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Primarie Pd, ora per Matteuccio l’incubo trappolone

Primarie Pd, ora per Matteuccio l’incubo trappolone

02 Marzo 2017 0 Di Marino Marquardt

Se alle primarie Pd votasse per Emiliano o Orlando il 10-15 per cento di quelli che hanno votato no al referendum, per Renzi scatterebbe un pericoloso trappolone.

Primarie Pd, rischio trappolone

Forte del 61 per cento accreditatogli da un sondaggio Scenari Politici tra gli iscritti al Pd (Michele Emiliano 21 per cento, Andrea Orlando 18), il signor Matteo Renzi fino a qualche giorno fa considerava le primarie Pd come una sorta di cocchio dorato sul quale sarebbe salito per essere condotto alla riconquista della segreteria del Nazareno.

Ma nel giro di pochi giorni lo scenario è repentinamente cambiato. E la carrozza non è tornata zucca come nella fiaba di Cenerentola ma – peggio – si è trasformata in trappolone.

Un trappolone dal quale l’ex segretario difficilmente potrebbe venirne fuori ed uscirne indenne.

Per spiegare la preoccupazione del signor Matteo Renzi è necessario tornare alle primarie che lo videro per la prima volta candidato alla segreteria del Pd. E fare un po’ di conti.

L’8 dicembre 2013 – come si ricorderà – l’affluenza al voto fu di circa tre milioni di elettori. Vinse l’astro nascente Renzi col 70 per cento dei voti, più di due milioni di consensi.

Detto ciò – e prendendo come riferimento l’affluenza del 2013 – basterebbe che quelli del No decidessero di scendere in campo seppure in piccola parte per comprometterne disegno e ambizioni.

Considerando il già ben avviato mercato dei voti e delle tessere, e considerando l’affluenza alle ultime primarie, a naso potrebbe essere sufficiente la partecipazione di un buon 10/15 per cento di quanti il 4 dicembre bocciarono la Riforma costituzionale per mandare a carte quarantotto i sogni di rivalsa dell’ammaccato ex premier.

Sarebbe sufficiente spalmare le preferenze tra Emiliano e Orlando per non far raggiungere a nessuno dei tre candidati quel 50 per cento che consente di vincere.

In questo caso il segretario dovrebbe essere eletto dall’Assemblea e lì potrebbero vedersene di cotte e di crude.

L’endorsment di Giorgio Napolitano per Orlando e il divorzio da Renzi a favore del Guardasigilli di Anna Finocchiaro, una dal fiuto lungo in materia di posizionamenti, sono in merito più di un indizio.

Senza dire che le truppe dalemiane ed emilianiane in Puglia potrebbero indirizzare in modo fino ad ieri non prevedibile l’esito della competizione elettorale. Non da escludere uno sgambetto a Renzi anche da part degli elettori M5s.

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