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Calano i prezzi, l’Italia in deflazione dopo 57 anni

Calano i prezzi, l’Italia in deflazione dopo 57 anni

04 Gennaio 2017 0 Di Pietro Nigro

L’ultima volta è successo nel 1959, quando l’Italia, dopo un decennio di boom economico, ha registrato un calo dell’indice dei prezzi al consumo dello 0,4 per cento.

Nel 2016, invece, il calo dell’indice dei prezzi al consumoregistrato dall’Istituto Nazionale di Statistica è stato dello 0,1% (media annua). Nel mese di dicembre 2016, secondo le stime preliminari – l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, ha registrato un aumento dello 0,4 per cento rispetto al mese precedente e dello 0,5 per cento nei confronti di dicembre 2015.

La “inflazione di fondo“, calcolata al netto degli alimentari freschi e dei prodotti energetici, rimane invece in positivo (+0,5%), pur rallentando la crescita da +0,7% del 2015.

La deflazione, che è stata dunque dello 0,1 per cento, è la condizione che gli economisti indicano come calo dei prezzi ed è l’opposto dell’aumento (inflazione), che è considerato normale se si attesta intorno al 2 per cento annuo.

Se la deflazione può essere considerata positiva per i consumatori, che pagano di meno per lo stesso ammontare di beni e servizi, viene vista con allarme dagli economisti se deriva da una situazione patologica dell’economia, per esempio un rallentamento della produzione, un’eccedenza di invenduti etc.

 

Deflazione, preoccupati agricoltori e consumatori

Per questo, dalle associazioni dei consumatori arrivano soprattutto segnali di preoccupazione per i dati preliminari dell’Istat.

La frenata dei prezzi al dettaglio nel 2016 è il frutto del crollo record dei consumi registrato in Italia negli ultimi anni – dice ad esempio il presidente del Codacons Carlo Rienzi – L’attesa ripartenza della spesa da parte delle famiglie non si è verificata, e complessivamente negli ultimi otto anni i consumi degli italiani sono calati di ben 80 miliardi di euro. Come se ogni nucleo familiare avesse ridotto gli acquisti per 3.333 euro dalla crisi economica ad oggi. A nulla è servita la ripartenza dell’inflazione a dicembre, con i prezzi in crescita del +0,5%, perché il balzo dei prezzi nell’ultimo mese dell’anno è da attribuire unicamente al caro-benzina, con i distributori di carburanti che hanno fortemente rincarato i listini determinando aumenti in tutti i settori.

Toni preoccupati anche da parte delle associazioni degli agricoltori.

La deflazione – afferma la Coldiretti – ha effetti devastanti nelle campagne dove i prezzi riconosciuti agli agricoltori crollano mediamente di circa il 6 per cento nel 2016 ed in alcuni casi come per il grano non coprono neanche i costi di produzione. Gli agricoltori nel 2016 hanno dovuto vendere più di tre litri di latte per bersi un caffè o quindici chili di grano per comprarsene uno di pane ma la situazione non è migliore per le uova, la carne o per alcuni prodotti orticoli. Nonostante il crollo dei prezzi dei prodotti agricoli in campagna sugli scaffali i prezzi dei beni alimentari sono aumentati dello 0,2 per cento nel 2016 anche per effetto delle speculazioni e delle distorsioni di filiera nel passaggio dal campo alla tavola. Ad incidere è anche il flusso delle importazioni selvagge che fanno concorrenza sleale alla produzione nazionale perché vengono spacciati come Made in Italy per la mancanza di indicazione chiara sull’origine in etichetta per tutti i prodotti, anche se per il 2017 sono in arrivo importanti novità per il latte, i formaggi e la pasta Made in Italy.

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