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Iran, Hassan Rouhani vince le elezioni e resta presidente

Iran, Hassan Rouhani vince le elezioni e resta presidente

20 Maggio 2017 0 Di Pietro Nigro

Iran, il presidente moderato e riformatore Hassan Rohuani ha vinto le elezioni e battuto lo sfidante Ebrahim Raisi. Sulle sanzioni il “negoziatore” dovrà trattare con Trump.

Elezioni in Iran, vince Rouhani

Il dato delle elezioni presidenziali che si sono svolte venerdì in Iran sarebbe ormai definitivo, ed il risultato è stato annunciato in tv dal ministro degli Interni, Abdolreza Rahmanifazli: il presidente uscente, il moderato Hassan Rouhani, ha vinto con il 57 per cento, 23,5 milioni di voti su 41,2.

Secondo è arrivato il suo principale sfidante, il più intransigente Ebrahim Raisi, che ha ottenuto 15,8 milioni di voti.

Il risultato del voto era in qualche misura atteso, e l’Ayatollah Hassan Rouhani, il grande artefice dell’accordo con gli Usa per fermare la proliferazione delle armi nucleari in Iran, era dato per favorito.

Rouhani, nato nel 1948 nel nord dell’Iran, nel 1960 è entrato nel movimento islamico dell’Ayatollah Khomeini, e per questo è fuggito all’estero nel 1977 ed è ritornato dopo la rivoluzione del 1979. E’ stato segretario del Consiglio supremo di sicurezza nazionale dal 1989 al 2005 ed è stato protagonista dei negoziati sul nucleare dal 2003 al 2005.

 

Secondo mandato per il presidente negoziatore

Rouhani è già stato eletto presidente nell’agosto 2013 e proprio durante il suo mandato, nel 2015, l’Iran ha firmato gli accordi che hanno definitivamente interrotto il programma di armamenti nucleari ed ottenuto un alleggerimento delle sanzioni internazionali.

La riconferma di ieri viene vista dunque come una approvazione e una conferma dell’elettorato per la sua presidenza “moderata” e per i suoi sforzi di riapertura al mondo e di ricostruzione economica del Paese.

Lo stesso Rouhani ha peraltro insistito molto, nella sua campagna elettorale, su certi temi, proponendo agli iraniani di scegliere tra le “libertà civili” e l’estremismo.

Raisi, da parte sua, ha accusato Rouhani di danneggiare l’economia e si è proposto come il difensore dei poveri, auspicando una politica di maggiore intransigenza verso l’Occidente.

E tra i due lo scontro è stato durissimo, ed ha dato vita ad una asperrima campagna elettorale. Ma il futuro potrebbe essere ancora più arduo, per il presidente Rouhani.

Sul piano internazionale, la sua rielezione è vista come una conferma e un mantenimento degli accordi sul nucleare del 2015. Ma Rouhani si è proposto di far eliminare anche le altre sanzioni che ancora gravano sul Paese, e resta da vedere se si riuscirà a portare avanti il negoziato.

Lo scoglio più grosso da superare potrebbe essere nell’amministrazione Usa, guidata da Donald Trump, tanto ostile all’Iran da aver definito quello del 2015 come il peggiore accordo mai firmato dagli Usa.

Le sanzioni purtroppo continuano a strozzare l’economia iraniana, tanto che la povertà e l’indigenza di larghi strati della popolazione sono state il tema dominante della campagna elettorale. L’unica fonte di ricchezza resta il petrolio, le cui esportazioni sono riprese sensibilmente all’indomani dell’accordo sul nucleare. Ma l’inflazione e la disoccupazione restano altissime.

E nel Paese rimangono anche tutti gli ostacoli e le difficoltà di ordine sociale e politico, che impediscono a Rouhani di realizzare cambiamenti troppo “spinti”.

A cominciare dal capo supremo del regime, l’Ayatollah Ali Khamenei, che conserva il potere di veto e l’ultima parola su qualsiasi decisione governativa e che conserva il comando delle forze di sicurezza. E a finire con quegli ambienti istituzionali che Rouhani si è inimicato in questi mesi ed anni.

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