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Da Gaber a Faber, esordio trionfale per Neri Marcorè a Napoli

04 Novembre 2024 0 Di Max Bonardi

Al Mercadante di Napoli prima nazionale trionfale per “Da Gaber a Faber”, nuovo spettacolo di Neri Marcoré proposto dal Campania Teatro Festival.

Da Gaber a Faber, esordio trionfale per Neri Marcorè al Mercadante di Napoli

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Non poteva esordire meglio, venerdì sera al Teatro Mercadante di Napoli, Neri Marcorè, con il suo nuovo spettacolo “Da Gaber a Faber”, viaggio sulle ali di musica e parole di due artisti senza tempo, nell’ambito del Campania Teatro Festival, diretto da Ruggero Cappuccio e organizzato dalla Fondazione Campania dei Festival.

Una prima nazionale trionfale dell’artista marchigiano, che ancora una volta ha mostrato la sua duttilità artistica.

Questa volta, svestendo i panni di Zamora, il protagonista del suo ultimo film, di cui ha curato anche la regia, e trasformandosi in un perfetto cantante poeta che ha incantato un teatro sold out sulle note e i testi di due mostri della canzone italiana, Giorgio Gaber e Fabrizio De André.

Due ore e mezza di arte pura, tra la ironia-denuncia dell’istrionico milanese e la poesia delicata del cantautore genovese adottato dalla terra sarda.

Il tutto, accompagnato da una band di musicisti sopraffini, a partire dalla eclettica talentuosa violinista Anais Drago, con Fabrizio Guarino alla chitarra elettrica, Domenico Maiorenzi alle chitarre, pianoforte, bouzouki e armonica, Alessandro Patti al basso e contrabbasso, Simone Talone alle percussioni e Alessandro Tomei al sax e flauto.

I monologhi di Gaber e Luporini, il pubblico canta a squarciagola

Uno spettacolo che si è sviluppato su un doppio binario, prima i monologhi e le canzoni di Giorgio Gaber e Sandro Luporini, a seguire le note e le poesie in musica di Fabrizio De André.

Con un Marcorè, a suo dire, reduce da una forma influenzale, totalmente ininfluente sulla sua performance, e che ha mostrato tutta la sua vena artistica interpretativa, rispettando al meglio i due autori, non scimmiottandoli come successo ad altri che hanno provato a imitarli, ma restando fedele alla sua natura di grande artista poliedrico, e allo stesso tempo eccentrico e multitasking.

Uno spettacolo che è scorso piacevole. Dapprima la sezione dedicata a Gaber, dalle prime note di “Pressione bassa” al monologo “La paura”, all’ironia di “L’odore”, al ritmo di “Si può”, all’esilarante “Luciano”, alla dolcezza musicale della ”Illogica allegria”, passando alla matematica della “L’equazione” per finire coi cavalli di battaglia, “Il dilemma”, ancora il monologo “Dopo l’amore” e infine “La libertà” che il pubblico ha cantato in coro a squarciagola.

Omaggio a De Andrè, ma il pubblico perdona lo juventino Marcorè

Nella seconda parte Marcorè ha omaggiato De Andrè. Ha iniziato con “Se ti tagliassero a pezzetti”, dedicata a una delle vittime della strage di Bologna, per poi proseguire col suicidio d’amore di “Andrea”, l’elogio della solitudine di “Anime salve” e le genovesi “Creuza de ma” e “Megù Megùn”.

A seguire, col sempre più coinvolto pubblico, la napoletanissima “Don Raffaè” e “Quello che non ho”, per chiudere con “La guerra di Piero”, un omaggio agli indiani d’America con “Fiume Sand Creek” e la bellissima “Il pescatore”.

Infine, prima la confessione di essere juventino, ma solo dopo aver addolcito la platea col suo concerto, e un omaggio a Napoli, dove ha trascorso in passato diversi mesi all’anno come protagonista di programmi Rai, e la chiusura con due canzoni del repertorio partenopeo in un Mercadante caldo e partecipe dopo una serata decisamente speciale.

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