Al Baghdadi: uccisione, suicidio o utile scomparsa?
27 Ottobre 2019
Trump conferma: Al Baghdadi è morto “lagnandosi e piangendo”
Abu Bakr Al Baghdadi, il capo fuggitivo dello Stato Islamico, è morto, “lagnandosi e piangendo”, durante un raid condotto dalle forze speciali Usa nella Siria nord-occidentale. Parola di Donald Trump, che ha così annunciato anche una grande vittoria sullo Stato jihadista con la bandiera nera.
Era ormai da ieri sera che circolava la notizia della mote del leader dell’Isis, ma in tante versioni diverse.
Invece, secondo quanto ha detto oggi Trump in un discorso dalla Casa Bianca trasmesso alla tv americana, Baghdadi ha prima cercato di fuggire infilandosi in un tunnel senza uscita e si è poi ucciso facendo esplodere un giubbotto carico di esplosivo.
Anche nel suo caso, come in quello di Osama Bin Laden, sono state spesso segnalate possibili uccisioni, l’ultima volta nel 2017, che si sono poi rivelate false. Invece, questa sarebbe la volta buona: Trump ha rivelato che il suo corpo è stato identificato positivamente dai test del DNA 15 minuti dopo la sua morte.
“Era un uomo malato e depravato e ora se n’è andato“, ha detto Trump, aggiungendo che catturare o uccidere Baghdadi era stata la massima priorità della sua Amministrazione in materia di sicurezza nazionale.
Al Baghdadi: la morte di un leader “bollito”
Al Baghdadi, il capo dell’Isis che secondo Donald Trump sarebbe stato ucciso dalle forze speciali Usa, doveva essere ormai un leader jihadista “bollito”, sennò si sarebbe già trasferito da tempo dallo Shamm al Sahelo-Sahara, dove l’Isis si sta riorganizzando per dar vita ad un’altra entità jihadista.
Che Al Baghdadi si sia suicidato facendo esplodere la cintura esplosiva che aveva indosso, a me «me pare ‘na strunzaata».
E per una serie di ragioni, non ultima perché anziché farsi esplodere con una cintura esplosiva (dai jihadisti usata unicamente per azioni suicide e secondo un preciso cerimoniale), sarebbe stato molto più semplice e logico spararsi un colpo alla tempia…
Non si va in giro, e meno ancora si fugge, con una cintura esplosiva alla cintola se non la si vuol usare per accoppare un bel po’ di persone intorno.
Per gli Usa una occasione da non perdere
Certo che l’eliminazione di quell’impresentabile Emiro che era a capo di uno stato demenziale e pericoloso, ISIS/DAIISH, per l’amministrazione Trump potrebbe essere un’occasione da non perdere per:
- Scucire un insperato trionfo dopo una campagna militare che, definirla fiacca e inconcludente, sarebbe un eufemismo;
- Permettere agli Usa di sganciarsi da quella regione accreditandosi al mondo per aver chiuso la questione ISIS/DAIISH.
Non escluderei che Al Baghdadi, noto negli ambienti per essere persona che persegue senza scrupoli i propri interessi personali, abbia concordato una sua uscita di scena gloriosa per lui e utile per Trump.
L’intera questione è perciò da seguire, a meno che non venga conclusa con lo stessa riservatezza con la quale si è chiusa la demenziale epopea di quell’altro campione del jihadismo che era Ben Laden.