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A Glasgow via Rimini per salvare il pianeta.

A Glasgow via Rimini per salvare il pianeta.

01 Novembre 2021 0 Di Nunzio Ingiusto

Cosa collega Ecomondo di Rimini alla Cop26 di Glasgow ? La lotta per salvare il pianeta ha bisogno di una politica che ai summit faccia seguire decisioni vere. Perché Mario Draghi puo’ essere il vero stratega del vertice scozzese.

Come sempre ha richiamato l’attenzione del mondo ambientalista e della green economy. L’edizione 2021 di Ecomondo a Rimini si è chiusa con un bilancio positivo per tutto cio’ che è stato in grado di rappresentare lungo la strada della transizione ecologica. Aver ospitato (dati dell’organizzazione) circa 1100 marchi con l’85% di presenze rispetto all’ultima edizione pre-Covid e 500 ore di convegni e seminari, vuol dire che l’universo della sostenibilità ambientale è davvero in movimento. Come negare che la sfida per il clima sia entrata in una fase cruciale ? E anche se la Cop 26 di Glasgow parte con molte incognite, l’attenzione per la salute del pianeta è in crescita. Le persone superano in sensibilità i governanti, senza i quali, tuttavia, è difficile immaginare un mondo nuovo. Provarci è l’espressione più trasmessa dalle manifestazioni per il clima.

IL G20

Il G20 di Roma con l’appello finale del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha dibattuto su temi che solo una visione condivisa del futuro puo’ trasformare in fatti concreti. E credo che il bla, bla, bla pronunciato da Greta Thumberg alla PreCop di Milano, in qualche modo sia stato avvertito anche a Roma nei giorni scorsi. Chissà se qualcuno dei leader mondiali ha saputo che nelle stesse ore romane a Rimini si discuteva di bioeconomia, rifiuti, fonti fossili, alimentazione, acqua, in una specie di similCop26 ma con le idee un po’ più chiare. Il perimetro della 10^ edizione di Ecomondo è stato molto italiano ed europeo. Tutta la terra è malata, ma gli approdi finali di molte analisi e confronti sono stati il Green New Deal europeo ed il PNRR firmato Mario Draghi. Le risorse economiche disponibili per i prossimi anni sono state rappresentate come la principale (quando non unica) cassaforte utile per realizzare i progetti di transizione verde.

Dopo Parigi 2015

L’economia europea dalla Conferenza sul clima di Parigi del 2015 ha sviluppato dentro di se contraddizioni e limiti preoccupanti. Aver visto anni dopo, dinanzi a nuove e più impellenti emergenze, riprendere i fondamentali degli accordi del 2015  con una defatigante serie di distinguo, ha diffuso, nelle nuove generazioni soprattutto, sconforto ma anche tanta tenacia. Le piazze del mondo hanno scosso la politica-lumaca che si è resa conto che deve darsi da fare. E quando dico politica necessariamente si tengono distinti schieramenti, idee, programmi, poteri.

La green economy italiana

Secondo uno studio dell’Energy Strategy Group del Politecnico di Milano, riportato dall’Ansa, la transizione green italiana creerà più di 132mila posti di lavoro con oltre 64 miliardi di euro di ricavi aggiuntivi. sono cifre cifre stratosferiche per un Paese che sconta un tragico dualismo Nord-Sud, carenze di infrastrutture energetiche, investimenti privati deboli, ritardi in tanti settori. Il governo Draghi gode di ampia credibilità internazionale ma sicuramente il suo prestigio aumenterà se saprà portare su un terreno meno conflittuale Paesi e leader recalcitranti ad abbandonare il carbone, aumentare gli investimenti sulle rinnovabili, sostenere vere politiche ambientaliste. In altre parole l’autorevolezza e il pragmatismo di Draghi, la visione del futuro che gli italiani stanno apprezzando da quando è a capo del governo, possono farne il vero stratega della conferenza sul clima . Il merito dell’italiano Ecomondo, poi  – che non è l’arca di Noè salvapianeta- è che ci ricorda c’è un grande pezzo  di società schierato ormai dalla parte giusta. Milioni di individui che hanno bisogno di una politica che ai summit e ai documenti dia un senso compiuto. In questo credo che la strada Rimini-Glasgow in quest’autunno 2021 sia diventata molto corta.

 

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