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LIFELONG LEARNING: NELLA VITA C’È SEMPRE DA IMPARARE

LIFELONG LEARNING: NELLA VITA C’È SEMPRE DA IMPARARE

30 Luglio 2020 0 Di Vittorio Zenardi

Negli ultimi anni di progresso tecnologico accelerato e di cambiamenti sempre più vistosi, la necessità di continuare ad apprendere anche dopo il percorso di studi tradizionali, ha dimostrato di ricoprire un ruolo fondamentale nella vita delle persone. L’apprendimento permanente e continuativo – lifelong learning – permette infatti, a chi lo mette in pratica, di rispondere in modo efficace ed effettivo ai nuovi bisogni, cambiamenti e sfide che si presentano durante la vita.

LIFELONG LEARNING: NELLA VITA C’È SEMPRE DA IMPARARE

di Sandro Zilli, Innovation Manager, Resp. Osservatorio AIDR Innovazione e Crescita Digitale

La capacità di apprendere è una pietra angolare della motivazione e della crescita umana. Sia che si tratti di argomenti di interesse personale, sia che si tratti di temi utili allo sviluppo professionale, la curiosità e l’apprendimento possono portare ad una vita più appagante e multidimensionale. Inoltre, numerose ricerche dimostrano che una mente attiva e indagatrice aiuta a prevenire la perdita di memoria legata all’età ed il declino delle capacità cognitive.

Soprattutto negli ultimi anni di progresso tecnologico accelerato e di cambiamenti sempre più vistosi, la necessità di continuare ad apprendere anche dopo il percorso di studi tradizionali, ha dimostrato di ricoprire un ruolo fondamentale nella vita delle persone. L’apprendimento permanente e continuativo – lifelong learning – permette infatti, a chi lo mette in pratica, di rispondere in modo efficace ed effettivo ai nuovi bisogni, cambiamenti e sfide che si presentano durante la vita.

SCENARIO

 Siamo sulla soglia di importanti trasformazioni nel mondo del lavoro, ed è probabile che entro i prossimi 7 anni, i robot l’intelligenza artificiale diventeranno fondamentali nei processi industriali. Questo porterà ad una profonda trasformazione della natura stessa del lavoro, imponendo la gestione delle operation e della forza lavoro attraverso modalità totalmente nuove.  In un tale contesto è possibile che a rimetterci saranno tutti quei lavori in cui l’automazione risulterà essere più efficiente. Nasceranno quindi professioni nuove ma, considerando che per oltre la metà degli impiegati attuali cambieranno anche le mansioni, è necessario puntare più che mai alla riqualificazione poiché verosimilmente le competenze attuali potrebbero risultare insufficienti. Interessante, come riporta un recente studio di McKinsey, è considerare la previsione di scenario che entro il 2055 la metà dei lavori saranno automatizzati. In Italia quasi il 60% delle mansioni aziendali potrebbero quindi venire svolte da macchine e non più dall’uomo.

Ad essere interessati da questo processo saranno 11 milioni di lavoratori. In un futuro non troppo lontano, in sostanza, i lavoratori dovranno fare i conti con nuove skills. Ci saranno sempre alcune figure come il machine learning engineer, il data scientist o lo sviluppatore Big Data, che continueranno ad essere richiesti anche tra molti anni ma in generale, per far fronte ai cambiamenti della rivoluzione digitale, sarà necessario essere in grado di crearsi una presenza in rete molto forte caratterizzata da skills tecniche e valorizzata attraverso il personal branding. Secondo il World Economic Forum entro il 2022 le innovazioni tecnologiche ed i progressi in campo informatico porteranno alla creazione di 133 milioni di nuovi posti di lavoro. Con l’avanzare di questa rivoluzione tecnologica che vedrà il combinarsi del lavoro umano con quelle delle macchine sarà necessario porre l’accento sul re-skilling: la formazione e le competenze messe in campo fino ad oggi dovranno essere riviste ed implementate in funzione di nuovi modelli e processi di business. Sulla base di quanto detto è evidente che i profili lavorativi maggiormente richiesti saranno quelli che includeranno competenze tecnologiche e digitali e, per tale motivo, alla classica preparazione universitaria sarà fattore imprescindibile l’affiancamento di programmi post-universitari di specializzazione.

“Io sto ancora imparando”

Michelangelo Buonarroti, protagonista del Rinascimento italiano ha pronunciato queste parole all’età di 87 anni dopo aver dato vita a creazioni uniche e straordinarie.
L’artista insegna ancora oggi che non ci si può mai considerare arrivati perché
nella vita c’è sempre da imparare.

IL MODELLO DEL LIFELONG LEARNING

 Il susseguirsi di cambiamenti economici, tecnologici e sociali degli ultimi anni ha portato alla luce la necessità comune di tenersi costantemente aggiornati, e la tendenza per il futuro sembra assestarsi sul modello di lifelong learning dove l’aggiornamento delle competenze sarà fattore determinante nell’eccellere in una determinata professione. A differenza dell’apprendimento tradizionale, con il Lifelong learning, l’individuo è responsabile di tutto ciò che apprende, del modo in cui lo apprende e del contesto in cui sceglie di realizzare il proprio sapere. Questa pratica dunque si riferisce al processo di acquisizione di conoscenze e di apprendimento di nuove competenze nel corso della vita. Molte persone continuano la loro formazione per lo sviluppo e la realizzazione personale, mentre altri la vedono come un passo significativo verso l’avanzamento di carriera. Il Lifelong learning è dunque fondamentale per ampliare ulteriormente le nostre competenze e set di abilità, in risposta ad un ambiente in continua evoluzione ed a nuovi modelli di sviluppo che vedono il continuo cambiamento delle esigenze dei clienti.

L’apprendimento continuo si può esprimere in tante forme, non solo nel frequentare corsi, visitare eventi di settore, leggere libri, blog e articoli ma anche nelle attività e pratiche che un professionista svolge quotidianamente per continuare ad accrescere le proprie conoscenze e che si traducono poi nella creazione di nuove opportunità di lavoro e nel consolidamento delle proprie competenze, un po’ quello che accadeva nelle botteghe rinascimentali.

Personalmente ho abbracciato già da tempo, e con molta soddisfazione, la cultura “dell’investire in sé stessi” e, quando posso, cerco sempre d’incoraggiare i miei clienti e le persone con cui mi relaziono a perseguirla. Forse non tutti i tentativi portano subito ad un risultato concreto, ma alla fine del percorso ci scopriremo sicuramente più ricchi, con più fiducia in noi stessi e più consapevoli delle nostre potenzialità per affrontare un futuro che vede il cambiamento come una costante nella vita.

 

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