
Campania:’E Zezi, la Chiesa e il Sindaco per i morti della Flobert’s
14 Aprile 2025Una serata nella contrada Romani in Sant’Anastasia dove 50 anni fa morirono 12 operai della fabbrica di fuochi artificiali.
Il canto e la recitazione come memoria viva. Le ricorrenze sono fondamentali per far emergere la creatività, anche quando ci ripropongono interrogativi morali. Quelli delle morti sul lavoro ne sono un esempio. Artisti sensibili a simili drammi spesso si fanno largo contando solo sul potere comunicativo del proprio lavoro. Il Gruppo Operaio ‘E Zezi alla contrada Romani di Sant’Anastasia ha confermato di appartenere a questa categoria. Con una esibizione corale e drammatica ha ricordato una delle peggiori stragi sul lavoro dell’Italia del boom economico. La memoria dei 12 morti dello scoppio della Flobert’s di Sant’Anastasia avvenuta 50 anni fa. Attori, cantori e testimoni discendenti nella chiesa poco distante dal luogo della strage. ‘E Zezi, che alla Flobert hanno dedicato uno dei brani più noti del proprio repertorio, hanno tradotto in recita la vicenda di quelle giovani vittime in una fabbrica di morte, dal marchio famoso. Con loro il parroco Don Domenico Panico, il sindaco di Sant’Anastasia Carmine Esposito e decine e decine di persone. Nessuna autorità altra, nessuna Tv, due fotografi amatoriali, un pubblico dignitoso e compunto.
Perché eravamo lì ? 12 persone in quel lontanno anno 1975 avevano iniziato il lavoro da pochi giorni a contatto con polvere da sparo e attrezzature per pistole giocattolo, quando due scoppi distrussero il capannone dove erano impiegati. Avevano famiglie lasciate nello strazio e nel bisogno. Non c’è stata giustizia in mezzo secolo, una piccola pena per i “padroni”, una coltre di silenzi, un sopravvissuto ignorato dalla giustizia, accertamenti inutili. Nella chiesa abbiamo assistito invece alla capacità artistica dei ‘E Zezi e di un documentario, davvero unico, di far rivivere lo sconforto e la rabbia per quell’11 aprile 1975. Una voce sola oggi su un palcoscenico crudele a ricordare quanto in ogni lavoro ci siano rischi da evitare. A spingere tutti a evitare drammi e prevenire. L’arte rievoca ma ti lascia dentro lo smarrimento.
La catena di incidenti, purtroppo, non si è fermata e la drammatizzazione de ‘E Zezi sull’altare di una chiesa ne è stata il riassunto. Va ripetuta, portata in giro, fatta conoscere ai giovani come agli imprenditori. Le famiglie dei morti, riunite nell’angoscia dal canto di Matteo D’Onofrio, voce storica del Gruppo Operaio, che Angelo De Falco (patron del Gruppo) e Bruno Senese (regista della serata) hanno presentato al pubblico come l’interprete vocale autentico di una ballata eseguita in tutto il mondo. La recitazione ha avuto un ritmo lento in antitesi al ritmo armonico della canzone musicata secondo i canoni della tammurriata. La declamazione dei nomi dei morti nel silenzio più assoluto ha rinnovato la pena per giovani operai affidata al ricordo in testo-musica-recita per volontà di un Gruppo che porta impresso il nome Operaio.