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Pd, Renzi si dimette e il nuovo leader Calenda lo maltratta

Pd, Renzi si dimette e il nuovo leader Calenda lo maltratta

08 Marzo 2018 0 Di Marino Marquardt

Berlusconi e Renzi, i due leader sul viale del tramonto. E il neo iscritto Calenda arriva a completare l’opera: portare il Pd al centro.

Pd, Renzi lascia per manifesta incapacità

Mortificati dalle urne e dal Rosatellum il cui impiego avrebbe dovuto rendere più accogliente l’alcova del Rosatellum, i due ex Compari sono dunque costretti ad abbandonare la scena. Matteo Renzi lascia per manifesta incapacità nel ricoprire il ruolo di leader, Silvio Berlusconi saluta per raggiunti limiti di età.

Meste uscite dal campo. Senza dire che l’ultimo tentativo di furbata – quello delle dimissioni postdatate da Segretario del Pd – finirà con l’offuscare ulteriormente ciò che resterà del ricordo dell’ex Capo Scout.

Da lunedì saranno ufficializzate le dimissioni, il Ragazzo non sarà più il Segretario Dem.

La Direzione preparerà la successione. Il Giovanotto potrà andare a sciare come desiderava da tempo…

Si spengono le luci su Renzi e Berlusconi, si accendono i riflettori su Carlo Calenda, il Ministro dello Sviluppo fresco di tessera Pd che già parla da Capo.

45 anni, quasi coetaneo dell’ex Rottamatore, al di là della vicinanza anagrafica c’è un abisso tra i Due. Dallo stile pieraccionesco della provincia toscana di Renzi a quello dei salotti dorati romani contenitori di elité frequentati da Calenda.

Salotti che talvolta amano ricoprire con tinte rosé l’arredamento.

Conservatore dichiarato che sa usare il linguaggio della Sinistra, Carlo Calenda è insomma l’uomo giusto per terminare il lavoro che il maldestro Giovanotto di Rignano non era riuscito a finire, quello di collocare definitivamente il Pd al centro dello schieramento politico e farne la Dc del Terzo Millennio.

Figlio dell’Establishment, Calenda, da vedere se si concretizzerà l’operazione “Monti 2.0”. Non a caso l’Astro nascente proviene dalla montiana Scelta Civica.

 

Governo, contatti sottotraccia tra 5 stelle, Pd e Lega

Intanto in attesa che nel Pd sbiadisca o venga confermata la originaria posizione renziana (col Frodatore matricolato sì, con i Cinquestelle no), proseguono i contatti individuali sottotraccia tra pentastellati e piddini. Come non mancano approcci riservati e a bassa voce tra gli uomini di Luigi Di Maio e quelli di Matteo Salvini.

Al di là del chiacchiericcio, la situazione comunque al momento resta di stallo. Non si riuscisse a cavar ragno da buco, il pallino passerà nelle mani del Capo dello Stato. E Sergio Mattarella ha tra le mani un’arma micidiale e persuasiva: quella delle elezioni anticipate.

Tradotto per il volgo: perdita delle poltrone appena conquistate, perdita del previsto bottino di cinque anni ammontante a circa seicentomila euro con annessi e connessi e perdita – per quanti ne avessero bisogno – dell’immunità parlamentare.

Per neo o riconfermati Parlamentari un abbraccio con i Cinquestelle – a ben vedere – potrebbe ben valere tutto ciò… O no?

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