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Affaire Consip, un terremoto politico se parla Alfredo Romeo

Affaire Consip, un terremoto politico se parla Alfredo Romeo

02 Marzo 2017 0 Di Marino Marquardt

L’inchiesta sull’affaire Consip potrebbe ripercuotersi sulla politica con effetti devastanti. Soprattutto se Romeo di fronte ai riscontri concreti, decidesse di collaborare.

Affaire Consip, pottebbe essere un terremoto politico

Affaire Consip. Al punto in cui è arrivata, l’inchiesta ora potrebbe concludersi in un battito d’ali.

Di colibrì, l’uccellino col movimento alare più veloce del mondo. E già perché di fronte alla confessione e al contributo alle indagini che sta dando Marco Gasparri (il funzionario Consip gran parlatore a piede libero, mentore di Alfredo Romeo e gran suggeritore di dritte per meglio corrompere chi di dovere) e di fronte alla necessità di spiegare il significato dei pizzini con cifre e iniziali da lui autografati, l’imprenditore napoletano – insofferente alle sbarre di Regina Coeli e desideroso di tornare nella casa che si affaccia sul mare di Posillipo – potrebbe a sua volta decidersi a sciogliere il rosario…

E parlare. Si scatenerebbe il più possente terremoto politico dagli anni di Tangentopoli.

Impossibilitato a mentire da riscontri oggettivi, sarebbe una decisione saggia questa di Romeo– E ciò anche in considerazione dei prossimi interrogatori ai quali saranno sottoposti gli indagati Tiziano Renzi e Luca Lotti, rispettivamente babbo e fedelissimo dell’ex premier.

Interrogatori che potrebbero incastrare definitivamente i due. Senza dire inoltre dei possibili effetti della testimonianza che Michele Emiliano fornirà agli inquirenti in merito al fallito tentativo da parte di Lotti di coinvolgerlo in un affare immobiliare made in Puglia.

Il cerchio si stringe, dunque. E gli scenari che si aprono per il signor Matteo Renzi non lasciano presagire niente di buono.

L’ambiente che lo circonda da borderline come oggi appare potrebbe assumere caratteri criminali col procedere delle indagini.

In questo quadro inutile dire che la ricaduta politica sarà pesantissima per l’ex Capo Scout.

E ai garantisti di professione sarebbe utile far presente che di fronte a prove schiaccianti il terzo grado di giudizio è pura formalità per stabilire colpevolezze.

In un Paese normale sarebbe inaccettabile la candidatura alla guida di un partito da parte di un soggetto lambito da ombre e sospetti e per giunta eventualmente scelto da un rito truffaldino (le primarie senza regole certe).

Questo meccanismo veltroniano, anche alla luce di quanto sta accadendo a Napoli, si sta confermando del tutto inaffidabile sul piano della correttezza, della trasparenza e dell’onestà.

Sullo sfondo, intanto, già si intravedono le macerie di un Pd devastato dalla gestione renziana…

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