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Sahel-Sahara, i jihadisti arruolano adepti anche nel Polisario

Sahel-Sahara, i jihadisti arruolano adepti anche nel Polisario

26 Luglio 2021 0 Di Corrado Corradi

I gruppi jihadisti che imperversano nel Sahel-Sahara possono contare su una nutrita riserva di reclutamento nei campi del Polisario.

Cosa sta succedendo nel Sahel-Sahara?

Cosa sta succedendo nel Sahel-Sahara, più specificatamente in quella regione che lambisce il sud dell’Algeria, il sud del Marocco, il nord est della Mauritania e il nord del Mali?

Fino a ieri si sapeva che elementi riconducibili a AQMI (Al Qaeda nel Maghreb Islamico) e ISIS si erano infiltrati in area, avevano dato vita ad alleanze (anche parentali) con alcuni capi di tribù dedite a traffici illeciti e ad attività predatorie e che si era venuta a creare una novella formazione jihadista che ha preso il nome di EIGS (secondo la definizione dei servizi francofoni: “Etat Islamique dans le Grand Sahara”, cioè Stato Islamico nel Grande Sahara).

Fin qui tutto secondo un percorso evolutivo che era tutto sommato facile da prevedere. Però… un però c’è sempre, e infatti, il però non previsto è apparso in tutta la sua pericolosità solo recentemente e si chiama Polisario.

Non che non si sapesse cos’era il Polisario, ma si è voluto preservare fino all’ultimo il suo buon nome perché ritenuto lo strumento di difesa di una minoranza che ci si ostina a ritenere oppressa, ma che in realtà è solo lo strumento di un disegno strategico algerino che già dal 1974 era fuori da ogni contesto storico e ora è anche fuori tempo massimo: l’accesso all’oceano atlantico.

Senza perdersi nei meandri di una storia che, per il Marocco, affonda le sue radici in una decina di secoli fa, e per l’Algeria in una sessantina d’anni fa, andiamo al nocciolo della questione della sicurezza in quella regione in cui si è incistato il jihad: il Sahel Sahara.

I jihadisti arruolano adepti anche nel Polisario

Cinque giorni orsono, i militari francesi dell’operazione “Berkane”, in coordinamento con quelli statunitensi, hanno ucciso in uno scontro a fuoco due guerriglieri dell’EIGS che avevano una caratteristica: appartenevano al Polisario e a detta degli esperti non si trattava nemmeno di due guerriglieri di secondo piano.

No, si trattava di due dirigenti definiti “proches collaborateurs” del capo di EIGS, Adnane Abou Walid Al Saharawi, uno incaricato del reclutamento e dell’addestramento e l’altro della giustizia (shari’atica, ovviamente) in seno al gruppo jihadista.

Ci vuol poco a capire che l’EIGS recluta anche in seno a quel movimento indipendentista armato, da tutti ritenuto laico e socialista, sostenuto dall’Algeria e che risponde al nome di Polisario

Anche perché non è una novità che da qualche anno quel gruppo armato, sotto traccia e con il favore dell’Algeria che intendeva sottrarsi alla pressione dei gruppi jihadisti filiati dalla guerra civile ’93-’98, faceva lingua-in-bocca con AQMI (Al Qaeda nel Maghreb Islamico), con Al-Mourabitoune (gruppo jihadista sorto nel 2013 dalla fusione del Movimento dell’unicità e il jihad nell’Africa Occidentale (MUJAO), con il gruppo minore denominato «Signataires par le sang», e con il Gruppo di Sostegno all’Islam e ai Musulmani, sorto nel 2017 durante la guerra del Mali.

L’uccisione dei suddetti due responsabili jihadisti riconducibili al Polisario sembra proprio confermare che quella milizia inizialmente preposta alla difesa del popolo Saharawi (chissà poi da quale offesa, visto che gran parte del popolo Saharawi è perfettamente integrato nel sud del Marocco?), adesso, forse anche perché un po’ negletta da un’Algeria in preda ad altri più seri problemi, si stia riorientando politicamente, socialmente e militarmente per aderire a un jihadismo che si appresta ad imperversare nel Sahel-Sahara.

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