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Strage al concerto di Las Vegas, 58 morti: America sotto choc

Strage al concerto di Las Vegas, 58 morti: America sotto choc

02 Ottobre 2017 0 Di Pietro Nigro

America sotto choc per la più tremenda strage commessa da un singolo: spara sulla folla del concerto e uccide 58 persone. Centinaia di feriti. 

Strage al concerto di Las Vegas, America sotto choc

Mai un singolo uomo è stato responsabile di una così tremenda carneficina: 58 morti e almeno 500 feriti. E’ il bilancio, purtroppo ancora provvisorio, della strage al concerto di Las Vegas di ieri sera. Il responsabile, un uomo, un singolo uomo, che intorno alle 20 di sera, dalla sua camera al 32esimo piano dell’hotel Mandalay. ha sparato in un micidiale tiro al bersaglio sulla folla che assisteva ad un concerto. Un uomo che voleva uccidere, appostato su un luogo elevato e con una visuale amplissima, ben rifornito di armi da guerra – una decina di fucili automatici – e da centinaia di pallottole.

Laggiù in basso, invece, oltre alla solita straordinaria folla di turisti in movimento tra casinò e centri commerciali, anche gli spettatori dell’ultima serata del Route 91 Harvest Festival.

Uno squilibrato, ma da quella posizione non ha avuto bisogno di grandi abilità da cecchino. Gli è bastato sparare nel mucchio, nella folla assiepata di 22 mila persone, per essere certo di colpire qualche bersaglio.

Con micidiale freddezza, come hanno riferito quei testimoni che sono sopravvissuti alla strage, si è sentito sparare raffiche automatiche di decine di proiettili alla volta, interrotte solo dalla pausa necessaria a prendere un altro fucile e ricominciare a sparare.

E il disperato fuggi fuggi a nulla è servito se non a provocare atri feriti schiacciati dalla massa di persone in movimento.

Sullo sfondo, a fare da grottesco scenario a questa incredibile tragedia, lo skyline dei grandi casinò e degli alberghi perennemente illuminati della capitale mondiale del gioco d’azzardo. Una città sorta dal nulla in mezzo al deserto che attira ogni anno 3 milioni e mezzo di persone da tutto il mondo. E per giunta, capitale di uno Stato, il Nevada, che ha fatto della libertà assoluta in materia di armi da fuoco, il suo mantra e la sua bandiera.

L’uomo, al termine di questa spaventosa carneficina, si è anche tolto la vita poco prima che gli agenti facessero irruzione nella sua camera d’albergo. La polizia ha rapidamente dato un nome a quel folle, Stephen Paddock, di 64 anni, che viveva in una comunità per pensionati a Mesquite, nel Nevada e che è arrivato al Mandalay hotel giovedì scorso.

Rivendicazione dell’Isis, ma è poco credibile

L’organizzazione terroristica dello Stato islamico ha rivendicato a sé la responsabilità del massacro, come aveva fatto per l’altra strage, quella di Orlando in Florida, in cui un uomo solo ha ucciso 49 persone. Secondo l’agenzia di stampa Amaq, si tratterebbe di un uomo recentemente convertitosi all’Islam.

Ma la polizia e l’Fbi escludono del tutto una azione terroristica e danno poco credito alla rivendicazione, che non indica il nome dell’omicida né fornisce altre prove. Si propende per il gesto, incomprensibile e inspiegabile, di un folle, di un uomo fuori di sé, senza precedenti penali e di cui si ignorano del tutto opinioni politiche e valori religiosi.

Per tutto il giorno la polizia ha cercato di rintracciare chiunque lo conoscesse, i parenti e soprattutto la donna che si ritiene sia, o sia stata la sua compagna. Il fratello di Paddock, Eric, rintracciato dalla polizia e dai giornalisti americani, non ha saputo dire nulla, nè ha saputo dare spiegazione alcuna del folle gesto.

Una cosa è certa: oltre ai dieci fucili trovati nella camera d’albergo di Las Vegas, la polizia ha trovato un altro arsenale nella sua casa di Mesquite, distante 150 km.

Il messaggio di Trump

Il presidente Donald Trump, che ha fato sapere di volersi recare a Las Vegas, ha commentato la strage al concerto con un comunicato diffuso dalla Casa Bianca. “Ha ucciso brutalmente più di 50 persone e ne ha ferito altre centinaia. È stato un gesto semplicemente malvagio”, ha detto Trump, che ha ordinato di abbassare le bandiere a mezz’asta in tutto il Paese in segno di lutto. E da tutti i leader del mondo arrivano messaggi di analogo sbigottimento.

In tutti gli Stati Uniti lo sgomento per la strage al concerto di Las Vegas è enorme, per un massacro di tale portata che ha ovviamente ridato fiato a quanti contestano la libertà e soprattutto la facilità con cui negli Usa è possibile comprare armi. Polemiche che riprendono puntuali ogni volta che qualcuno, folle o terrorista, compie l’ennesima strage. E che prendono a bersaglio il Secondo emendamento della Costituzione, che garantisce il diritto di chiunque di portare armi e che gli avvocati e i lobbisti delle grandi aziende del settore difendono strenuamente.

 

Tra le altre, si è levata la voce ad esempio di Chris Murphy, senatore del Connecticut, lo Stato in cui nel 2012 26 persone, tra bambini e maestri, sono stati uccisi in un tragico attacco ad una scuola.

E’ assurdo che i miei colleghi abbiano tanta paura dell’industria delle armi che fingono di non avere risposte politiche a questa epidemia”.

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