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Brexit, pressing europeo su Londra

Brexit, pressing europeo su Londra

28 Giugno 2016 0 Di Pietro Nigro

Le conseguenze della Brexit potrebbero diventare un vero caos mondiale, a cui occorre mettere subito rimedio: lo hanno concordato oggi a Bruxelles, i leader europei, che chiedono alla Gran Bretagna di agire rapidamente.

Brexit, è un caos. Pressing Ue su Londra

La Brexit, con i cittadini che hanno votato per l’uscita dall’Ue, potrebbe trasformarsi in un vero e propri caos di portata mondiale, per le conseguenze già abbattutesi sui mercati finanziari e che presto potrebbero coinvolgere anche l’economia, la società e i rapporti internazionali ad una scala che ancora non si riesce bene a quantificare. Addirittura, secondo il Fondo monetario internazionale, la Brexit potrebbe minacciare la crescita internazionale dell’economia. Di qui la necessità che Londra decida presto. Parola dei leader europei che si sono riuniti oggi a Bruxelles per valutare la situazione e concordare la linea comune da adottare.

Intanto, i mercati finanziari internazionali, che nei giorni scorsi hanno bruciato cifre record – si stima almeno 3mila miliardi di dollari, hanno iniziato a mostrare qualche lieve segno di ripresa. La sterlina, a sua volta, ha subito un tracollo pressoché storico, visto che è scesa prima al suo minimo storico in 30 anni, e poi al minimo degli ultimi 31 anni, e le agenzie di rating stanno inesorabilmente declassando i titoli del debito pubblico britannico.

 

E le ripercussioni del voto al referendum britannico si stanno estendendo in maniera incalcolabile dentro e fuori la Gran Bretagna. Per questo, i leader degli altri Paesi europei non si limitano a prendere atto della Brexit, ma sono estremamente preoccupati dell’impatto che questa possa a vere sull’Unione europea, senza contare che a dominare in questi giorni è soprattutto l’incertezza generale. Non è infatti nemmeno ben chiaro se e quando e come la Gran Bretagna avvierà le complesse e lunghe procedure per uscire dalla Ue e per rinegoziare tutti gli accordi in vigore.

Questa mattina, il presidente della Commissione europea, Jean Claude Juncker, è stato chiarissimo, al Parlamento europeo, dove ha detto che avrebbe incontrato il premier britannico David Cameron e lo avrebbe sollecitato a chiarire la posizione formale di Londra al più presto, sebbene sia chiaro che questo processo non potrà certo iniziare domani mattina.

Perché, in tutto questo, il caos viene alimentato proprio dall’incertezza. Cameron, che come premier ha concesso il referendum ed è stato a dir poco sconfessato dal suo risultato, ha annunciato le sue dimissioni, in autunno, poche ore dopo il risultato del voto, venerdì mattina. Ma non basta. Anzi. Perché ha anche lasciato al suo successore l’onere di “sganciare” il Paese dall’Europa. Ma resta da chiarire quando, e soprattutto come.

Cameron, arrivato a Bruxelles, ha detto di sperare che il processo di rinegoziazione possa essere il più costruttivo possibile e che si possano conservare buoni rapporti con l’Europa e con gli altri Paesi europei.

In realtà, a spingere per una rinegoziazione degli accordi con l’Ue favorevole alla Gran Bretagna sono gli altri leader del partito conservatore, quelli che hanno apertamente spinto e votato per l’uscita. Ma questa ipotesi potrebbe sembrare troppo “sfacciata” e di comodo agli occhi degli altri leader europei.

 

Non a caso, Angela Merkel, al Parlamento tedesco, ha detto chiaro e tondo che non si possono discutere posizioni di comodo ed utilitaristiche.

“Gli altri 27 membri della UE non possono aspettare, mentre il disorientato Partito Tory ritrovi un’unità di azione”, ha detto a sua volta l’ex primo ministro belga ed oggi presidente del gruppo liberale al Parlamento europeo Guy Verhofstad.

Ancora più esplicito il primo ministro olandese Mark Rutte, secondo cui l’Inghilterra è crollata “politicamente, monetariamente, costituzionalmente ed economicamente”.

 

 

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