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Spifferi e teoremi, aspettando la direzione dei Dem di lunedì

Spifferi e teoremi, aspettando la direzione dei Dem di lunedì

10 Marzo 2018 0 Di Marino Marquardt

Martina assume la regenza del Pd, mentre Matteo Renzi sogna di riprendere il controllo di quel che resta del suo giocattolo.

Spifferi e teoremi aspettando la direzione dei Dem di lunedì

Non si dà pace e – infantilmente – sogna l’immediata rivalsa. Accade quando la politica diventa affare privato. L’ex Capo scout – non è mistero – aspira a formare il partito degli eletti Pd griffati Matteo Renzi, sogna di dar vita al Partito dei Parioli con un pugno di fedelissimi senza personali portafogli voti e quindi sensibili ai richiami dei forti.

Un pugno di obbedienti al proprio servizio, insomma. Un pugno di scudieri e palafrenieri che però non si sa fino a qual punto possano restar tali. E Renzi lo sa bene.

Il Ragazzo di Rignano conosce bene la fragilità, la corruttibilità della lealtà avendo egli stesso fornito in merito ampia dimostrazione della scarsa affidabilità umana.

“Enrico stai sereno”, ricordate?

Il Giovanotto, incattivito dalla durissima mazzata delle urne – come detto – sogna la vendetta, la rivincita a stretto giro.

Esattamente come quanti, pur anagraficamente cresciuti, sono rimasti bambini dentro. Roba da Neuro…

Non a caso, dunque, fioriscono le ipotesi sulle eventuali conseguenze dell’ira funesta dell’ex Rottamatore rottamato.

Ipotesi che vanno da un allargamento a Salvini del Patto Renzi-Berlusconi (in merito gettonatissimo il riferimento all’incontro di ieri ad Arcore tra Silvio Berlusconi e il gentiluomo Denis Verdini), alla formazione di commandos di senatori sabotatori, a una nuova scissione che possa così consentire all’Arrogante di riprendere nelle sue mani ciò che resta del giocattolino che si stava costruendo all’interno del Nazareno.

Le variabili, insomma, non mancano.

Tutte ipotesi tuttavia di scarsissima valenza politica e di scarsissimo riverbero sugli interessi del Paese e di quanti in questo Paese non ce la fanno più.

Inutile dire che al di là del chiacchiericcio e delle esercitazioni politologiche, tutto appare sospeso almeno fino a lunedì, giorno della Direzione Pd.

Sarà un primo test, un primo assaggio della forza degli schieramenti in campo per la scontata guerra interna.

Al Vicesegretario Maurizio Martina è affidato il compito di tenere temporaneamente le redini del Partito, di traghettarlo verso la nuova Segreteria e verso i colloqui col Quirinale.

Poca roba, Martina non è un leader e non ha lo spessore e l’autorevolezza necessaria per gestire il drammatico momento che attraversano i Dem.

E il problema più grosso che si profila e che rischia di rallentare tutta la fase post-elettorale (se non si perverrà ad una rapida successione dell’ex Capo Scout) è che allo stato il Pd è di fatto senza guida. E rischia di restarlo a lungo.

Chi interloquirà col Capo dello Stato quando inizieranno i colloqui? E con quale autorevolezza? Con quale mandato?

Intanto i poveri del Paese – e sono milioni – non possono più aspettare.

I capricci di Renzi e i giochi dei Partiti e dei Palazzi frenano il varo del Reddito di Cittadinanza, primo e irrinunciabile punto del programma Cinquestelle.

E quanti storcono il muso, quanti ritardano l’approvazione del provvedimento, quanti ne bocciano la portata sociale appellandosi alla necessità di offrire il lavoro che non c’è in sostituzione di questa misura assistenziale, saranno i primi bersagli della collera popolare pronta ad esprimersi nuovamente nelle urne.

E ciò sia chiaro a tutti i litiganti.

Il recente risultato elettorale – lo tengano ben presente i vari Quaquaraquà – hanno rivelato la conquistata consapevolezza da parte dei cittadini della inettitudine di quanti hanno governato nell’ultimo ventennio il Paese e i Partiti. Lo tengano ben presente i Nani e le Ballerine del circo politico!

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