presidenziali sembra essere in vantaggio e quindi il probabile vincitore, ma comunque riportate e riferite al pubblico.

Il conduttore delle Fox News si è comportato non come l’esponente del più avanzato, ammirato e libero giornalismo del mondo, ma come il gerarca di un qualsiasi governo autoritario, o come un qualsiasi dittatorello infastidito da affermazioni poco gradite: ha fatto scattare una becera censura, chiudendo le immagini e tagliandole dalla trasmissione.

Ed ha dato anche la “motivazione” di questa censura, si è sostituito ai giudici che saranno chiamati a valutare i ricorsi dei legali di Trump, e le ha “giudicate” infondate.

Non c’è che dire, proprio un bell’autogol per il giornalismo americano, scivolato velocemente da Quarto potere a partigianeria del (nuovo) potere.

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