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Cacarella. Si chiama così anche l’urgenza di chiedere lumi ai giornalisti sul futuro della Legislatura

Cacarella. Si chiama così anche l’urgenza di chiedere lumi ai giornalisti sul futuro della Legislatura

05 Giugno 2019 0 Di Marino Marquardt

Cacarella. Si chiama così l’urgenza di ricorrere frequentemente alla toilette. E si chiama così anche quell’urgenza di richiedere in continuazione lumi a giornalisti e a colleghi sul futuro della Legislatura.Come finirà? Veramente si andrà al voto il 29 settembre? Improvvisamente la primavera scorsa quando si discettava attorno all’ipotesi di una campagna elettorale sotto gli ombrelloni e di un voto alla chiusura della stagione balneare.

In Parlamento visi pallidi come quelli degli uomini del Generale Custer in attesa del massacro finale

Visi pallidi come quelli degli uomini del Generale Custer in attesa del massacro finale raccontato dal film, volti cerulei, facce bianche. E’ proprio vero, la paura fa 90. E la paura in molti è quella di tornare a casa e di restarvi.

Sui carboni ardenti soprattutto i Cinquestelle che con trepidazione guardano alla tagliola del doppio mandato e al devastante calo di consensi; in ambasce i renziani per le scelte di chi – in sostituzione dell’ex Capo Scout di Rignano – dovrà confezionare le liste; già pronti a sgattaiolare da Forza Italia verso chissà dove i berlusconiani usa e getta.

Accomunati dalla paura di perdere poltrone, scranni, pagnotte e privilegi, non è uno spettacolo bello quello che in questi giorni stanno offrendo i peones di ogni orientamento, colore e maglia. Sono quelli che si ritrovano in Parlamento per Grazia ricevuta, per un pugno di clic, per la benevolenza di Capi ed ex Capi o più semplicemente per una botta di culo.

C’est la vie…

Tra i Cinquestelle in 56 in lista di sbarco

I chiari di luna all’ombra delle 5 Stelle sono quelli che sono. In caso di nuove elezioni, sono in cinquantasei quelli al secondo mandato che non potrebbero ricandidarsi secondo la Bibbia del M5s.

Tra questi, nella lista di quelli che dovrebbero tornare alle vecchie occupazioni (se ce l’avevano), ci sono anche capi e capetti: da Luigi Di Maio al presidente della Camera Roberto Fico, dal ministro della Giustizia Alfonso Bonafede a quello per i Rapporti con il Parlamento, Riccardo Fraccaro; e poi Carla Ruocco, Giulia Sarti, il sottosegretario agli Esteri Manlio Di Stefano, quello agli Interni Carlo Sibilia, la ministra della Salute Giulia Grillo e la vice-ministra dell’ Economia Laura Castelli. Una ecatombe di quadri dirigenti e di peones, insomma.

Espressioni cupe anche tra quelli del Nazareno. Si celebra la crescita percentuale del Pd e si tace la perdita di circa 120mila voti. Facce pallide ed espressioni angosciate.

Renziani sulla graticola

Quando si dice che il tempo vola… Altra aria, altre speranze quando alla vigilia delle scorse elezioni – un anno e mezzo fa – Matteo Renzi formò i gruppi parlamentari di Camera e Senato a sua immagine e somiglianza (a decidere le liste, barricati in una stanza: lui, la Boschi, e Lotti). Ora il Demiurgo è lontano ed è scontato che, quando si andrà a votare, Nicola Zingaretti dia ampi tocchi di bianchetto alle vecchie liste.

Accade così che di fronte all’ipotesi di un colpo di spugna da parte di Nicola Zingaretti i renziani più miti, quelli che sperano in una riconferma – ovvero le anime di “Base riformista”: Malpezzi, Fiano e via dicendo – preoccupati si riuniscano con i rispettivi leaderini, Guerini e Lotti mentre i componenti della vecchia guardia renziana dura e pura (Giachetti, Scalfarotto, Ascani, Nobili) certi di essere tagliati fuori, si attaccano al telefono per sollecitare il Capo in disgrazia a formare l’ipotizzato nuovo partito.

Toti e Meloni pronti a raccogliere le briciole berlusconiane

Il tutto mentre il Governatore Toti e la Leader di Fratelli d’Italia, Meloni, sperano di poter raccattare briciole dallo sgretolamento di Forza Italia. Poca roba.

Alla luce di quanto detto, è allora gioco da bambini prevedere che le elezioni anticipate finirebbero col lasciare a casa almeno il 50 per cento degli attuali parlamentari. Come dar loro torto – allora – quando affermano che c’è poco da ridere?

05/06/2019    h.18.00

 

 

 

 

 

 

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