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Musica in carcere: ora suonano i detenuti

Musica in carcere: ora suonano i detenuti

09 Giugno 2016 0 Di Pietro Nigro

Il laboratorio di musicoterapia “Musica dentro” del carcere romano di Regina Coeli si conclude il 21 giugno con un evento per la Festa internazionale della musica. Musica in carcere con le improvvisazioni e musiche composte dai detenuti e suonate con i musicisti ospiti.

Musica in carcere, musicisti e detenuti suonano a Regina Coeli

Musica in carcere a Regina Coeli

Il carcere romano di Regina Coeli

Musica in carcere a Regina Coeli. Un inedito evento musicale che darà l’occasione ai detenuti che partecipano al Laboratorio di musicoterapia del penitenziario romano di essere protagonisti della musica, improvvisando e suonando le loro stesse composizioni insieme a diversi musicisti professionisti che hanno aderito entusiasticamente al progetto. L’evento, il cui titolo è “Musica dentro“, non poteva che tenersi il 21 giugno, in occasione della Festa internazionale della musica.

L’evento chiude per quest’anno il laboratorio di musicoterapia che si tiene nel carcere romano dal 2014 e che è stato voluto dalla direzione del carcere, guidato da Silvana Sergi e Anna Angeletti, e dall’associazione A Roma, insieme-Leda Colombini, che dal 1994 svolge diversi progetti nell’area trattamentale dei penitenziari romani, nell’area cioè in cui rientrano le attività volte alla riabilitazione dei detenuti.

Il laboratorio di musicoterapia è condotto da Silvia Riccio, la musicoterapista romana che già da nove anni conduce un analogo laboratorio anche nella sezione nido del carcere di Rebibbia, in cui sono ospitate le detenute insieme ai loro figli da zero a tre anni.

La musicoterapia viene utilizzata in vari ambiti terapeutici per stabilire una comunicazione tra il terapista e le persone partecipanti alla terapia attraverso il canale corporo-sonoro-musicale. In pratica, il terapista si avvale di volta in volta di suoni, della voce, del canto, di improvvisazione musicale o di musiche strutturate, e anche di movimento e di danze. In questo modo, il laboratorio di musica in carcere diventa un luogo in cui i partecipanti vengono portati ad esprimersi liberamente, a comunicare con il gruppo soprattutto con il canale non verbale, ad entrare in relazione con l’altro con modalità diverse da quanto avviene comunemente nei rapporti e nelle interazioni con le altre persone.

La musica ha ovviamente un ruolo importante in questo laboratorio, anche se ai partecipanti non è richiesta una particolare abilità musicale, perché non si richiede di eseguire musiche strutturate, ma solo di esprimersi, oltre che con la voce, con gli strumenti musicali, soprattutto quelli più semplici, quelli etnici e quelli tradizionali. Il che permette ai partecipanti, che a Regina Coeli costituiscono un insieme decisamente multietnico perché composto da italiani ed altri europei, africani e sudamericani, anche di portare nel gruppo sonorità ed altri elementi appartenenti alle rispettive culture musicali.

E come spesso accade nei laboratori di musicoterapia, anche nel caso di Regina Coeli il laboratorio ha condotto i partecipanti ad elaborare delle “composizioni” musicali, frutto del lavoro di gruppo svolto in questi mesi e che verranno “proposte” nell’evento del 21 giugno. In quell’occasione, i detenuti potranno suonare la loro produzione insieme a stornelli romaneschi, musica classica, jazz e fado portoghese, grazie all’aiuto dei musicisti che hanno aderito all’evento: i chitarristi Fabio Caricchia e Stefano Donegà, la cantante Isabella Mangani, l’arpista Chiara Frontini, il chitarrista e bassista Valerio Mileto, il pianista Francesco Valori e il percussionista Massimo Ventricini.

 

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