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Benevento: meno fuffa e più cattiveria per la salvezza

Benevento: meno fuffa e più cattiveria per la salvezza

19 Febbraio 2023 1 Di Matteo Cefalo

La vittoria di grinta contro il Brescia riaccende le speranze salvezza del Benevento. Ma guai ad esaltarsi troppo.

Prima vittoria per Stellone alla guida del Benevento; la squadra mostra carattere, ma la strada è ancora lunga

Era addirittura dall’11 dicembre scorso che il Benevento non trovava la via del successo. Al Vigorito faceva visita un Cittadella in difficoltà, piegato nel primo tempo da una bella rete di Improta. Sulla panchina dei giallorossi sedeva ancora Fabio Cannavaro, in una delle poche partite degne di nota della sua gestione. Sembra passata un’eternità. E, a dire il vero, si può dire che è effettivamente passata. Più di due mesi senza successo sono davvero troppi per una squadra come il Benevento che alla vigilia del campionato avrebbe dovuto ambire a obiettivi ben diversi dalla salvezza. Ma soprattutto più di due mesi senza successo sono davvero troppi per pensare che la vittoria di ieri contro il Brescia possa bastare definitivamente a tirar fuori le streghe dalle sabbie mobili in cui erano finite.

Certo è che, però, la prima gioia di mister Stellone sulla panchina dei sanniti può lasciar ben sperare. Tuttavia, dall’altro lato della medaglia, non si è oggettivamente visto un Benevento in grado di ottenere la permanenza in Serie B con grande facilità. Ma partiamo dagli aspetti positivi dell’1-0 di ieri sul Brescia. In primis dall’atteggiamento in campo dei giallorossi. Infatti, se l’avvio è stato sulla stessa scia delle ultime uscite, compresa la nefasta trasferta di Cagliari, ciò non si può dire per il prosieguo del match, a partire dagli ultimi minuti del primo tempo. I giallorossi, infatti, hanno abbandonato la vana ricerca di una qualsivoglia identità di gioco, che ad oggi sembra un’utopia inarrivabile, preferendo concentrarsi di più sulla cattiveria e sull’agonismo, i veri valori sui quali si fonda la salvezza di una squadra in difficoltà.

Una rivoluzione di natura caratteriale che non può prescindere dalla controparte tattica. Finalmente Stellone ha rinunciato al 3-4-3/3-5-2 che, dalle ultime partite con Caserta, passando per Cannavaro, fino a Cagliari, aveva caratterizzato tante pessime prestazioni dei beneventani. Fuori colui che forse rappresenta la più grande delusione stagionale dei sanniti, Maxime Leverbe. Spazio ad una rocciosa coppia difensiva composta da Veseli e Tosca. Proprio il centrale albanese, finora principalmente impiegato da braccetto di destra, ha sfornato una grande prestazione, incarnando più di tutti lo spirito pragmatico della squadra nel secondo tempo. Meno virtuosismi e più palle spazzate in stile terza categoria.

Sulla fascia destra El Kaouakibi ha pressoché seguito le orme del compagno di reparto. Dall’altro lato, invece, buone le prove di Foulon e di un capitan Letizia finalmente ritrovato. Nel nuovo 4-2-3-1 di Stellone c’è tanta densità a centrocampo. Bene Karic, Improta e Tello, quest’ultimo autore dello splendido gol che ha deciso l’incontro. Da rivedere le prove di Acampora e Viviani. Se il napoletano appare da un po’ di tempo troppo svogliato, infatti, la gara dell’ex di turno è stata tra le poche note negative della giornata di ieri. Meglio due “taglialegna” come Kubica e Koutsoupias, abili nello spendere le rispettive ammonizioni.

Altra grande nota negativa del match di ieri, e più in generale dell’intera stagione dei giallorossi, è stato il vertice dello schieramento beneventano. Per l’ennesima volta, infatti, La Gumina si è rivelato praticamente inutile alla causa, quasi spaventato dall’andare al tiro. Il suo sostituto Simy ha fatto poco di più. Ma almeno è riuscito a giocare più palloni rispetto all’ex Palermo. L’unica speranza di rivalsa del reparto offensivo risiede nell’infortunato Pettinari. Ma finora nelle sue tre presenze con il Benevento non è sembrato essere imprescindibile. Bene anche i portieri Paleari, uscito per infortunio all’intervallo, e Manfredini, quasi mai impensieriti dalle iniziative avversarie.

Ma c’è ancora un’altra nota negativa: il tanto decantato gioco. Se badare alla cattiveria piuttosto che alla fuffa si è rivelato fondamentale per raggiungere il successo, è però pur vero che dimenticarsi completamente dell’imbastimento della più semplice manovra di gioco non porterà tanto lontano i giallorossi. Ma a Stellone bisogna concedere più tempo.

Per ora meglio affidarsi anche alla fortuna, alla cabala e al ricordo degli affetti più cari. Fortuna: il palo di Van de Looi che carambola dolcemente tra le braccia di Manfredini o Huard che spreca una ghiottissima occasione all’ultimo secondo. Cabala: l’ultimo successo del Benevento risaliva all’ultima volta in cui Paleari passò il testimone a Manfredini alla fine del primo tempo. Affetti più cari: la presenza sugli spalti dell’amatissimo ex Sandro Raniere. Ma soprattutto la tifoseria che si compatta nel ricordo dell’anniversario di morte di Carmelo Imbriani e della giovane Chiara, scomparsa la settimana scorsa.

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