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Smart Working, Codella (Aidr): con POLA e digitale verso un nuovo modello di PA trasparente e al servizio del cittadino

Smart Working, Codella (Aidr): con POLA e digitale verso un nuovo modello di PA trasparente e al servizio del cittadino

04 Gennaio 2021 0 Di Vittorio Zenardi

Il POLA dovrà individuare le modalità attuative dello smart working prevedendo, per le sole attività che possono essere svolte da remoto, che almeno il 60% dei lavoratori possa usufruirne. Ovviamente la partecipazione allo svolgimento di attività lavorativa in modalità “agile” non potrà determinare penalizzazioni per i dipendenti ai fini del riconoscimento di professionalità e della progressione di carriera.

Smart Working, Codella (Aidr): con POLA e digitale verso un nuovo modello di PA trasparente e al servizio del cittadino

Segretario generale dell’Associazione Italian Digital Revolution – AIDR, l’avv. Sergio Alberto Codella ci spiega cosa è il “POLA” e come impatterà insieme alla transizione al digitale nell’organizzazione della PA

 

Lei è un avvocato giuslavorista da sempre attento alle novità che interessano il mondo del lavoro. Ci può illustrare cosa è il POLA?

Una delle principali innovazioni della disciplina normativa in materia di smart woking nella PA riguarda l’introduzione del Piano organizzativo del lavoro agile e, cioè, il cd. POLA. Tale novità è stata introdotta dall’art. 263 del decreto-legge n. 34 del 2020 (convertito con modificazioni dalla legge n. 77 del 2020), secondo cui le Amministrazioni pubbliche dovranno redigere, sentite le organizzazioni sindacali, il POLA, come “sezione” del Piano della performance. Il POLA dovrà individuare le modalità attuative dello smart working prevedendo, per le sole attività che possono essere svolte da remoto, che almeno il 60% dei lavoratori possa usufruirne. Ovviamente la partecipazione allo svolgimento di attività lavorativa in modalità “agile” non potrà determinare penalizzazioni per i dipendenti ai fini del riconoscimento di professionalità e della progressione di carriera.

Ma quali sono le finalità ed i contenuti del POLA?

Nella sostanza il POLA deve assicurare la promozione e, se così si può dire, la “diffusione” dello smart working nella PA in modo maggiormente organico rispetto al passato e tutto ciò “a valle” della esperienza emergenziale determinata dal Covid 19. Il POLA dovrà infatti definire le misure organizzative, i requisiti tecnologici, i percorsi formativi del personale, anche dirigenziale, e gli strumenti di rilevazione e di verifica periodica dei risultati conseguiti, anche in termini di miglioramento dell’efficacia e dell’efficienza dell’azione amministrativa, della digitalizzazione dei processi, nonché della qualità dei servizi erogati, anche coinvolgendo i cittadini, sia individualmente, sia nelle loro forme associative.

 

Entro quando si deve redigere il POLA?

Il POLA deve essere redatto entro il 31 gennaio di ciascun anno ed a partire dal 2021. Manca quindi davvero poco tempo per la scadenza del termine entro cui le PA si debbano adeguare. Anche per questa ragione AIDR ha favorito la formazione di una rete di professionisti che possa assistere le PA interessate per la redazione di questo documento così importante per il futuro e lo sviluppo dell’organizzazione della cosa pubblica. AIDR fin dal principio e da ormai molti anni ha promosso eventi, incontri e documenti volti a diffondere la cultura dello Smart working sia in ambito pubblico sia in ambito privato, essendo stati tra i primi soggetti in Italia ad intuire l’importanza del lavoro agile.

 

Smart working e transizione al digitale sono un binomio perfetto?

Le esperienze maturate durante il lock down hanno dimostrato il perfetto binomio fra Smart working e transizione al digitale. Bisogna fare tesoro di quell’esperienza per accompagnare il processo di rinnovamento e trasformazione della PA per trasformarla in nuovi modelli lavorativi, capaci di aumentare le prestazioni verso i cittadini e le imprese, migliorando allo stesso tempo il livello di responsabilità, fiducia e competenza del personale. I POLA e i Piani Triennali per l’Informatica delle singole PA dovranno includere attività, processi di lavoro e modelli organizzativi a supporto, accelerando sulla semplificazione e la dematerializzazione di atti e documenti, anche per favorire la transizione digitale della PA; competenze informatiche, da diffondere a tutti i livelli per facilitare l’utilizzo di software e piattaforme di interscambio e comunicazione destinate ad affiancare le scrivanie e i PC connessi alle reti; dotazioni strumentali e materiali adeguate, hardware e software, che in molti casi si sono rivelate insufficienti a supportare lo smart working.

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