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Con gli accordi con Israele, Trump cambia volto al mondo arabo-islamico

Con gli accordi con Israele, Trump cambia volto al mondo arabo-islamico

14 Settembre 2020 0 Di Corrado Corradi

In Medio Oriente, Trump ha realizzato l’impensabile: gli Stati satelliti dell’Arabia Saudita stringono relazioni diplomatiche con Israele.

Cosa sta succedendo nel mondo arabo-islamico?

Nel campo della politica estera internazionale sembra essere ritornato il tempo di Giulio Andreotti e Henry Kissinger.

In Medioriente e in quel mondo arabo islamico che più islamico non si può (Penisola arabica) sta succedendo l’impensabile: uno dopo l’altro gli staterelli satelliti dell’Arabia Saudita stringono relazioni diplomatiche con il nemico giurato ab aeterno: Israele: ieri è stato il turno degli Emirati arabi uniti EAU e oggi la new entry è il Bahrein.

A questo punto, manca solo l’ultimo tassello di quella politica estera portata avanti non da Kissinger (uomo d’altri tempi) ma da quell’imprevedibile e geniale presidente col ciuffo, detestato da tutti (almeno, così dicono) che risponde al nome di Donald Trump. L’ultimo tassello, dicevo, di quello che, secondo me, può essere definito come un capolavoro di manierismo andreottiano sarà l’adesione dell’Arabia Saudita, adesione che, al punto in cui siamo, non può mancare.

Smaltita, anzi, accantonata, in seguito alle sonore sconfitte rimediate in Yemen, l’idea di regolare militarmente i conti storici con gli sci’iti e pressata da un fronte interno che risponde al nome della Fratellanza Musulmana (la quale agogna ad un Islam altrettanto shari’atico ma non facente capo agli Al Saud), l’Arabia Saudita, ha pensato bene di rivedere le sue strategie di lungo periodo.

Ed è a questo punto che è entrato in ballo Mr President (con quel suo genero di religione ebraica e legato alle potenti lobby dell’ebraismo statunitense), il quale, pur con un impresentabile ciuffo sta dimostrando di sapersi districare proprio come il miglior Andreotti o il miglior Kissinger in quel «rebelot» che è il Medio e l’Ulteriore Oriente (per intenderci dalle rive del Mediterraneo a quelle del Mar arabico).

Cosa si saranno detti gli emissari di Trump e i Sauditi probabilmente non lo sapremo mai, ma lo possiamo immaginare: il «clou» delle preoccupazioni di entrambi è la predominanza dell’Iran Sci’ita in Libano, Siria, Iraq, Yemen e la oggettiva incapacità militare, politica, financo culturale dell’Arabia Saudita (guardiana dei luoghi sacri) di contrastare il nemico storico di sempre dell’unico vero Islam, quello sunnita, l’odiato kafir che ha dato vita alla «fitna» in seno all’Islam e che si fa beffe della principale nazione esponente del mondo musulmano.

Forse paragonare Trump a Kissinger e Andreotti è troppo, ma un presidente sveglio come lui e un altrettanto sveglio capo di governo come l’israeliano Netanyahu non potevano lasciarsi sfuggire una situazione in cui:

  • Il peggior mondo arabo islamico, quello wahhabita, si sarebbe consegnato mani e piedi a USA e Israele rinunciando a quel poco di legittimazione che gli era rimasta;
  • La questione palestinese sarebbe passata in secondo piano (o forse anche terzo o quarto, per non dire completamente dimenticata);
  • E l’Iran costretto a fare i conti non con imbelli nazioni del mondo arabo islamico sunnita ma con un’alleanza più strutturata facente capo a USA e Israele lungo un fronte ben più ampio e articolato e non solo militare.

Adesso staremo a vedere le mosse di un’altro statista che quanto a furbizia e lungimiranza non ha nulla da invidiare a Trump, l’algido Vladimir Putin, storico alleato di Iran e Siria.

Comunque andrà a finire, é evidente che:

  • Il peggior mondo islamico, quello wahhabita é adesso tenuto «a balia» da Stati Uniti e Israele;
  • l’Iran, padrino del mondo islamico sci’ita deve comunque rendere dei conti all’alleato russo;
  • in ballo adesso rimane solo la tracotanza del turco (e Fratello Musulmano) Erdogan preso dal sacro fuoco del Califfato ottomano e dalla militanza islamista orientata al lebensraum spirituale.

In tale contesto, sarebbe bene che l’Europa, Italia in testa, prendesse in seria considerazione di farsi madrina della riscossa dell’altro Islam, quello che noi per troppo tempo abbiamo dimenticato, l’Islam «tollerante» del Maghreb (in particolare l’Islam Malakita e sufi del Marocco), per troppo tempo sotto schiaffo dei petrodollari dell’altro Islam, quello «intollerante», e promuovessimo iniziative tese a favorirne l’affrancamento, ne trarremmo giovamento sia nella stabilità del mediterraneo, sia nel contrasto al jihad, sia nel controllo delle numerose e variegate comunità islamiste militanti incistate in Europa.

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