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L’educazione incontra il Metaverso

L’educazione incontra il Metaverso

30 Marzo 2023 0 Di Vittorio Zenardi

Per Metaverso nella letteratura contemporanea si intende una “realtà digitale che combina aspetti dei social media, del gioco online, della Realtà Aumentata e di quella virtuale (AR e VR)”.  Secondo il Piano Scuola 4.0 (DM 161/2022) “l’utilizzo del Metaverso in ambito educativo costituisce un recente campo di esplorazione, l’Eduverso, che offre la possibilità di ottenere nuovi spazi di comunicazione sociale, maggiore libertà di creare e condividere, offerta di nuove esperienze didattiche immersive attraverso la virtualizzazione, creando un continuum educativo e scolastico fra lo spazio fisico e lo spazio virtuale per l’apprendimento, ovvero un ambiente di apprendimento onlife”.

L’educazione incontra il Metaverso

di Giovanbattista Trebisacce, Professore di Pedagogia generale Università degli studi di Catania e Socio AIDR

L’Eduverso, ovvero l’utilizzo del Metaverso in ambito educativo, costituisce un recente campo di esplorazione che offre innumerevoli possibilità di insegnamento e di apprendimento che vanno ben comprese per poterle utilizzare e sfruttare al meglio. Volendo risalire all’origine del termine Metaverso, esso compare per la prima volta nel romanzo di fantascienza post-cyberpunk Snow Crash di Neal Stephenson, pubblicato nel 1992. “Hiro non è affatto lì dove si trova – vi si legge -, bensì in un universo generato dal computer che la macchina sta disegnando sui suoi occhialoni e pompando negli auricolari. Nel gergo del settore, questo luogo immaginario viene chiamato Metaverso”.

Per Metaverso nella letteratura contemporanea si intende una “realtà digitale che combina aspetti dei social media, del gioco online, della Realtà Aumentata e di quella virtuale (AR e VR)”.  Secondo il Piano Scuola 4.0 (DM 161/2022) “l’utilizzo del Metaverso in ambito educativo costituisce un recente campo di esplorazione, l’Eduverso, che offre la possibilità di ottenere nuovi spazi di comunicazione sociale, maggiore libertà di creare e condividere, offerta di nuove esperienze didattiche immersive attraverso la virtualizzazione, creando un continuum educativo e scolastico fra lo spazio fisico e lo spazio virtuale per l’apprendimento, ovvero un ambiente di apprendimento onlife”.

Un importante ente americano di ricerca, il Center for Universal Education del Brookings Institution, ha inteso tracciare una serie di linee guida per un utilizzo adeguato del Metaverso nel mondo educativo attraverso il Manifesto A whole new world: Education meets the metaverse. Dalla lettura delle linee guida emergono sei parole-chiave indispensabili per sapersi orientare e governare il cambiamento.

  1. COLLABORAZIONE. Il saper lavorare in team è diventato oggi fondamentale in qualsiasi ambito. Mantenere questo modo di interagire nel Metaverso sarà importante.
  2. L’importanza di comunicare in maniera adeguata attraverso comportamenti corretti e rispettosi è un valore fondamentale nella vita quotidiana e nei social. Sarà ancora più stringente nel Metaverso dove l’onlife è un tutt’uno con il nostro essere.
  3. Apprendere attraverso la scoperta e apprendere facendo, saranno approcci importanti per chi si avvicina a questa nuova dimensione. Pensiamo alle disabilità e al potenziale applicativo del Metaverso.
  4. PENSIERO CRITICO. Da sempre è alla base di un insegnamento che miri ad una interiorizzazione dei contenuti e ad un apprendimento autentico che arricchisca chi apprende. Non una testa da riempire ma una testa pensante e “ben fatta”.
  5. PROBLEM SOLVING. Essere in grado di generare soluzioni anche in situazioni impreviste.
  6. FIDUCIA IN SE STESSI. Quello che manca nelle nuove generazioni. Perseverare nel raggiungimento di un obiettivo ma rialzarsi più forti di prima di fronte ad un insuccesso.

Una nuova sfida, dunque, a cui la società, ma soprattutto la scuola, non può sottrarsi. Una scuola che sappia farsi ponte, come nell’omonimo racconto di Kafka, che ricorre alla metafora del ponte per farne un soggetto attivo di transito e di relazione. La scuola interpreta in maniera corretta la sua vocazione e missione di ponte se non si volta indietro, con il rischio di perdere ciò che costituisce l’oggetto della sua attenzione e del suo amore, cioè la conoscenza, che pure si nutre delle testimonianze del passato, le custodisce e le valorizza per acquisirne chiavi interpretative efficaci, finalizzate a leggere e capire meglio il nostro attuale e a non avere paura dello sguardo verso il futuro e l’ignoto, proprio perché forte del solido ponte culturale che essa ha costruito tra passato  e presente.

Una scuola, dunque, che sappia farsi ponte, come nell’interpretazione che ne fornisce Kafka, non ha paura del cambiamento, anzi si candida a governarlo, a studiarne e gestirne le conseguenze per quanto riguarda i modi sia di pensare che di fare, mettendo le nuove generazioni e tutti noi in condizione di essere dei cittadini attivi digitali. 

 

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