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Legge di Bilancio, il ricorso al deficit 2020 sale a 16,3 miliardi

Legge di Bilancio, il ricorso al deficit 2020 sale a 16,3 miliardi

03 Novembre 2019 Off Di Pietro Nigro

Mattarella firma la legge di Bilancio, che farà ricorso ad un maggior deficit per un valore di 16,3 miliardi nel 2020, di 12,7 miliardi nel 2021 e 10,5 miliardi nel 2022.

Manovra, conti in ordine grazie al maggior deficit da 16,3 miliardi

La legge di Bilancio farà ricorso ad un maggior deficit per un valore di 16,3 miliardi nel 2020, di 12,7 miliardi nel 2021 e 10,5 miliardi nel 2022. Emerge dalla lettura della tabella finale della Legge di Bilancio che è stata approvata dalla Ragioneria generale e firmata ieri sera dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella insieme al Decreto “Imprese”. La manovra finanziaria del Governo Conte 2, quindi, può iniziare ora il suo iter in Parlamento.

E dunque si possono fare i primi veri conteggi sul costo della manovra, se rimarrà immutata nel passaggio parlamentare.

Il costo maggiore della manovra sarà sostenuto dal deficit di bilancio, permesso dalla flessibilità consentita all’Italia dall’Unione europea. Dalle tabelle ufficiali che corredano la manovra si ricava che il maggior deficit sarà di 16 miliardi di euro, mentre il resto arriverà da maggiori entrate e minori spese.

Le maggior entrate, in particolare, dovrebbero derivare tra l’altro dalla stretta fiscale, comprensiva di lotta all’evasione, e dalle varie microtasse introdotte o rimodulate dal Governo giallorosso. La parte fiscale, dunque, sarà pari a 2 miliardi di euro nel 2020 e a 4 miliardi nel 2021. In questo importo è inserita anche la Plastic tax, che è destinata ad essere introdotta soltanto a metà del 2020.

Sarà poi sterilizzata completamente la clausola Iva da 23 miliardi che doveva scattare il prossimo anno, e sarà parzialmente ridotto, di 10 miliardi, l’aumento delle aliquote fiscali previsto nel 2021 (12% e 23,5%).

Manovra, l’iter parlamentare è pieno di incognite

Ora il testo della Legge di Bilancio, firmato ieri da Mattarella, avvia il suo iter per l’approvazione parlamentare, che non sarà certo privo di insidie e ostacoli: praticamente tutte le forze politiche hanno infatti già annunziato l’intenzione di presentare non pochi emendamenti e correttivi.

E non sono poche le norme introdotte nella Legge di Bilancio e praticamente subito sconfessate da tutti, a cominciare dalla stretta sulle auto aziendali e a finire alla Plastic Tax e alla Sugar Tax.

Secondo alcuni osservatori, tuttavia, il vero scontro potrebbe essere non tanto su quel che c’è nella manovra ma su quello che non c’è entrato: le modifiche al prepensionamento con Quota 100, una voce che in particolare i renziani di Italia Viva vorrebbero destinare alla riduzione delle tasse, ma che è difesa a spada tratta.

Quota 100 e Plastic Tax: ecco i nodi della Legge di Bilancio

La battaglia più aspra in Parlamento potrebbe scatenarsi su Quota 100, perché il Movimento 5 stelle è intenzionato a difendere ad oltranza il prepensionamento con 62 anni di età e 38 di contributi, mentre Italia Viva vorrebbe cancellarla.

In ballo ci sono svariati miliardi di euro che potrebbero essere spostati, secondo i renziani, su altri capitoli, come ad esempio la riduzione delle altre tasse ed imposte.

Ma sul tema si potrebbe trovare un compromesso che lasci in piedi il provvedimento, ma ne riduca il costo soprattutto tramite la eliminazione di alcune finestre di uscita. Per esempio, allungando il tempo di attesa, che per i dipendenti privati è di 3 mesi e per quelli pubblici di 6.

La Sugar tax, invece, è la tassa che si vorrebbe imporre sulle bevande gassate (che potrebbero essere colpite anche dalla Plastic Tax se vendute nel Pet).

La Relazione tecnica allegata alla Legge di Bilancio stima che la Sugar Tax poterebbe alle casse pubbliche 234 milioni nel 2020, 262 nel 2021, 256 e 275 milioni nei due anni successivi. Ma non tutte le forze politiche sono favorevoli alla sua introduzione, voluta soprattutto da Pd e M5s, e i renziani sono apertamente contrari.

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