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AstraZeneca verso l’assoluzione, Ema: benefici maggiori dei rischi

AstraZeneca verso l’assoluzione, Ema: benefici maggiori dei rischi

18 Marzo 2021 0 Di Daniel Fischer

AstraZeneca verso l’assoluzione: l’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) conferma, dopo una revisione della sicurezza del siero, che i benefici del vaccino contro la COVID-19 «superano i rischi» collaterali dell’inoculazione. 

AstraZeneca verso l’assoluzione, Ema: benefici maggiori dei rischi

Dopo lo stop precauzionale europeo alla campagna vaccinale con il siero di AstraZeneca, l’Agenzia Europea dei Medicinali tenta di recuperare la fiducia dei cittadini minata da un’ondata di preoccupazioni che questo particolare vaccino stesse direttamente causando trombosi e patologie fatali nei neo-vaccinati.

Timori che, enfatizzati da una campagna stampa allarmistica, hanno portato in via cautelativa, alla sospensione della somministrazione del vaccino da parte di vari governi europei, tra cui l’Italia. 

Anche nel nostro paese, dopo l’allarme scattato a causa di alcuni decessi concomitanti temporalmente con l’inoculazione della prima dose del vaccino AstraZeneca, a seguito degli esami autoptici è emerso che non vi fossero nessi di causa ed effetto tra la somministrazione del farmaco e gli eventi trombotici che hanno causato la morte dei pazienti. 

Gli studi dell’EMA sulla popolazione europea ci dicono infatti che, su oltre 5 milioni di vaccinati con AstraZeneca, i casi concomitanti di trombosi sono stati circa 30 . L’incidenza della patologia temuta, dunque, è al momento pari a 0,6 casi ogni 100 mila vaccinati – un dato troppo scarso per indicare una diretta causalità tra il vaccino e la causa di morte. 

Come termine di paragone va infatti considerato che l’incidenza annuale di trombosi nella popolazione italiana oscilla tra i 71 e 117 casi ogni 100 mila abitanti. 

I dati degli effetti collaterali nel Regno Unito

Un altro dato confortante arriva dall’autorità sanitaria britannica (Medicines and Healthcare Products Regulatory Agency). Il Regno Unito ad oggi ha già vaccinato oltre 25 milioni di persone con almeno una dose.

Di questi, ben 12 milioni hanno ricevuto l’antidoto di AstraZeneca, e il numero di decessi complessivi per la popolazione già vaccinata – senza che alcuna diretta causalità sia stata stabilita – ha riguardato 275 britannici e con un’età media superiore agli ottant’anni.

Per ciò che concerne invece il vaccino Pfizer – che gli enti regolatori del farmaco non hanno mai messo in discussione – i casi di fatalità nel Regno Unito sono stati 227 su 13 milioni di vaccini somministrati.

Sottolineando ancora una volta che si tratta di decessi che non hanno comunque ad oggi prova di correlazione con l’evento vaccinale, dalle percentuali britanniche si evince che gli eventi avversi gravi o fatali non si discostano molto tra le  due tipologie di vaccini.

Ed è proprio al Regno Unito che bisognerebbe guardare con grande attenzione e meno sensazionalismo per le statistiche su larga scala degli effetti dei vaccini, essendo il paese d’Oltremanica ad oggi il più grande laboratorio a cielo aperto per quanto riguarda la sperimentazione su larghe fasce di popolazione sia del siero di AstraZeneca che di  Pfizer, entrambi utilizzati anche in Italia.  

Del resto in questi giorni la posizione dell’EMA, ma anche quella dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), confermano che i dati finora raccolti non indicano alcuna causalità diretta tra il vaccino AstraZeneca e la trombosi. Per queste autorità sanitarie, si tratta di episodi casuali di trombosi che, purtroppo, si manifestano nella popolazione a prescindere dal vaccino. 

 

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