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Napoli-Real Madrid, quando il provincialismo appanna l’immagine della città

Napoli-Real Madrid, quando il provincialismo appanna l’immagine della città

08 Marzo 2017 0 Di Marino Marquardt

Il big match di Champions tra il Napoli e il Real Madrid è stato vissuto all’insegna della genuflessione per il grande evento, per provincialismo e pezzenteria interiore.

Napoli-Real Madrid, ul provincialismo appanna l’immagine della città

Il Napoli ha perso semplicemente perché “quelli” – i campioni del mondo – erano e sono più forti. Unico rincrescimento l’aver beccato due gol alla stessa maniera, su calci d’angolo. Nessun dramma, dunque. E, per favore, nessun processo a Sarri e alla squadra..

Detto ciò resta l’amarezza per aver rivisto per l’ennesima volta la riproposizione dell’immagine di una città plebea, seppure corretta.

Un crasso provincialismo da serie B di fronte all’Atteso Evento. Un provincialismo che ha appannato l’immagine della antica Capitale borbonica proiettata nel futuro senza più la zavorra della maschera acerrana di Pulcinella e dei mandolini.

Piacevoli da ascoltare ma obsoleti stereotipi di una società superata dal tempo. E così non va bene. Così è troppo.

In vista dei 90 minuti in programma al San Paolo è stata condizionata per giorni la vita di vaste zone della Metropoli del Sud, da sempre lacerata tra splendori e miserie.

E mai in questo caso l’antico detto napoletano “’O ciuccio quanno vede ‘e braghe tutte se caca” fu più calzante.

Ironia del caso, il ciuccio è il paziente quadrupede abbinato alla maglia del Napoli…

Ciò che è accaduto in città prima del Big Match con il Real Madrid è stata pura genuflessione verso l’attesa di un evento che altrove non suscita eccessive emozioni al di là del naturale interesse dei tifosi.

E negli eccessi sono stati coinvolti anche i mass media, locali e nazionali.

Il tutto – agli occhi di un osservatore distaccato – è finito col tradursi nella confusione tra promozione sportiva e promozione sociale, in un malcelato rilancio dell’”orgoglio napoletano”, in una sorta di servilismo, di vassallaggio culturale e di un apparentemente inguaribile complesso di inferiorità.

In una città matura, rispettosa della propria storia e consapevole della propria cultura, dei propri tesori. della propria bellezza e della propria grandezza il sogno dell’“Impresa” non può giustificare né tollerare esplosioni di “pezzenteria” culturale e intellettuale.

Una “pezzenteria” che nulla ha da spartire con la povertà o con la disoccupazione. Purtroppo il più delle volte si è pezzenti dentro. E questo è il guaio maggiore…

Ps. Immagino le critiche e gli insulti. Non replicherò.

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