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Israele, bye bye, Bibi: il nuovo governo manda Netanyahu all’opposizione, per ora

Israele, bye bye, Bibi: il nuovo governo manda Netanyahu all’opposizione, per ora

13 Giugno 2021 0 Di Rebecca Gnignati

Alla Knesset la fiducia al 36imo governo di Israele: 60 voti favorevoli, 59 contrari. Bibi Netanyahu all’opposizione dopo 12 anni, ma per quanto tempo?

Israele, fiducia per un pelo al governo di coalizione

A Gerusalemme non é stata una giornata facile, a casa Netanyahu men che meno: dopo 12 anni al potere,  il leader indiscusso del Likud non é più primo ministro d’Israele. Alle 21, ora locale, il “Governo del cambiamento” guidato da Naftali Bennet ha ottenuto la fiducia alla Knesset, mettendo ufficialmente fine all’era Bibi, almeno per il momento.

Sostenitori ed oppositori del nuovo governo, concordano su un punto: é un momento storico. Da oltre un decennio a questa parte, la politica israeliana non ha conosciuto destra o sinistra, la divisione era semplice: con Netanyahu o contro Netanyahu. Punto.

Ora sembra profilarsi una nuova era, un’era in cui le posizioni politiche di una nazione non sono dettate da un uomo. Sembra solo profilarsi, perché dire che la vittoria di Bennet é stata debole, è un eufemismo.

Il nuovo primo ministro, che di mestiere fa il camaleonte, essendo stato, nel giro di tre decenni, comandante dell’esercito, imprenditore tech, direttore di un consiglio di coloni e militante in ben cinque forze politiche (tra cui il Likud), ha deluso anche le peggiori aspettative, che lo vedevano vittorioso per 61-59.

La fiducia, votata a seguito dell’elezione del nuovo presidente del Knesset Miki Levi di Yesh Atid, è stata infatti striminzita: 60 favorevoli, 59 contrari e un astenuto. Non un segno promettente per un governo il cui equilibrio interno é estremamente fragile, perché fondato sull’unione di otto partiti, tra estrema destra, sinistra e un partito arabo.

Dopo dodici anni Netanyahu va all’opposizione ma promette battaglia

La domanda ora é se il governo resisterà fino al 2023, quando é previsto un cambio al “top job” tra Bennett e Yair Lapid, leader di Yesh Atid, nuovo Ministro degli Esteri e “primo ministro alternante”.

Nel secondo periodo del mandato, Bennet dovrebbe diventare Ministro dell’Interno e degli Affari Coloniali. 

Naturalmente se il nuovo capo dell’opposizione, Benjamin Netanyahu, non riuscisse a far cadere prima un governo nato per distruggerlo, come ha già promesso di fare più volte durante il suo discorso di uscita alla Knesset.

Nel discorso prima del voto di fiducia, Bennet, che ha ringraziato Netanyahu e si è congratulato con il nuovo presidente-eletto di Israele, Isaac Herzog, ha ribadito che il suo governo si concentrerà sullo sviluppo di nuove infrastrutture, sull’economia, la salute, sui tagli alla burocrazia: “su temi che uniscono, mentre cercheremo di non dare troppo peso a quelli che ci dividono, seppur ribadendo mano ferma sui temi della sicurezza e dell’Iran. Incertezza dunque sulla questione palestinese, anche se nel discorso inaugurale il nuovo pm abbia menzionato nel suo discorso che il suo governo proteggerà gli “interessi israeliani” nell’Area C della Cisgiordania, territorio che secondo gli Accordi di Oslo sarebbe dovuto arrivare ad essere gestito indipendentemente dall’Autorità Palestinese.

Il nuovo governo rappresenterà molti dei cittadini d’Israele: da Ofra a Tel Aviv, da Rahat a Kiryat Shmona. In questa unione sta l’opportunità”

Non tutti gli israeliani ci credono, soprattutto a meno di un mese dagli scontri con Gaza. Bibi sicuramente non ci crede e, mentre il presidente Usa Biden si congratula con Bennett, Netanyahu promette ai suoi seguaci che, “con l’aiuto di Dio”, questo governo cadrà prima del previsto.

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