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Transizione ecologica, di cosa stiamo parlando?

Transizione ecologica, di cosa stiamo parlando?

26 Febbraio 2021 0 Di Andrea Fontana

Di che Transizione ecologica stiamo parlando se i governi, anche in Italia, danno sempre agevolazioni e incentivi al fossile?

Transizione ecologica, ma i sussidi vanno al fossile

“Carbone, petrolio e gas hanno impresso un’accelerazione senza precedenti allo sviluppo tecnologico, ma sono stati pagati a caro prezzo. Il loro sfruttamento da parte dell’uomo ha indotto tre importanti effetti negativi, intrecciati tra loro: ha accentuato le disparità di accesso all’energia, aumentando le disuguaglianze; ha incrementato l’emissione di gas serra nell’atmosfera, aggravando il riscaldamento globale, e, di conseguenza, ha causato un peggioramento della qualità dell’aria, con conseguenze epidemiologiche”.

Lo ha scritto il nuovo ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani in una rubrica, “Sapiens, il ritmo del progresso”, che curava per Repubblica.

Sembra incredibile, ma anche se tutti sanno che per risolvere il problema occorre tenere sotto terra i combustibili fossili, e tutti i leader si sperticano in commoventi dichiarazioni sul futuro dell’umanità, i medesimi leader continuano a concedere generosi sussidi per l’estrazione e il consumo di petrolio, carbone e gas, utilizzando addirittura 250 meccanismi di agevolazione.

Non fa eccezione l’Italia, che negli ultimi anni ha drasticamente tagliato i sussidi all’energia pulita, ma che secondo un rapporto di Legambiente, pubblicato nel dicembre 2020, eroga complessivamente 35,7 miliardi di euro (21,8 miliardi sotto forma diretta e circa 13,8 miliardi in forma indiretta) di aiuti al comparto delle energie fossili.

Alcuni di questi sussidi sono stati addirittura introdotti nel 2020, come il capacity market, che prevede 20 anni di generosissimi incentivi per nuove centrali a gas, giustificati da ragioni di sicurezza del sistema; quando per la flessibilità e la sicurezza del sistema esistono alternative più economiche, efficienti e con ridotte o zero emissioni di gas serra.

Legambiente mette in evidenza nettamente il paradosso:

“I sussidi alle fonti fossili, come sottolineato da Fatih Birol, capo economista dell’International Energy Agency, è che sono oggi il principale ostacolo allo sviluppo delle rinnovabili e di interventi di efficienza energetica che sarebbero competitivi in ogni parte del mondo, ma che invece vedono privilegiare con carbone, gas e petrolio, resi artificialmente economici dagli aiuti pubblici”.

L’Eni punta su una decarbonizzazione a metano

Così non stupisce che ENI, forte di una politica aziendale in grado di imporre ai governi le proprie scelte, abbia presentato il 19 febbraio scorso un piano industriale, che contempla un aumento della produzione di idrocarburi, anche se sposterà il peso sul gas.

L’insistenza sui fossili viene spacciata per un trend salutare. Infatti, afferma l’Ad Claudio De Scalzi: “Il metano costituirà un importante sostegno alle fonti intermittenti nell’ambito della transizione energetica”. (https://www.qualenergia.it/articoli/eni-punta-emissioni-zero-2050/).

Insomma una decarbonizzazione a metano!

La metanizzazione degli ultimi decenni rappresenta una componente importante del global warming, a causa del preoccupante aumento della concentrazione in atmosfera di CH4 , dovuto alle perdite per estrazione, distribuzione e usi finali.

Gli ultimi studi, infatti, attribuiscono al metano una responsabilità nel produrre l’effetto serra circa 10 volte maggiore di quella della CO2.

Dov’è finito il discorso di Draghi in Parlamento? Si chiede Mario Agostinelli nel blog che cura per il Fatto Quotidiano. (https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/02/24/abbiamo-trentanni-per-diventare-carbon-neutral-ma-senza-trucchi/6110632/)

Ce lo domandiamo anche noi.

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