Cinema: c’è Monster su Netflix. Ecco la cronaca nera Usa
19 Ottobre 2025Disponibile su Netflix dal 3 ottobre, Monster: La storia di Ed Gein segna il ritorno di Ryan Murphy e Ian Brennan, che proseguono il loro viaggio nell’oscurità della cronaca nera statunitense. Dopo aver raccontato la brutale parabola di Jeffrey Dahmer e dei fratelli Menendez, questa nuova stagione si concentra su una delle figure più inquietanti e iconiche dell’immaginario americano: Ed Gein, noto anche come “il macellaio di Plainfield”. Il racconto esplora non solo i delitti efferati che hanno sconvolto l’America rurale degli anni Cinquanta, ma anche l’impatto culturale e simbolico che la vicenda di Gein ha esercitato sulla società e sulla cultura pop, ispirando decenni di cinema e letteratura dell’orrore.
Il macellaio di Plainfield: l’origine dell’incubo
Ed Gein nacque a La Crosse, nel Wisconsin, nel 1906. Figlio di George Philip Gein, un alcolizzato violento, e di Augusta Wilhelmine Lehrke, una fanatica religiosa luterana, crebbe in un ambiente di isolamento quasi totale insieme al fratello Henry. La madre, figura dominante e ossessiva, inculcò nei figli una rigida visione del mondo fondata sul peccato, la punizione divina e, soprattutto, sull’idea che tutte le donne, ad eccezione di lei, fossero creature impure, prostitute e strumenti del demonio. È proprio questa convinzione distorta, profondamente radicata nella psiche di Gein, a costituire il fulcro tematico della nuova stagione di Monster. La serie esplora come il fanatismo materno e il conflitto interiore tra desiderio e repulsione abbiano alimentato la follia del “macellaio di Plainfield”. Non a caso, secondo i profili psicologici redatti dopo il suo arresto, Gein soffriva di schizofrenia e fu classificato come “psicopatico sessuale”, un individuo lacerato da pulsioni contrastanti nei confronti del femminile. Un ulteriore aspetto su cui la serie insiste è l’ossessione di Gein per Ilse Koch, la famigerata “cagna di Buchenwald”, nota per aver utilizzato la pelle dei prigionieri per realizzare oggetti ornamentali. Nella serie, il personaggio di Koch è interpretato dall’acclamata attrice lussemburghese Vicky Krieps, e diviene il simbolo di una fascinazione morbosa per la crudeltà e la depravazione. Non si può negare che Monster: La storia di Ed Gein rappresenti un capitolo importante all’interno dell’antologia creata da Ryan Murphy e Ian Brennan. Gran parte del merito va attribuito all’eccezionale interpretazione di Charlie Hunnam, attore britannico noto per film come Hooligans, Pacific Rim, Civiltà perduta e, soprattutto, per il ruolo iconico di Jackson “Jax” Teller in Sons of Anarchy. La performance di Hunnam in Monster è stata una delle più intense e coinvolgenti della sua carriera: l’attore si è immerso nella mente disturbata di Ed Gein, restituendo al pubblico un ritratto di inquietante umanità. Al termine delle riprese, inoltre, Hunnam si sarebbe recato in Wisconsin, sulla tomba di Gein, per purificarsi dalla profonda immedesimazione psicologica richiesta dal ruolo e liberarsi definitivamente del personaggio. Tuttavia, la stagione non è stata accolta con lo stesso entusiasmo dalla critica. Su Rotten Tomatoes, infatti, Monster: La storia di Ed Gein registra un punteggio del 39%, mentre su Metacritic scende a un ancor più severo 28 su 100, segno di un’accoglienza tutt’altro che unanime. Pur avendo conquistato ottimi risultati in termini di ascolti e figurando tra i titoli più visti del periodo, la serie ha diviso profondamente anche il pubblico.
Tra finzione e realtà: il rischio dell’empatia
Il principale limite di Monster: La storia di Ed Gein risiede nella sua natura fortemente romanzata. La serie si discosta in più punti dalla realtà storica dei fatti, offrendo una rappresentazione che tende, in alcuni momenti, a sfiorare la glorificazione del protagonista. Lo spettatore viene spesso condotto a provare compassione, o addirittura empatia, per un uomo che, nella realtà, incarnava un orrore privo di giustificazioni. Non si può provare pietà per un individuo come Ed Gein, né umanizzare un personaggio che di umano aveva ben poco. Tuttavia, la serie di Murphy e Brennan non si limita a raccontare il mostro, ma tenta di scandagliarne la mente, offrendo una lettura psicologica che prova a spiegare la follia di Gein, inquadrata come il risultato di una schizofrenia devastante e di un passato di abusi e repressioni, in un contesto familiare che ne ha deformato irrimediabilmente la psiche. In questa dimensione Monster trova uno dei suoi punti di forza: non nel giustificare il male, ma nel mostrare quanto esso possa essere generato da radici profondamente umane.






