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Referendum, un voto che può cambiare la Repubblica

Referendum, un voto che può cambiare la Repubblica

07 Novembre 2016 0 Di Rita Dietrich

Il quesito da votare al Referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre 2016 incide sugli assetti fondamentali della Repubblica italiana.

Un Referendum sull’assetto della Repubblica

Il prossimo 4 dicembre saremo chiamati alle urne per un Referendum costituzionale che potrebbe apportare cambiamenti radicali per l’Italia.

Nonostante il desiderio condiviso di diminuire i costi della politica, di snellire le procedure per legiferare e di aggiornare alcuni aspetti tecnici di alcune parti della nostra Costituzione, per poter comprendere effettivamente la nuova proposta occorre fare il punto della situazione.

Per i più distratti, per quelli che pensano che andare a votare non serva a nulla e anche per quelli che hanno più o meno le idee chiare, ma desiderano fare un ripassino ecco il testo del Referendum sul quale siamo chiamati a indicare la nostra scelta.

Approvate voi il testo della legge costituzionale concernente ‘disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del Cnel e la revisione del titolo V della parte II della Costituzione’ approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 88 del 15 aprile 2016?

Sembra un quesito solo, ma in realtà racchiude 5 domande che hanno solo in parte un nesso fra di loro. Per tale motivo occorre spacchettarlo per comprendere effettivamente di che si tratta.

 

Referendum costituzionale

Prima di tutto occorre dire che questo è un Referendum costituzionale, e cioè previsto dalla stessa Costituzione quando una proposta di legge che modifica la Carta costituzionale non passa in Parlamento con lo scarto di voti necessario per diventare a tutti gli effetti una legge.

I nostri Padri costituenti, infatti, sin dal !948 hanno previsto che eccetto per i principi fondamentali, la Costituzione possa essere modificata a secondo delle esigenze che sarebbero venute in futuro.

Il procedimento che modifica una parte della Costituzione però è differente rispetto a quello delle leggi ordinarie, tanto che la nuova legge, oltre a passare al vaglio di entrambi i rami del Parlamento, deve avere la maggioranza dei due terzi dei membri.

Se tale circostanza non accade, su espressa richiesta di più di un quinto dei membri di una Camera, o di più di cinquecentomila elettori oppure di più di cinque Consigli regionali, la Costituzione prevede che la legge sia posta al giudizio della popolazione con un referendum confermativo.

 

Il Referendum costituzionale è confermativo

Quindi il Referendum costituzionale non è un referendum abrogativo, il Si è approvare il No è rifiutare.

Il Sì serve per approvare, il No serve per respingere la riforma costituzionale.

Non occorre ottenere il quorum, ma vale il risultato espresso dalla maggioranza dei votanti.

Ciò comporta che a differenza degli altri referendum, non andare a votare non è una terza forma di voto, che esprime la sua contrarietà al quesito referendario, ma riduce solo il numero dei votanti, favorendo ulteriormente lo schieramento vincente, propri come accade per le elezioni politiche.

Specificato questo, occorre adesso comprendere meglio i quesiti, poiché non si tratta più di tematiche tecniche o sociali, ma di sostanziali modifiche della più importante legge dell’Italia, ovvero la sua Carta costituzionale, madre di tutto il sistema legislativo nazionale.

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