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Clima: Valencia e il perchè di un appello all’Italia

Clima: Valencia e il perchè di un appello all’Italia

05 Novembre 2024 0 Di Nunzio Ingiusto

Decine di associazioni chiedono al governo italiano lo stop ai sussidi alla fonti fossili. Più inquinamento equivale a maggiori rischi ambientali.

Il dramma di Valencia con morti e dispersi non ci lascia.Il cambiamento climatico e le azioni per contastarlo sono costantemente nei pensieri delle persone. In tutto il mondo. Il tema sarà al centro della COP 29 che si apre tra una settimana a Baku in Azerbaigian.

Da tempo i movimenti contro il climate change hanno ripreso a muoversi in continuità con le mobilitazioni internazionali degli anni passati. Nelle COP organizzate dall’Onu,  i governi assumono impegni che poi vengono rispettati solo in parte. L’appello di ieri di ActionAid Italia, Movimento Laudato Si’, ReCommon e WWF Italia con il sostegno di Both Ends, Counter Balance, Friends of the Earth Stati Uniti, Oil Change International, The Corner House chiede al governo italiano l’interruzione dei finanziamenti pubblici ai progetti che usano fonti fossili. In pratica Giorgia Meloni viene richiamata al rispetto degli impegni assunti dal Paese con l’Accordo di Parigi (COP21) e durante le successive Conferenze sul clima, in modo particolare con la “Dichiarazione di Glasgow” del 2021. Perché questo appello quando tutto dovrebbe essere chiaro e in progres ?

Ancora alla Cop 28 di Dubai pochi mesi fa,  i governi hanno firmato documenti che frenano l’uso delle  fonti inquinanti. “Nonostante i passi avanti compiuti con la diminuzione dei volumi finanziati da Cassa Depositi e Prestiti (CDP) e SACE, l’Italia risulta essere ancora il primo finanziatore pubblico di combustibili fossili in Europa e il quinto a livello globale”. Il dato arriva dalla pubblicazione Public Enemies: Assessing MDB and G20 international finance institutions’ energy finance5, a cura di Oil Change International e Friends of the Earth Stati Uniti. Il movimento ambientalista prende il documento ad esempio di inefficienza, se non  di scarsa volontà politica. Si è speso di meno ma non c’è stato un incremento del sostegno finanziario per l’energia pulita. Il governo italiano ha responsabilità, secondo i movimenti, che vanno a finire nel grande giro degli aiuti non green. “Nel 2023 i firmatari della CETP (Clean Energy Transition Partnership) hanno aiutato progetti di energia pulita per 21,3 miliardi di dollari, in calo rispetto ai 26 miliardi di dollari del 2022 ” dice l’appello. È un trend preoccupante per la quantità  del denaro investita nelle energie che aggravano il clima. Una delle potenze industriali dovrebbe favorire quel periodo di coesistenza tra fonti fossili e fonti pulite per non mettere del tutto in crisi il sistema economico. Ma la direzione presa  dall’Italia- e non solo- non è questa. D’altra parte appelli a cambiare direzione sono arrivati recentemente anche dal Presidente Sergio Mattarella, da Papa Francesco e da scienziati di varia estrazione. Il cambiamento climatico accentua le disuguaglianze rendendole visibili ogni giorno, non solo quando ci sono eventi estremi.
L’Italia, che sarà presente alla COP di Baku, se vuole, può insistere sulla riduzione degli aiuti alle  fonti inquinanti e l’appello di ActionAid e altri indica la modifica del Piano Mattei per l’Africa e una strategia precisa da inserire nel Fondo Italiano per il Clima. Il governo accetterà ? Si aprirà un tavolo di discussione con le categorie e i soggetti interessati a non aggravare la situazione ? Bisogna sperare. Spesso i movimenti dal basso, pacifici e dialoganti, hanno costruito alternative potenti e durature. Qui, intanto che auspichiamo il dialogo, continuiamo a contare le vittime di Valencia e ad avere paura per la “Bella Italia”.

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