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Pisa, laurea al Dalai Lama che concilia scienza e buddhismo

22 Settembre 2017 0 Di Patrizia Russo

La cronaca della due giorni del Dalai Lama a Pisa. Laurea honoris causa in Psicologia alla massima autorità spirituale del buddismo tibetano.

In 3mila a Pisa per il Dalai Lama

“Tutti gli esseri umani sono uguali e tutti hanno la stessa aspirazione ad essere felici”.

Prende il via da questa affermazione la lunga ed ispirata riflessione che il Dalai Lama ha proposto alle oltre tremila persone accorse mercoledì in piazza dei Cavalieri a Pisa per ascoltare il capo spirituale del Buddhismo tibetano. Riflessione ampia e profonda su quel che sta accadendo intorno a noi, in questo mondo che sembra proporci tante innovazioni tecnologiche mirabolanti per rendere più facile la nostra vita e migliore la nostra esistenza.

Ma questa tecnologia ci ha reso davvero felici? La domanda che pone ad ognuno di noi è: “Stiamo soffrendo o siamo felici?” Tutti desideriamo e cerchiamo amore, serenità, vivere senza conflitti. Questa è la nostra natura, ma perché soffriamo?

Una risposta prova a darla Lui stesso. Le sofferenze ce le creiamo da soli. Dovremmo utilizzare la nostra intelligenza per sviluppare i valori della felicità. Se impiegata sola e in assenza di una dimensione etica e di “valori interiori”, può essere anche distruttiva.

Insomma utilizziamo l’intelligenza nel modo sbagliato. Per esempio oggi in Yemen ci sono milioni di bambini che soffrono. Questo vuol dire che tutti noi abbiamo una responsabilità, quella di poter fare qualcosa per creare un mondo più felice.

Poi rivolto alle scolaresche presenti si sofferma sull’educazione. Il sistema educativo odierno è troppo improntato sui valori materialistici e quindi crea una cultura materialista che non è in grado di sviluppare le qualità umane che sono dentro ognuno di noi. A scuola, dall’asilo all’università, bisognerebbe insegnare educazione della mente e delle emozioni, costruendo forti valori interni. Progetto che Lui stesso sta portando avanti insieme a istituzioni americane e indiane.

Ci preoccupiamo del fisico, del materiale ricercando il conforto delle esperienze sensoriali, ma la rabbia e la paura vengono “da dentro” indipendentemente dagli input esterni. Dovremmo curare di più il nostro mondo interiore come curiamo quello esteriore. Curare le malattie che abbiamo dentro. Pertanto, un’esortazione alle nuove generazioni: “Fate diversamente! Abbiate una visione olistica basata su ideali e valori interni, costruite un secolo di pace! Il XXI secolo è nelle vostre mani!

Poi un accenno alla libertà e al dialogo tra le religioni. Sulla terra siamo 7 milioni e siamo tutti uguali. Tutte le religioni portano un messaggio di pace e compassione. Non mi piace leggere titoli giornalistici, quali “Buddhista terrorista”. Queste due parole non possono stare vicine, afferma contrariato. Nel momento in cui una persona uccide è un terrorista; non è né musulmano, né buddista, né cristiano.

Terminato il suo interessantissimo e coinvolgente discorso, il Dalai Lama ha risposto alle numerose domande. In particolare si è soffermato su quella di Marta, una bambina che frequenta le elementari che ha chiesto a Sua Santità se le donne possono fare la guida spirituale.

Non c’è differenza tra uomini e donne, siamo esseri umani risponde con il suo sorriso e con il suo tono che è sempre molto calmo, disteso, ma deciso. Le donne hanno più spiccate caratteristiche quali l’affetto, l’empatia e sono più sensibili verso gli altri e i loro problemi. Quindi hanno un ruolo molto importante per promuovere questi valori nella società.

E rivolto a Marta, ribadisce che questo secolo da poco iniziato è in mano ai giovani. “Prendetevi a cuore i problemi dell’umanità di 7 miliardi di persone!” Così tu, Marta, ma tutti gli altri giovani darete un contributo importante. Poi conclude affermando: “Se la maggior parte dei leader del mondo fossero donne avremmo un mondo più pacifico”.

Quando finisce di parlare e piano piano scende dal palco tra gli applausi, sembra che si siano spente le luci, su una piazza dei Cavalieri illuminata da un caldo sole settembrino. Il suo modo di essere informale, a tratti ironico, vitale ha fatto sentire tutti noi presenti i benvenuti. Il suo modo di parlare utilizzando parole semplici, con una visione chiara e aperta arriva direttamente al cuore e ti avvolge, trasmettendo una bella sensazione di pace, serenità e fratellanza.

Il Dalai Lama al simposio The Mindscience of reality”

Gli impegni pisani del Dalai Lama sono proseguiti nel pomeriggio del 20 settembre e per tutto il giorno del 21 a Palazzo dei Congressi, dove ha partecipato al simposio internazionale “The Mindscience of Reality”, organizzato dall’Università di Pisa e dall’Istituto Lama Tzong Khapa di Pomaia.

La due giorni di studio si è aperta con i saluti del professor Bruno Neri, co-chairman del convegno, del direttore dell’Istituto di Pomaia Filippo Scianna, dell’attore Richard Gere, affezionato discepolo del Dalai Lama, e del rettore dell’Ateneo pisano Paolo Mancarella.

L’origine del simposio sta nella convenzione firmata all’inizio del 2016 tra l’Università di Pisa e l’Istituto Lama Tzong Khapa di Pomaia – uno dei centri di studi e pratica del Buddismo Mahayana più importanti in Europa e punto di riferimento per le comunità tibetane in Occidente – che ha favorito sinergie e convergenze sullo studio della mente, nell’ottica di un confronto tra l’approccio occidentale e quello tipico delle tradizioni contemplative e della cultura tibetana.

Laurea honoris causa in Psicologia clinica e della salute

Il momento più sentito e seguito del simposio è stata la cerimonia di conferimento della laurea magistrale honoris causa in Psicologia Clinica e della Salute a Tenzin Gyatso, il XIV Dalai Lama del Tibet, che è avvenuta la mattina del 21 settembre.

Dopo i saluti del rettore Paolo Mancarella e la Laudatio tenuta dalla professoressa Amy Cohen Varela, responsabile di “Mind&Life” Europe, Angelo Gemignani, presidente del corso di laurea magistrale in Psicologia Clinica e della Salute, ha illustrato i motivi del conferimento, sottolineando l’attenzione che da sempre Sua Santità ha rivolto, non solo verso il mondo esterno, ma anche verso l’interiorità dell’uomo, ovvero verso la sua vita psichica.

Una sua celebre affermazione recita:

Se vogliamo costruire la pace nel mondo costruiamola in primo luogo dentro ciascuno di noi”.

Questa ricerca della pace interiore è favorita dalla Mindfulness o dalla Compassione, due costrutti di diretta derivazione buddhista, che rappresentano la base mentale del lavoro in ambito psicologico del Dalai Lama.

Lo sviluppo e la pratica della Compassione nella vita quotidiana, promossi dal Dalai Lama, non vanno intesi come un postulato o un percorso religioso di fede, ma sono una vera e propria educazione del pensiero che diventa fondamentale per il benessere e lo sviluppo psicofisico e relazionale dell’individuo nella società. Il legame tra il Dalai Lama e la scienza occidentale – come ha concluso Gemignani – è perfettamente racchiuso in questa Sua citazione: “La mia felicità nell’avventurarmi nella scienza è basata nel fatto che credo che sia la scienza che il buddhismo perseguono la compassione della realtà della natura per mezzo di indagine critica. Se l’analisi scientifica arrivasse a dimostrare nel modo più conclusivo che certe affermazioni del buddhismo sono false, allora dovremmo accettare le conclusioni della scienza e abbandonare tali affermazioni”.

A quel punto viene consegnata la pergamena ad un Dalai Lama eccezionalmente vestito di nero, nel tradizionale abbigliamento accademico (tocco e toga). Ed è Sua santità stessa che, nella Sua Lectio Magistralis,spiega il perché con una battuta: “Mi hanno dato il Nobel per la pace e ho perso il conto delle lauree magistrali, sono vestito di nero.… i monaci buddisti non possono indossare il nero. Ma voi mi avete regalato questo abito e io lo indosso. Io sono uno come voi, un essere umano come gli altri 7 miliardi di esseri umani che cerca di dare il proprio piccolo contributo per costruire un mondo migliore”.

Dopo aver ringraziato l’Università di Pisa per un riconoscimento che “viene conferito da una delle più eminenti e storiche università europee”, il Dalai Lama racconta del suo impegno, “nelle ultime quattro decadi, nello stabilire un dialogo autentico tra le scienze della mente dell’antica India e le contemporanee discipline delle neuroscienze, della psicologia e della ricerca clinica”.

“Sono convinto – ha detto – che un’autentica collaborazione tra le scienze psicologiche contemporanee e le scienze della mente dell’antica India sia possibile e possa offrire un considerevole contributo alla comprensione scientifica e allo sviluppo di tecniche educative e terapeutiche”.

Come monaco Buddhista, il Dalai Lama ha detto che si impegna a promuovere l’armonia tra le tradizioni religiose del mondo. Come Tibetano, si impegna a preservare la lingua, la cultura e l’ambiente naturale del Tibet. Ma come uomo, incoraggia le persone ad essere felici, a capire che se le loro menti non sono tranquille il benessere materiale non porterà loro la pace. Perciò si impegna a far rivivere la comprensione del funzionamento della mente e delle emozioni dell’antica India e a diffonderla tra gli scienziati e gli educatori. Ma aggiunge un monito. I suoi incontri non vogliono indurre le persone a cambiare religione. È giusto che ognuno segua la sua fede, altrimenti si crea confusione. L’importante è praticare e farlo con costanza e in modo serio. Uno scroscio di applausi e una standing ovation terminano il discorso, che passa agli altri relatori.

Tenzin Gyatso XIV Dalai Lama del Tibet

Ma chi è Tenzin Gyatso, XIV Dalai Lama del Tibet?

Nato il 6 luglio 1935 a Taktser, un villaggio del Tibet, inizia la sua formazione all’età di 6 anni e a 23 ottiene il titolo accademico di Geshe Lharampa, il massimo livello accademico previsto dalla Scuola Gelug del Buddhismo tibetano fondata da Lama Tzongkhapa.

Fino a oggi, ha ricevuto numerosi premi, lauree e dottorati honoris causa come riconoscimento del Suo messaggio di pace, non-violenza, responsabilità universale e compassione, armonia inter-religiosa e integrazione tra scienza e spiritualità. Nel 1989 Gli hanno conferito il Premio Nobel per la Pace.

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