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Brexit, la premier Theresa May rimanda al mittente la nota spese mandata dall’Ue

Brexit, la premier Theresa May rimanda al mittente la nota spese mandata dall’Ue

30 Aprile 2017 0 Di Pietro Nigro

Brexit, in piena campagna elettorale  la premier britannica non accetta le dure condizioni decise ieri dai leader di Stato e di governo dell’Ue.

Brexit, la May rilancia le sue condizioni

Brexit sì, ma a basso costo per il Regno unito. Altro che le dure condizioni concordate ieri dai leader di Stato e di governo dell’Ue. Solo un libero mercato senza dazi, la fine della giurisdizione delle Corti Ue e la fine della libera circolazione dei migranti.

Parola di Theresa May, la premier britannica che, in piena campagna elettorale inglese, si fa intervistare dal Guardian e rilancia le “sue” condizioni per la Brexit.

Insomma, appena ieri i “capi” della Ue hanno concordato le “linee guida negoziali” che i negoziatori europei dovranno seguire, Linee che includono soprattutto le pendenze economiche (incluso i 6 miliardi di euro per i vari impegni pendenti), garanzie per i cittadini Ue residenti in Gran Bretagna e frontiere solide con l’Irlanda.

E oggi, mentre è impegnata in un tour elettorale in Scozia, la May riafferma le sue condizioni per il divorzio, che poi sono quelle che lei stessa ha indicato in un suo discorso a gennaio e che oggi ripete al giornalista che l’ha intervistata.

“Innanzitutto vorrei insistere sul fatto che non abbiamo un accordo sulla Brexit da Bruxelles. Abbiamo le loro linee guida negoziali, e noi abbiamo le nostre linee guida negoziali attraverso la lettera ex articolo 50, e il discorso alla Lancaster House da me pronunciato sull’argomento a gennaio”.

Insomma, a sentire la premier, Bruxelles non può imporre la sua volontà ai britannici.

Non è chiaro se si tratti realmente della sua posizione o se sia la campagna elettorale ad imporle certi atteggiamenti. La stessa May, del resto, ha detto al giornalista che “E’ importante che intorno al tavolo si sieda un forte premier del Regno Unito con un forte mandato da parte del popolo del Regno Unito, un fatto che rafforzerà la nostra posizione negoziale per garantire che otterremo il migliore accordo possibile”.

Come dire: alle prossime elezioni dell’8 giugno, votate compatti per me.

Ma intanto, dopo l’8 giugno, i negoziatori delle due parti dovranno iniziare a discutere le tante conseguenze del divorzio dall’Ue che richiedono una adeguata regolamentazione, e che secondo alcuni calcoli informali potrebbero costare al Regno di Sua Maestà e ai suoi cittadini non meno di 60 miliardi di euro.

Per esempio, ha detto la May alla Bbc, “Certamente si dovranno garantire i cittadini Ue che vivono in Gran Bretagna, ma allo stesso modo si devono garantire le i cittadini britannici che vivono nell’Ue. La situazione dei cittadini britannici e dell’Ue dovrà essere uno dei primi punti di discussione e di accordo con i 27 e se si guarda alle linee guida dell’Ue concordiamo su questo”.

Ma la May in qualche modo rassicura i vertici Ue, perché “c’è buona volontà e credo che possiamo offrire garanzie a queste persone fin dalle prime battute del negoziato”.

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