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Armando Siri bye bye. Conte lo mette alla porta. Salvini incassa e rilancia Flat tax

Armando Siri bye bye. Conte lo mette alla porta. Salvini incassa e rilancia Flat tax

08 Maggio 2019 0 Di Marino Marquardt

Armando Siri bye bye. Il premier Giuseppe Conte mette alla porta di Palazzo Chigi il Sottosegretario leghista in odor di corruzione e Matteo Salvini incassa il colpo fingendo di non averlo accusato. Come i pugili sul ring che sorridono quando beccano un cazzottone.

Il Ministro dell’Interno, vicepremier nonché leader della Lega, abbozza, cerca di sminuire l’accaduto e – tanto per deviare l’attenzione – rilancia la Flat tax. Una missione impossibile considerando i conti del Paese.

Luigi Di Maio, capo politico Cinquestelle, vicepremier e Ministro del Lavoro sta al gioco. E da parte sua propone la legge sul salario minimo.  E’ la proposta di un nuovo baratto tanto per tenere buono e non far sfigurare troppo Salvini.

Intanto, alla fine della fiera, rifiorisce il garantismo dei soliti amici dei maneggioni.

Corruzione, è boom di garantisti

Il boom del garantismo da parte degli organici al Sistema è ciò che colpisce maggiormente di fronte all’ondata di politici scoperti con le mani nella marmellata, in odor di corruzione o di vicinanza alla mafia.

E il garantismo sbandierato dai soliti alfieri di quei partiti che esprimono personaggi in confidenza col malaffare, è il garantismo affermato dagli scudieri di quelle forze politiche che da sempre annoverano navigati maestri in confidenza con la malapolitica, tutta gente che ad essa dà del tu.

Non a caso ad essere finiti nel mirino dei magistrati sono personaggi targati Forza Italia, Lega e Pd, vale a dire esponenti di partiti avvezzi agli inguacchi di ogni tipo.

E non a caso in questo guazzabuglio, in questa accozzaglia, in questa vomitevole marmellata tra politici, affari & corruzione non sono presenti i Cinquestelle. E ciò nonostante i disperati tentativi dei palafrenieri  dei corrotti di mischiare  pere e mele.

Penoso Salvini quando cerca di coinvolgere in episodi di malaffare la sindaca di Roma, Virginia Raggi. Il Leader della Lega ricorda che la Raggi è indagata ma sorvola di spiegare le ragioni dell’avviso di garanzia…

Inutile dire che gli alfieri del garantismo esprimono le proprie convinzioni con argomentazioni offensive per l’intelligenza degli interlocutori, inutile dire che questi scudieri esprimono il marcio intellettuale con argomentazioni spudorate e del tutto prive di onestà intellettuale.

E’ il garantismo osceno, quello che spunta puntualmente quando le ragioni dell’etica – in seguito alle azioni della Magistratura – non possono più essere nascoste sotto il tappeto. E’ il garantismo che fuoriesce dal letame quando la politica esprime il peggio di sé.

Ed è il garantismo che oggi rispunta di fronte alle mazzette milanesi, cadeau che coinvolgono politici, imprenditori e il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana; è lo stesso garantismo che rifiorisce di fronte all’ennesimo scandalo calabrese che vede sotto accusa il presidente della Regione, il piddino Mario Oliveiro; è il tossico garantismo che esplode di fronte  al caso del sottosegretario leghista Armando Siri oggi messo alla porta di Palazzo Chigi dal premier Giuseppe Conte.

Riesplode il virus della corruzione. E tra i protagonisti della epidemia la figura più inquietante è quella di Siri difeso strenuamente da Matteo Salvini. Ci si chiede quali rapporti intercorrano tra l’ormai ex Sottosegretario e la Lega, a quali ambienti Siri sia legato. La questione del mutuo da 600mila euro ottenuto senza garanzie e col biglietto da visita di bancarottiere fraudolento autorizza più di una illazione. Che sullo sfondo ancora una volta si muovano cappucci, grembiulini e compassi?

08/05/2019   h.17.45

 

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