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Il problema dei problemi: Pd e M5s, opposizioni parlamentari e di governo spaccate ai propri interni

Il problema dei problemi: Pd e M5s, opposizioni parlamentari e di governo spaccate ai propri interni

03 Giugno 2019 0 Di Marino Marquardt

I problemi dei problemi sono racchiusi nelle constatazioni che: 1) L’elettorato, gli iscritti e la geografia interna del M5s figurano spaccati tra filosalviniani e persone con sensibilità di Sinistra; 2) L’elettorato, gli iscritti e la geografia interna del Pd figurano spaccati tra postcomunisti e postdemocristiani di ispirazione renziana e calendiana. Ne vengono fuori le foto di due soggetti politici in cui – all’interno di ciascuno – convivono di fatto due partiti, distinti e lontani.

M5s e Pd confuse accozzaglie prive di bussole valoriali condivise nei rispettivi interni

A differenza del passato quando i partiti si dividevano in correnti comunque fedeli alla bussola valoriale delle rispettive case madri, oggi – in assenza di valori condivisi all’interno dello stesso soggetto politico – si generano confuse accozzaglie all’ombra di simboli estranei alla storia politica del Paese.

Detto ciò si ricava che nel Pd, il maggior partito di opposizione – nonostante la sciagurata fusione a freddo tentata da Valter Veltroni – convivono sempre più litigiosamente l’anima di Sinistra e quella di Centro. Anime entrambe corrotte dallo scorrere del tempo (quella di Sinistra sempre più centrista e quella di Centro sempre più destrorsa) ma pur sempre antagoniste.

Inutile dire che una scissione, in tempo di proporzionale come l’attuale, potrebbe essere salutare per entrambe. Sarebbe un omaggio alla chiarezza e un contributo alla salute mentale degli elettori.

Discorso simile per il M5s, sempre più forza di opposizione “governativa”. L’equivoco né di Destra né di Sinistra sul quale i Cinquestelle hanno lucrato elettoralmente a lungo non è più sostenibile. Il gioco ha funzionato quando il M5s era all’opposizione, non può funzionare quando si ricoprono responsabilità di Governo. E quando bisogna operare scelte politiche di Destra o di Sinistra. E a maggior ragione non può funzionare se il partner di Governo rappresenta una forza politica come la Lega che – attraverso il suo Capo religioso – interpreta i valori della Destra becera, razzista, intollerante.

Vale la stessa considerazione fatta per il Pd. Una scissione sarebbe oltremodo salutare.

Scomporre per poi ricomporre. E’ il vecchio teorema democristiano post-Tangentopoli che oggi potrebbe tornare utile per cercare di assemblare il comune e diffuso sentiment di Sinistra, un “sentire” che oggi non trova approdi né nel Pd né nelle residue schegge della Sinistra. Sarebbe un modo per cercare di rimettere insieme sulla base di valori condivisi e non sulla base di ideologie il disperso popolo progressista. E per contrapporlo ad una Destra a guida Salvini sempre più monolitica.

Ovviamente questa esposta è soltanto una esercitazione intellettuale in attesa che il premier Giuseppe Conte decida di staccare la spina a questo strazio.

03/06/2019 h.08.10

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