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La transizione ecologica non ignori i piccoli Comuni

La transizione ecologica non ignori i piccoli Comuni

19 Agosto 2022 1 Di Nunzio Ingiusto

Una vera risorsa per il Paese, trattata a fasi alterne dalla politica. Un manifesto della loro Associazione invoca ora attenzione dal nuovi Parlamento. Un appello  da condividere.

La transizione ecologica non ignori i piccoli Comuni

Finora se n’è parlato poco, ma con la campagna elettorale in corso a qualcuno verrà in mente di affrontare il tema. dei piccoli Comuni. Sono una risorsa economica e sociale che a fasi alterne viene affrontata dalla politica. I milioni di italiani che vivono in queste realtà, di solito, ad alto valore ambientale reclamano ancora una volta attenzione.

L’Unione nazionale comuni comunità enti montani in questi giorni si è fatta avanti con un manifesto indirizzato ai partiti in vista delle elezioni del 25 settembre. Un testo che condividiamo nello spirito di quell’unità nazionale di cui sentiamo parlare a più non posso.

“La Legislatura che prenderà il via con le elezioni politiche dovrà avere una specifica attenzione per i territori, per le aree interne, per le comunità delle Alpi e degli Appennini e per le aree montane. Le comunità dei territori sono il fulcro di una nuova economia, che renda la transizione ecologica desiderabile e concreta. Sono il fulcro di innovazione che genera e rigenera le comunità”. Questa la sostanza dell’appello.

La politica vuole ridurre le sperequazioni e le ingiustizie. Quelle territoriali, oggettivamente, sono le più odiose, perché basta girare l’Italia per rendersene conto. Le piccole Amministrazioni allora dicono, guardate che c’è l’iniziativa

“Camminare insieme in dialogo”.

Ai partiti vengono fatte cinque proposte: ambiente, comuni, green economy, foreste, digitalizzazione Paesi.

Sono tutte praticabili nello sforzo di ammodernamento del Paese. Parliamo di oltre 5 mila realtà; accolgono circa 10 milioni di abitanti e negli ultimi 10 anni sono stati scelti da migliaia di famiglie in fuga dalle città intasate ed inquinate.

C’è il rovescio della medaglia dello spopolamento che interessa quei Comuni dove non c’è lavoro, mancano servizi essenziali per condurre una vita dignitosa.

Tuttavia, nella transizione ecologica queste comunità sono state considerate per le loro specificità. Ma tutto cio’ che serve per farle sentire “integrate” con il resto del Paese è da progettare e costruire . L’Uncem ricorda che  da 70 anni si è fatta carico dell’evoluzione e del miglioramento  delle condizioni socio-economiche di tali popopolazioni.

Gli Enti locali – si legge nel manifesto – grazie all’impegno costante delle Delegazioni regionali sono strumenti decisivi per l’erogazione dei servizi, per la creazione di opportunità di sviluppo  per l’innovazione e per la riduzione di divari. Le sfide del futuro le vincono i Comuni, insieme”.

Davvero si puo’ ridurre il divario tra piccoli e grandi Comuni? Si, risponde l’Associazione, se parte un dialogo sui territori con “valli più forti e coese, Unioni montane e Comunità montane da rafforzare nel loro impegno per superare fragilità e debolezze”.

E allora da dove ripartire? Dai risultati già raggiunti nella legislatura che si conclude, segnata da pandemia, crisi economica, crisi ecologica e crisi energetica e resa più dura dalla guerra alle porte dell’Europa.

Del resto la grande maggioranza degli italiani aspira a vivere in un Paese più sostenibile e meno caotico. Dopo il 25 settembre c’è bisogno di “un lavoro attento, fatto di stimoli e proposte verso il Parlamento e il Governo che provengono dalla nostra Associazione che coinvolga con più radicalità tutti i Partiti politici, i Gruppi parlamentari, singoli Deputati e Senatori, tutto il Consiglio dei Ministri”.

Un buon appello, ripetiamo, purché non resti inascoltato: tanto a Sinistra, quanto a Destra o al Centro.

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