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Totò, principe della risata ed ora pure dottore: laurea honoris causa a Napoli

Totò, principe della risata ed ora pure dottore: laurea honoris causa a Napoli

05 Aprile 2017 0 Di Pietro Nigro

Una laurea magistrale honoris causa ad Antonio de Curtis, in arte Totò. Il titolo è stato attribuito al Principe della risata dall’università Federico II di Napoli.

Laurea honoris causa a Totò

Una laurea magistrale honoris causa. Anzi, una “laura“. Alla faccia del bicarbonato di sodio, avrebbe detto Antonio De Curtis, in arte Totò, morto esattamente 50 anni fa. Ed a riceverla, sebbene alla memoria, è proprio lui, l’indimenticato Principe della risata protagonista di cento film e prima ancora di mille spettacoli di teatro e varietà.

A pensarci è stato Renzo Arbore, che da buon uomo di spettacolo non poteva che essere anche un fan di colui che ha reinventato l’arte della comicità. A conferirgliela è invece il Magnifico rettore della Federico II, l’università della città natale di Totò. Il Principe, infatti, figlio illegittimo di un nobile, è nato nel 1898 nel quartiere Sanità di Napoli e proprio nei teatri di Napoli ha iniziato a calcare il palcoscenico diventando forse il più grande ed acclamato attore comico che la storia italiana ricordi.

E poiché Totò è stato anche compositore di canzoni e di poesie, oltre che discreto suonatore di chitarra, la laurea magistrale sarà in “Discipline della Musica e dello Spettacolo. Storia e Teoria”.

Alla cerimonia, questa mattina nell’Aula magna storica dell’ateneo napoletano, uno dei più antichi d’Italia e del mondo, erano presenti le massime autorità accademiche: oltre che il ministro della Cultura Dario Franceschini, il Rettore Gaetano Manfredi, il direttore del Dipartimento di Studi umanistici Edoardo Massimilla, Matteo Angelo Palumbo, docente di Letteratura italiana alla Federico II, oltre ovviamente al maestro Renzo Arbore. A ricevere la laurea, invece, Elena Anticoli, figlia di Liliana de Curtis e nipote del grande Totò.

Renzo Arbore e Elena Anticoli nipote di Totò

Aula magna dell’Universita’ Federico II di Napoli: l’abbraccio di Renzo Arbore e di Elena Anticoli, figlia di Liliana de Curtis e nipote di Totò (ph. Ansa / C. Fusco).

“Per aver incarnato e portato sullo schermo tutte le “articolazioni” dello spettacolo: dalla mimica alla comica, che gli riuscivano particolarmente spontanee, a quella teatrale e cinematografica, acquisite da una lunga esperienza personale che Totò ha vissuto e saputo catturare. Una cultura che rispecchia anche una napoletanità nobile che, nella sua carriera artistica e sociale, ha sempre rappresentato naturalmente”, ha detto Renzo Arbore, che a Totò ha dedicato una speciale “Laudatio“.

Totò, attore comico ed anche drammatico

Già, perché Totò è stato innanzitutto attore, protagonista di un centinaio di film soprattutto comici che ogni buona televisione puntualmente ritrasmette 50, 60 e perfino 70 anni dopo che sono stati girati.

E come attore, il Principe della risata è stato, come ha detto Gaetano Manfredi, “uno dei più straordinari interpreti dello spettacolo comico teatrale e cinematografico italiano, lasciando contributi incisivi anche come drammaturgo, poeta, paroliere e cantante”.

Uno degli aspetti più evidenti della sua comicità, che ha preso a piene mani dalla tradizione della commedia dell’arte, è stato certamente la mobilità fisica, la padronanza dei gesti e dei movimenti del corpo, delle articolazioni e della mimica facciale, di volta in volta utilizzati in chiave grottesca, ridicola, buffa o spiritosa.

E poi la grandissima abilità recitativa, la duttilità di linguaggio, la capacità di imitare e parodiare tic, espressioni, toni e pose di chiunque, unita alla pratica di una vita dell’improvvisazione e della invenzione estemporanea.

In anni e anni di carriera, a teatro, al cinema e in televisione, Totò ha rappresentato in tutte le possibili varianti un tipico italiano, che sia esso rappresentante del popolino o della piccola media perfino alta borghesia, sempre e comunque protesi a ricongiungersi in qualche modo alla nobiltà, vera o presunta.

Il merito artistico di Totò forse più decisivo ma ignorato dai più, come ha ricordato Arturo De Vivo, è stato individuato per primo da Tulio De Mauro, uno dei massimi studiosi di lingua italiana degli ultimi tempi. Si tratta del contributo che il Principe della risata ha dato alla storia e alla coscienza linguistica italiana.

“La memorabile creatività linguistica di Totò – ha detto De Vivo – ha consegnato all’italiano neologismi fortunati (si ricordino le “pinzillacchere”), esilaranti giochi linguistici, stranianti motti di spirito, alterazioni e deformazioni lessicali capaci di corrosive parodie dei più triti luoghi comuni. Una lezione di acrobazie verbali e fisiche, di sapiente possesso dello spazio scenico, di travolgenti, quasi surrealistiche”.

E Totò, oltre che comico, è stato anche un grande interprete di ruoli commoventi, se non a volte tragici, testimoniati da film come Guardie e ladri di Steno e Monicelli, Napoli milionaria di Eduardo, I soliti ignoti di Mario Monicelli, L’oro di Napoli di Vittorio De Sica, Uccellacci e uccellini di Pierpaolo Pasolini.

E il suo viso, deformato così curiosamente da un incidente in giovanissima età, è diventato esso stesso una maschera, una tipica maschera della commedia dell’arte. La maschera con cui Totò è entrato nella storia del cinema italiano e di lì anche nell’immaginario collettivo, nella memoria storica e nel patrimonio culturale degli italiani.

A prescindere, avrebbe detto Totò.

 

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