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Carceri: un terzo dei detenuti si trova in custodia cautelare. Costa: “Attenzione alle garanzie”

Carceri: un terzo dei detenuti si trova in custodia cautelare. Costa: “Attenzione alle garanzie”

27 Giugno 2021 0 Di Tommaso Corno

Dalla relazione del Garante dei diritti delle persone private della libertà personale emerge il dato preoccupante: su 53mila detenuti, oltre 16mila sono “presunti innocenti”.

 

Un terzo dei detenuti nelle carceri italiane sono in custodia cautelare. Oltre 8mila sono in attesa di una sentenza di primo grado.

In Italia, poco più di un terzo della popolazione delle carceri si trova in custodia cautelare. È quanto emerge dalla relazione del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale: su un totale di 53.660 detenuti, 16.362 sono considerati “presunti innocenti” dalla Costituzione; 8.501 di questi sono addirittura in attesa di una sentenza di primo grado.

 

Lo Stato, nel momento in cui esercita il primo atto del suo potere coercitivo e prende in custodia una persona, che ne deve assicurare dignità, integrità fisica e psichica, effettività dei diritti,” così scriveva lo stesso Garante nella relazione presentata al Parlamento nel 2020. Alla luce dei numeri presentati settimana scorsa, che in ogni caso non mostrano una forte deviazione rispetto a quelli degli ultimi anni, sembra lecito domandarsi in che modo tale tutela venga esercitata da parte dello Stato.

 

Un tema fondamentale rispetto al quale i dati condivisi dal Garante rappresentano un problema è quello del sovraffollamento delle carceri. La capienza effettiva delle strutture di detenzione in Italia è di 47.772 posti, circa seimila meno di quelli occupati al momento. Sul tema si è espresso, attraverso un tweet, Enrico Costa. L’ex ministro per gli affari regionali ed attuale responsabile per la giustizia di Azione, dopo aver citato i dati, ha concluso il post scrivendo: “Attenzione alle garanzie e certezza della pena per le condanne definitive”.

 

Anche il Ministro della Giustizia, Marta Cartabia, si è detta preoccupata per la situazione che il numero di detenuti in custodia cautelare mette in risalto. Sebbene la condizione attuale sia ben lontana da quella registrata l’anno scorso, quando il numero di detenuti ha raggiunto quota sessantamila, restano fondamentali le opere di ristrutturazione ed ampliamento dei penitenziari previste dal Recovery Plan.

 

Costa (Az): “Il 20% degli arresti non dovrebbe essere stato disposto”

Ma la questione non sembra risolversi semplicemente aumentando i posti disponibili in carcere. Sempre su twitter, il 16 giugno Costa si è espresso con toni molto severi rispetto al numero di arresti – il 30% dei quali si tramuta in detenzioni in custodia cautelare in carcere – che si dimostrano successivamente non necessari:

Almeno il 20% degli arresti -secondo una valutazione ex post- non avrebbe dovuto essere disposto. Su 50mila arresti l’anno fa 10mila persone. Uno stadio pieno. Di fronte fronte a questi numeri quante azioni disciplinari finite con sanzione (bastano le dita di una mano)?”.

 

La denuncia del deputato in forza al partito di Carlo Calenda non mette in luce solamente l’eccessivo ricorso all’arresto ed alla custodia cautelare nei penitenziari– che risultano nel problema del sovraffollamento delle carceri – ma anche il fatto che, quando viene commesso un errore, le ripercussioni sono spesso minime. Dal 2018 al 2020, le azioni disciplinari contro i giudici sono state solamente sessantuno; di queste, appena quattro hanno portato ad una censura, mentre le ammonizioni ammontano a zero.

 

Il 33% dei suicidi in carcere coinvolge chi aspetta il primo grado di giudizio

A pagare le conseguenze di questo sistema sono i detenuti che, nonostante la protezione teoricamente garantita dalla presunzione di innocenza nei loro confronti, si ritrovano chiusi in carcere per lunghi periodi di tempo, perdendo ogni forma di prospettiva per il futuro e soffrendo in particolar modo a livello psicologico.

 

Il dato più sconfortante è senza dubbio quello riguardante i suicidi all’interno di strutture di detenzione. Nel 2020, su sessantadue suicidi, il 33% sono stati commessi da persone che si trovavano in attesa di una sentenza di primo grado, sebbene queste rappresentino complessivamente solo il 16% dei detenuti. Si tratta di individui che la Costituzione italiana considera innocenti, ma che si ritrovano vittime di condizioni nelle quali troppo spesso, come sottolineato da Costa, non si dovrebbero nemmeno trovare.

L’alta incidenza di assoluzioni fra chi viene preso in custodia cautelare fa preoccupare in maniera particolare, in quanto sembra inevitabile che fra le vittime di questo sistema ci siano persone innocenti. Le opere per rinnovare i penitenziari italiani rappresentano sicuramente una necessità per far fronte al sovraffollamento delle carceri, ma non possono essere sufficienti visto il numero sproporzionato di detenuti che non è ancora stato condannato in via definitiva.

 

La protezione dello stato di diritto, in quanto elemento fondamentale della Costituzione e principio sul quale si fonda l’Unione Europea, sembra irreconciliabile con la situazione presentata dal Garante al Parlamento settimana scorsa, e richiederà un esame particolare in vista della riforma del processo penale che il Governo si è impegnato a portare avanti nel corso di quest’anno.

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